Lo scenario congiunturale vicentino evidenzia un quadro ancora stagnante nel terzo trimestre del 2025. Fa eccezione l’export verso i Paesi extra UE, che continua a mantenere un segno positivo.

Secondo i risultati della 169ª indagine congiunturale di Confindustria Vicenza, la produzione manifatturiera provinciale registra una flessione più contenuta, pari a −0,63%, dopo il −3,2% del trimestre precedente e il −4% dello stesso periodo del 2024.

«Il rallentamento si sta attenuando e contiamo di poter invertire il trend già nei prossimi trimestri: Vicenza resta uno dei motori più resilienti e trainanti del Veneto e d’Italia. Detto ciò, non possiamo far finta di non vedere che da 30 mesi la produzione industriale è in calo – spiega la Presidente di Confindustria Vicenza Barbara Beltrame Giacomello. L’ultimo dato registra un -0,6%, che si riferisce al -4% dell’anno precedente, a sua volta successivo al -5,4% dello stesso periodo del 2023. In questo lungo momento di difficoltà — che ha molte cause, tra cui le più gravi sono certamente endogene — non vediamo, nella legge di bilancio, non dico azioni decisive, ma neppure una visione capace di sostenere le aziende nel diventare più competitive sui mercati globali.

Gli strumenti che dovrebbero rendere conveniente investire e credere nell’Italia manifatturiera sono del tutto insufficienti, ad essere estremamente diplomatici. Ancora una volta, ci troviamo soli. E sinceramente, in una situazione in cui il Governo dispone di una maggioranza ampia e solida, che presumibilmente arriverà senza problemi a fine legislatura — circostanza rara nel contesto italiano — questo non ce lo aspettavamo.

Ma noi non siamo persone che si piangono addosso e, con la Squadra di Presidenza e il Consiglio Generale di Confindustria Vicenza, stiamo strutturando una serie di azioni, compresa una missione in Cina in corso in questi giorni, per sostenere le nostre imprese associate a prescindere da ciò che la politica nazionale fa o non fa, sempre più distante dai territori».

In termini qualitativi, il 30% delle imprese segnala un aumento del livello produttivo (rispetto al 23% nel trimestre precedente e al 22% nel 2024), mentre il 36% denuncia una contrazione (39% nel secondo trimestre, 47% un anno fa). Il saldo di opinione si attesta così a −6, in recupero rispetto al trimestre scorso. Il 39% degli imprenditori giudica la propria capacità produttiva ancora insufficiente rispetto alle aspettative.

ANDAMENTO DELLE VENDITE: DOMANDA INTERNA ED ESTERA

Sul piano provinciale, il mercato interno registra un calo delle vendite dell’1,4% (−1,2% nel trimestre precedente; −5,3% nel terzo trimestre 2024).
Le
esportazioni verso l’UE si riducono allo 0,5%, migliorando rispetto al −2,6% del secondo trimestre e al -2,7% del 2024.

Un segnale positivo arriva dalle vendite verso i Paesi extra UE, in leggera crescita (+1,1%), sebbene in rallentamento rispetto al +3,5% registrato un anno fa.

A livello nazionale, la Congiuntura Flash del CSC segnala qualche segnale positivo per gli investimenti, ma nel 3° trimestre l’industria è ancora in difficoltà. Dazi USA e dollaro svalutato continuano a erodere l’export. Nel quadro previsionale CSC, la crescita delle esportazioni italiane di beni e servizi si manterrà quasi ferma nel 2025 (+0,2%) e nel 2026 (+0,1%), molto lontana dai ritmi pre-pandemia (+3,3% medio annuo nel 2014-2019). Le importazioni, invece, dopo due anni di contrazione, risaliranno del +2,1% nell’anno in corso e del +1,7% nel prossimo.

ORDINI E PORTAFOGLIO

La dinamica degli ordini riflette ancora un clima di debolezza e incertezza: il 39% delle imprese segnala una diminuzione degli ordinativi, il 21% un incremento, con un saldo di opinione negativo (−19), in lieve peggioramento rispetto al trimestre precedente (−17) ma migliore rispetto al −32 del 2024.

Il portafoglio ordini garantisce oltre tre mesi di attività per il 21% delle imprese, mentre per il restante 79% arriva a tre mesi.

SITUAZIONE FINANZIARIA: LIQUIDITÀ E INCASSI

Dal punto di vista finanziario, cresce leggermente la quota di imprese che segnala tensioni di liquidità, attestandosi al 19% (17% nel trimestre precedente; 15% un anno fa). Inoltre, il 12% lamenta ritardi negli incassi, evidenziando un peggioramento del clima di fiducia rispetto al periodo precedente.

OCCUPAZIONE

Il mercato del lavoro mostra una lieve flessione: nel terzo trimestre 2025 l’occupazione cala dello 0,7%, mantenendo però una sostanziale stabilità rispetto al periodo aprile-giugno.

Il 65% delle imprese dichiara un andamento occupazionale pressoché invariato, il 16% in aumento, mentre il 19% evidenzia una riduzione del personale.

ANDAMENTO DEI PREZZI

Tra luglio e settembre 2025 i prezzi delle materie prime hanno registrato un moderato incremento (+0,9%), mentre quelli dei prodotti finiti sono rimasti sostanzialmente invariati (+0,3%).

Sul fronte monetario, la politica della BCE è ora meno restrittiva: il ciclo di otto tagli dei tassi, iniziato nel giugno 2024, si è concluso a settembre 2025 con i tassi ufficiali fermi al 2,00%, in calo di due punti rispetto al picco del 4,00%. L’allentamento monetario, sostenuto da un’inflazione stabile intorno al +2%, potrà tradursi in effetti positivi sugli investimenti solo nei prossimi trimestri. Tuttavia, permangono rischi legati ai prezzi delle commodity.

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