Un’ansia sottovalutata e non curata, una depressione non intercettata e trascurata perchè non hai i soldi per andare dallo psicologo può tramutarsi in qualcosa di ben più serio che può compromettere l’esistenza della persona e che poi costa molto di più allo Stato. Insomma, curare l’ansia e la depressione quando i sintomi sono ancora lievi non solo allevia la sofferenza delle persone, ma fa anche risparmiare il sistema sanitario, riduce l’assenteismo e migliora i risultati scolastici e lavorativi. A confermarlo è un rapporto dell’Ocse, “Mental Health Promotion and Prevention: Best Practices in Public Health”, che passa in rassegna 11 interventi di provata efficacia attuati in diversi Paesi, dalla Norvegia alla Polonia, dal Belgio alla Slovenia. L’analisi mostra che programmi come lo “sportello psicologico” senza ricetta, i tool di auto-aiuto online guidati e lo screening della depressione postpartum possono prevenire milioni di nuovi casi di disturbi mentali entro il 2050, con un buon rapporto costo-efficacia. E quasi la metà dei Paesi Ue e Ocse, – l’Italia non è tra i primi della classe, ma nemmeno tra gli ultimi, avrebbe già le condizioni per importare questi modelli.
Focus Italia: tra sintomi sommersi e psicologi ancora troppo pochi
In Italia, come nella maggior parte dei Paesi Ocse, i disturbi mentali più diffusi sono depressione e ansia. Quasi un adulto su cinque (il 19% in media Ocse-Ue) presenta sintomi depressivi lievi o moderati. Spesso, però, questi segnali non vengono riconosciuti: solo il 20% di chi ha sintomi lievi e il 47% di chi ha sintomi moderati riceve una diagnosi. Se non trattati, questi disturbi possono aggravarsi, con costi umani ed economici ben più alti. Il nostro Paese, stando alla cluster analysis Ocse, rientra nel **gruppo 3**, quello che “dovrebbe garantire accessibilità e fattibilità politica degli interventi”. Cosa significa? Che per importare con successo pratiche come quelle norvegesi o belghe, l’Italia deve lavorare su due fronti: potenziare l’accesso ai servizi e creare un contesto politico-istituzionale più favorevole.
Alcuni dati su cui riflettere: In Italia, la copertura stimata dei trattamenti per la salute mentale è di circa il 30%, sotto la media Ocse (33%). Significa che due persone su tre che avrebbero bisogno di cure non le ricevono. I professionisti della salute mentale scarseggiano: il numero di psicologi per 1.000 abitanti è tra i più bassi d’Europa (0,02 in Ungheria e Corea, 1,40 in Norvegia e Danimarca; l’Italia è in fondo alla classifica). Il nostro Paese ha sì una strategia nazionale per la salute mentale, ma – rileva l’Ocse – non tutti gli interventi raccomandati (dalla prevenzione del suicidio alla literacy nelle scuole) sono pienamente attuati.
Tuttavia, non mancano i segnali positivi. L’Italia rientra tra i Paesi che permettono l’accesso diretto allo psicologo senza ricetta (in vigore dal 2023 con il bonus psicologo e i nuovi Lea previsti), uno degli elementi che facilitano il trasferimento di programmi come il “Prompt Mental Health Care” norvegese. Inoltre, il nostro Ssn prevede la psicoterapia tra le prestazioni erogabili, anche se le liste d’attesa e le differenze regionali restano un ostacolo.
La sfida: non solo curare, ma prevenire
Il messaggio finale del rapporto è chiaro: investire nella prevenzione e nella promozione della salute mentale conviene. I programmi analizzati non solo alleviano la sofferenza, ma producono risparmi per il sistema sanitario (fino a 4,7 euro pro capite l’anno nei Paesi Ocse) e guadagni di produttività (3,8 euro pro capite). E, cosa non secondaria, rompono lo stigma, perché normalizzano la richiesta di aiuto quando i problemi sono ancora gestibili.
Per l’Italia, la strada è tracciata: servono più psicologi nel Ssn, un potenziamento dei servizi territoriali, l’integrazione tra sanità, scuola e sociale, e una regia nazionale che dia continuità ai finanziamenti. Il “Piano Nazionale per la Salute Mentale” c’è, ma da carta deve diventare realtà. Perché, come ricorda l’Ocse, “la salute mentale è fondamentale per vivere una vita piena e produttiva”. E non è mai troppo presto per occuparsene.
