Un organismo permanente di confronto tra politica e professionisti per rendere più partecipato il processo decisionale in ambito sanitario. È la proposta avanzata da Alberto Stefani, candidato presidente del Veneto per il centrodestra, che annuncia l’intenzione di istituire un Consiglio regionale della sanità capace di riunire ordini professionali, associazioni di volontariato, assessorato alla Sanità, commissione consiliare e dirigenti tecnici.

L’obiettivo, spiega Stefani, è creare «un dialogo strutturato tra competenza tecnica e indirizzo politico», in grado di condividere «priorità, criticità e progetti strategici» e, di conseguenza, rendere più efficiente l’organizzazione dei servizi.

Secondo il candidato, la forza del sistema sanitario regionale risiede soprattutto nelle persone che ogni giorno lavorano nelle strutture pubbliche: «La sanità veneta è forte perché forti sono le persone che la fanno vivere. Coinvolgerle nelle decisioni non è solo un atto di riconoscenza, ma una scelta politica strategica per il futuro». Il nuovo Consiglio delle professioni sanitarie, nelle sue intenzioni, vuole essere «uno strumento semplice, immediato e capace, grazie allo sforzo di chi è sul campo, di migliorare davvero il sistema».

A supporto della sua visione, Stefani cita i dati dell’attività sanitaria regionale nel 2024, che definisce «indicatori di una realtà robusta»: 642.567 ricoveri, 502.516 interventi chirurgici, 17,6 milioni di prestazioni ambulatoriali, di cui 184.026 ad alta complessità, 1.954.353 accessi ai pronto soccorso, tra cui 263.491 pediatrici, 561.529 missioni del Suem e 791.685 chiamate gestite.

Sul fronte del personale, Stefani sottolinea l’incremento degli organici a tempo indeterminato negli ultimi anni: +8% tra gli infermieri e +20% tra gli operatori socio-sanitari, risultato che testimonia — secondo il candidato — l’impegno della Regione nel rafforzare il capitale umano.

Numeri «importanti», osserva, che raccontano al tempo stesso lo sforzo sostenuto dal sistema e la crescente pressione sui servizi. «Molto è stato fatto, ma altro resta ancora da fare per garantire una sanità capace di affrontare le sfide dei prossimi anni», conclude Stefani, indicando nell’ascolto strutturato dei professionisti una delle leve fondamentali per l’innovazione.

di Redazione AltovicentinOnline

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia