RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Dodici indagati, tra dirigenti e tecnici del Consorzio SIS e della SPV S.p.A., sono sotto accusa per inquinamento ambientale e omessa bonifica nei cantieri della Superstrada Pedemontana Veneta, tra Castelgomberto, Malo e Montecchio Maggiore.
Le indagini della Procura di Vicenza parlano chiaro: durante i lavori sarebbero state impiegate sostanze contenenti PFBA, un composto della famigerata famiglia dei PFAS, in quantità superiori ai limiti di sicurezza fissati dall’Istituto Superiore di Sanità.

Il risultato? Ancora acque contaminate, suoli avvelenati, rischi sanitari per migliaia di cittadini. Un copione che si ripete, sempre uguale: imprese che inseguono il profitto a ogni costo, istituzioni che chiudono un occhio, territori e persone che pagano le conseguenze.

Per lorsignori la regola è sempre la stessa: pecunia non olet.
Per i profitti aziendali si può distruggere la salute di un’intera comunità, devastare il territorio, compromettere le falde acquifere e lasciare che i cittadini respirino, bevano e mangino veleno.
Il sistema capitalistico, che antepone la rendita e la velocità dei cantieri al diritto alla vita, dimostra ancora una volta la sua natura: predatoria, irresponsabile e moralmente corrotta, marcia nell’anima.

Chi dirige queste imprese sa bene cosa fa! I dirigenti e i tecnici oggi indagati non possono nascondersi dietro l’ignoranza, conoscevano i rischi, sapevano che i PFAS sono sostanze tossiche, persistenti, bioaccumulabili. Hanno scelto consapevolmente di usarle — e di inquinare un territorio già martoriato.
Questa non è “negligenza”: è una scelta criminale.

Ricordiamo che il nostro territorio è già fortemente inquinato dai PFAS, ferito profondamente dalla Miteni di Trissino, la fabbrica che per mezzo secolo ha prodotto PFAS — tra cui PFOA e PFOS — contaminando 700 km² di suolo e acqua tra le province di Vicenza, Verona e Padova, e avvelenando la seconda falda acquifera d’Europa, da cui attingono circa 350.000 persone.

Il 26 giugno 2025 si è concluso il primo grado del processo contro i dirigenti e i tecnici della Miteni: 141 anni di condanne complessive per 11 imputati per avvelenamento doloso delle acque destinate al consumo umano, disastro ambientale, inquinamento ambientale e gestione illecita di rifiuti pericolosi: una delle più gravi emergenze ambientali al mondo, causata dall’arroganza industriale e dall’indifferenza politica.

Quindi l’inquinamento individuato nelle gallerie di Malo e Montecchio della Pedemontana è purtroppo solo un nuovo capitolo dello stesso disastro, non è un incidente: profitto prima della vita, cemento prima della salute.
È l’ennesimo episodio di un modello industriale criminale, che opera nell’impunità, contando sulla complicità di chi governa e di chi dovrebbe vigilare.

E allora nasce un dubbio — legittimo, fondato, doveroso – che l’utilizzo deliberato e fuori norma del PFBA nei cantieri della Pedemontana sia stato volutamente provocato per annegare la verità.
Un modo per sostenere, nei successivi gradi di giudizio del processo Miteni, che “le fonti di inquinamento sono molte”, che “così fan tutti”.
Una strategia sporca per trasformare la giustizia in farsa: “se tutti inquinano, nessuno paga”, “tutti colpevoli nessun colpevole”.

A pensar male ci si azzecca spesso — e, in Veneto, quasi sempre.

Noi di Rifondazione Comunista chiediamo: la bonifica immediata delle aree contaminate; la pubblicazione integrale delle analisi ARPAV e di tutti i dati ambientali; campagne di biomonitoraggio gratuite per i residenti; la costituzione di parte civile di Regione e Comuni nei nuovi procedimenti giudiziari; la sospensione dei lavori in tutti i cantieri interessati finché non saranno garantiti standard di sicurezza reali.

Il tempo delle scuse è finito. Vicenza, il Veneto e le persone che qui vivono non sono carne da profitto. Non ci fermeremo finché non ci sarà giustizia ambientale e sociale.

La segreteria provinciale

Rifondazione Comunista – Federazione di Vicenza
https://www.altovicentinonline.it/cronaca/inquinamento-nella-pedemontana-veneta-12-indagati-per-reati-ambientali-nelle-gallerie-di-malo-e-montecchio-maggiore/
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