Nella puntata di ‘Che Tempo Che Fa’ di domenica Luciana Littizzetto ha dedicato una delle sue celebri ‘letterine’ alla Premier Giorgia Meloni, incentrandosi su un episodio accaduto durante il summit internazionale di Sharm el-Sheikh quando Donald Trump nei ringraziamenti ai leader internazionali per la firma dell’accordo di pace su Gaza ha rivolto a Meloni un commento sul suo aspetto fisico, dicendo: “Posso dirti che sei bellissima, non ti dispiace, no?”.
Dice Littizzetto: “Chi ti scrive è una donna come te, una donna alla tua altezza, cioè suppergiù un metro e 57, che ti ha vista Sharm in quella storica giornata, ancora una volta impallata da Trump, quell’enorme braciola di carne pettinato come Donatella Rettore, costretta a un continuo e snervante gioco di tronco per farti vedere dalla platea e dai fotografi. Anche nella foto ufficiale stavi all’estrema destra, il che forse ti avrà fatto anche piacere, ma eri talmente di lato che stavi per sconfinare in Libia. Ma perché lasci che ti trattino così? Tu che nel tuo partito tieni tutti sull’attenti come il sergente di Full Metal Jacket. Biden ti considerava la sua nipotina e ti baciava sulla testa. Il premier albanese Edi Rama si è presentato in ginocchio come un tuo spasimante. Erdogan ti ha detto che ti farà smettere di fumare, che detto da un turco è il massimo. E infine Trump, con i suoi modi da lumacone, il playboy col fisico da Playmobil che ti ha guardato e ti ha detto: ‘Posso dirti che sei bellissima, non ti dispiace, no?’ Cosa potevi fare con gli occhi del pianeta puntati addosso? Persino io che ho il fanc*** più veloce del West sarei rimasta senza parole. Forse potevi dirgli: ‘Sono bellissima? Allora levami i dazi del 100% sulla pasta’. Ma ti pare?”
Littizzetto ironizza su questo comportamento, sottolineando come Trump non si sarebbe mai permesso di fare lo stesso con leader maschili come Macron o Putin: “Non è che Trump va a dire a Macron “sei un bel gnocco”, va da Putin e gli dice “stai benissimo pettinato così”. Fa attenzione, ma non farti intortare da questi qua, non farti blandire. Sono un gruppo di maschi in andropausa, con i modi e il cervello piantati ancora nel patriarcato. Per loro tu puoi essere il Presidente del Consiglio vincitrice di un Nobel, vescova, papessa, gran regina, matriarca del Regno delle Giovani Marmotte. Se non gli dici basta, loro guarderanno sempre e solo come sei fatta e a lungo andare conterai meno di un labubu appeso allo zainetto. Se fai solo le faccine, anziché mandarli un po’ a stendere, non ne usciamo e tu lo devi fare per te e per tutte noi che abbiamo un’unghia del tuo potere e del tuo carisma. Se no finisce che all’estero sei un angioletto, un putto biondo con le ali. Poi quando varchi la soglia di casa sei Annibale, Attila e Pappalardo messi assieme. Sembri Hulk quando si infervora, ma diventi nera e non verde che fa troppo Lega”.
Concludendo la sua riflessione, Littizzetto esorta Meloni a non lasciarsi influenzare da tali atteggiamenti, invitandola a rispondere con fermezza a simili commenti, sottolineando che le donne non dovrebbero essere valutate per il loro aspetto, ma per le loro competenze e capacità: “Allora ricordatelo, dentro ‘sta gente qua, ‘sti capi di stato vecchio stampo, si nasconde un Cro-Magnon, l’uomo del Paleolitico. Quando vedono una donna riescono a pensare solo questo. Dire bella a una donna è un bel complimento e tu te lo meriti, ma non in una circostanza del genere. In un momento così ufficiale serve solo a tenerti sotto, a relegarci a un ruolo subordinato, ad annullare i tuoi meriti e le tue capacità. Trump non sta solo facendo il galante, sta tracciando confini, sta marcando il territorio come un labrador sui lampioni di una via del centro. Succede anche a noi, dappertutto, anche a chi non è Presidente del Consiglio, nei luoghi di lavoro, nelle università, nello sport, in televisione, dappertutto. Se provavano a dire sei bellissima alla Thatcher o alla Merkel, un minuto dopo gli facevano ingoiare la cravatta. È vero che non è che fossero proprio le Kessler, ma con i Cro-Magnon devi essere dura dal minuto uno, perché capiscono solo quella roba lì. L’idea che si possa fare politica con gentilezza e senza usare il pene come sciabola nemmeno gli sfiora il neurone cranico. Ma tu pensa se fossi stata tu a fare i complimenti a un collega, sai che bordello sarebbe successo? ‘Ciao Erdogan, sei contento di vedermi o hai una stecca di Malboro nei pantaloni?’”.
“Il mondo va avanti, le cose cambiano, per fortuna– conclude Littizzetto-Prima o poi bisognerà farlo capire anche a Trump. Immagino quanto sia complicato, ma dammi retta, la prossima volta che fa il cicisbeo, poi dopo lo prendi da parte sorridendo e gli dici: ‘Donald, però così mi metti in imbarazzo. Che è bella dillo a Melania, sempre se ti ricordi come è fatta, visto che ha dei cappelli grossi come i lampadari della Kartell. Bella ce lo dovrebbero dire i nostri mariti, i nostri compagni, le nostre compagne, gli amanti, Jovanotti quando canta ‘Bella’. Al lavoro invece non siamo belle, siamo brave, intelligenti, preparate o scarse, inette, pasticcione. Siamo affidabili o da lasciar perdere, ma per quello che dice il nostro lavoro, non lo specchio. Comunque poteva anche andarti peggio. Pensa se oltre a dirti bella ti avessero salutato con ‘bella, ciao’ come è successo a me”.
