di Mattia Cecchini
Dati “decisamente allarmanti”. La Cisl del Veneto non ci gira attorno dopo aver letto il responso di una indagine regionale su 2.649 operai edili, 14 datori di lavoro, sette focus group: attraverso dei questionari ha indagato indicatori fisici, emotivi, comportamentali, di relazioni familiari, di abitudini, di impegno per la sicurezza, coinvolgimento dei dipendenti, percezione delle regole, numero di incidenti. E appunto la risposte preoccupano: la percentuale di disagio dichiarato supera il 40%. La metà degli operai afferma di andare a lavorare anche quando sta male, di sentirsi afflitta da preoccupazioni, di far fatica a sentirsi rilassato, di lavorare fino a tardi. Più del 57% soffre di mal di schiena. Il 41,45% ammette di aver sfiorato un incidente (‘near miss’) sul lavoro, il 61% considera normale correre rischi per portare a termine il lavoro e per tre su quattro non tutte le norme in materia di salute e sicurezza vengono seguite in modo rigoroso. “I primi a chiudere gli occhi, di fronte a procedure non rispettate, per il 54,59% del campione, sono i supervisori”, evidenzia la Cisl che ha portato questi risultati oggi al convegno organizzato dalla sua sigla degli edili, la Filca, a Grisignano di Zocco (Vicenza).
“Il settore delle costruzioni è storicamente segnato da un numero elevato di incidenti sul lavoro- sottolinea Marco Potente, segretario della Filca del Veneto- per ridurre davvero gli infortuni è necessario andare oltre gli adempimenti formali e indagare a fondo le cause profonde, comprese quelle legate all’organizzazione del lavoro e ai nuovi fattori di rischio. Tra questi, lo stress lavoro correlato, aspetto spesso sottovalutato ma sempre più presente in un comparto caratterizzato da carichi elevati, tempi stretti, crescente flessibilità e una forte presenza di stranieri, che sono la metà degli addetti”.
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