“Sono pronti i criteri per la classificazione dei Comuni montani che, in buona sostanza, andranno a identificare cosa vuol dire ‘montagna’ in Italia. Una definizione attesa da tanti anni e che, finalmente, stabilisce dei principi chiari e oggettivi”. Lo ha annunciato il ministro Roberto Calderoli che, dialogando con Luigi Borgo, presidente del Collegio Maestri di sci, ha scelto la seconda sessione dei dibattiti per la Giornata internazionale della montagna a Belluno per parlare di “una novità importante e molto attesa per le Terre alte“. Il primo criterio stabilisce che un Comune, per essere montano, deve avere il 25% di superficie sopra i 600 metri e il 30% di superficie con almeno un 20% di pendenza. In alternativa, un secondo criterio stabilisce che si può ritenere Comune montano quel territorio con altimetria media superiore ai 500 metri. Infine, “per evitare paradossi territoriali e favorire l’inclusione, un terzo criterio prevede un’altimetria media più bassa ma che consenta di considerare montani anche quei Comuni che risultano ‘interclusi’, ovvero interamente circondato da Comuni che rispettano uno dei primi due criteri”.
I COMUNI MONTANI POTREBBERO SCENDERE DA 4.000 A 2.800
Questi indicatori, ha proseguito Calderoli, “sono frutto di una sintesi tra il lavoro degli esperti preposti e che mi sono stati indicati dagli enti territoriali (Regioni, Province, Comuni) insieme ai dati elaborati dal Libro Bianco e alle diverse segnalazioni che abbiamo ricevuto in questi anni, nel rispetto della legge 131 ora in vigore. In questo modo prevediamo di risolvere il paradosso tutto italiano per cui il 35% di territorio italiano è montano, ma oltre il 55% dei Comuni risultava negli elenchi degli Affari regionali. Secondo le nostre stime, dunque, da oltre 4.000 Comuni a circa 2.800“.
Calderoli ha evidenziato che “è da oltre settant’anni che si aspettava un rinnovo complessivo e funzionale dei criteri, soprattutto considerando quelli in vigore fino a ieri. Ci abbiamo lavorato molto e siamo alle battute finali”. Lunedì il ministro invierà il testo del regolamento alla Conferenza Unificata, “con la quale faremo le valutazioni nella prima seduta utile”.
Sui parametri di altimetria e pendenza “è stato divertente e disturbante aver visto da settembre, quando è stata pubblicata la legge in Gazzetta ufficiale, veder circolare serie di elenchi di Comuni” su cui “si è scatenato un putiferio” per quelli che sembravano esclusi, “peccato che non ne avessi fatto nessuno, ma la gente chiamava giorno e notte, sabato e domenica compresi: ‘perché mi hai escluso‘”, era il lamento e Calderoli chiedeva “Ma chi te lo ha detto?”. Alla fine era “fake news” superata dall’accoglimento dei suggerimenti degli esperti poi confluiti nel regolamento su cui Calderoli attende i riscontri degli altri ministeri per poi inviarlo lunedì alla Conferenza unificata.
UNCEM EMILIA-R. IN ALLARME PER TAGLIO DEI COMUNI MONTANI
La definizione dei criteri per la classificazione dei Comuni “autenticamente montani” preoccupa molto l’Uncem dell’Emilia-Romagna. Se si usano solo i parametri altimetrico e della pendenza, si “rischia di tagliare fuori dall’elenco dei Comuni montani numerosi territori fino ad oggi considerati tali”, avvisa l’Unione dei Comuni, Enti e Comunità montane dell’Emilia-Romagna proprio nel giorno in cui il ministro Roberto Calderoli annuncia i tre parametri che sono stati definiti. In ballo c’è “una questione di non poco conto: solo i Comuni definiti montani dalla nuova legge potranno godere dei benefici previsti dalla stessa, fondi economici in primis”, avverte l’Uncem. E il tempo stringe, tenuto conto che il decreto con i criteri deve essere approvato entro il 19 dicembre, cioè nel limite di 90 giorni dall’entrata in vigore della nuova legge sulla montagna.
L’Uncem ricorda che all’articolo 44 della Costituzione “si pone una sottolineatura su quello che è l’essere un comune di montagna. Tra l’altro, gli Appennini sono da sempre le montagne più abitate, quelle dove ci si confronta con esperienze di innovazione, di contaminazione, di dialogo, di passaggio, di attraversamento e i decreti attuativi di questa legge rischiano veramente di passare un colpo di spugna su questa storia millenaria”, conclude Ferrari.
GIANI: “UN ERRORE LA STRETTA SUI CRITERI DEI COMUNI MONTANI”
Giusto ieri il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, si era detto in disaccordo sulla stretta in arrivo per i Comuni montani. E aveva lanciato un appello al governo: “La nostra Regione in un modo positivo e concreto sta facendo la propria parte- spiega Giani- nella manovra di bilancio 2026 abbiamo messo 10 milioni per i bandi della Toscana diffusa, un altro milione lo abbiamo destinato a chi apre negozi o alle giovani coppie che vanno a vivere in uno di questi comuni”. Proprio per questo, il governatore si sente di rivolgere un “messaggio di sensibilizzazione” insieme ad Anci e Upi all’esecutivo per arrivare a un confronto costruttivo sull’elaborazione del testo: i tempi sono molto stretti, entro il 20 il governo adotterà il nuovo decreto.
Ciò che viene paventato è che i nuovi criteri restringano troppo il novero dei comuni montani: solo in Toscana sono destinati a scendere da 149 a 80, con una drastica sforbiciata che penalizzerebbe il recupero delle aree interne e marginali. “Purtroppo questi sono i risultati delle prime simulazioni- conferma il presidente- è un tema che tocca tutta la catena appenninica e le sue regioni. È un errore introdurre queste condizioni limitative“. La proposta di Giani è di mitigare i paletti allo studio, in modo da scongiurare che dalle istituzioni arrivi un segnale in contraddizione con la necessità, invece, di fare il massimo per recuperare l’attrattività delle aree montane: “Rilanciamo il messaggio della valorizzazione della Toscana diffusa, parlando anche di un’Italia diffusa da valorizzare- afferma Giani- vorremmo che che nella definizione dei comuni e dei finanziamenti lo Stato non arretrasse”.
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