“Il sistema distributivo italiano continua a pagare un prezzo alto per la fragilità della spesa delle famiglie: la domanda interna resta vulnerabile e questo si riflette sull’intero tessuto economico e sociale. Per questo, oggi più che mai, va ribadito un punto fermo: le attività economiche di prossimità sono parte dell’identità delle nostre città e dei territori, generano lavoro, relazione sociale, qualità della vita”. Lo ha detto, oggi a Bologna, il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli prendendo la parola a Bologna all’incontro “InCittà – Spazi che cambiano, economie urbane che crescono”. In platea, ad ascoltare, anche il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi a cui Sangalli ricorda che “le nostre imprese sono anche presidi insostituibili di sicurezza e contrasto al degrado” e la collaborazione con Istituzioni e Forze dell’ordine è “decisiva anche per temi come l’abusivismo, la contraffazione, la criminalità economica. Proprio per questo, lo anticipo subito, la stessa agenda urbana nazionale non è un’opzione: è una priorità. Serve, infatti, una visione strategica e coordinata che consideri commercio, turismo e servizi nelle città come bene comune”. Questo dopo che la desertificazione imprenditoriale ha contato la chiusura di oltre 140.000 esercizi commerciali negli ultimi 12 anni. Ma “reagire alla desertificazione commerciale, che tocca centri storici e periferie, non solo è possibile, ma necessario. E per farlo è fondamentale livellare il campo da gioco: regole chiare, stabili, eque”. Perché “senza regole, non c’è mercato. Senza mercato, non ci sono le imprese. Senza imprese, non c’è crescita”. Sangalli chiede quindi di dare gambe alla “nostra idea di pluralismo distributivo, che mette a sistema le varie dimensioni d’impresa” da attuare con un patto “tra istituzioni, imprese e cittadini -pubblico e privato insieme- per le città”.

I Numeri

Negli ultimi dodici anni l’Italia ha registrato una riduzione di oltre 140mila attività di commercio al dettaglio, tra negozi e attività ambulanti, con cali particolarmente accentuati nei centri storici e nei piccoli comuni. Un trend che, senza nuove ed efficaci politiche di rigenerazione urbana e senza interventi per riutilizzare gli oltre 105mila negozi sfitti (un quarto dei quali da oltre un anno), è destinato ad aggravarsi ulteriormente con il rischio di perdere, da qui al 2035, altre 114mila imprese al dettaglio, in pratica un negozio su 5.

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