Chi oggi ha quaranta o cinquant’anni, probabilmente, porta ancora con sé i ricordi di un passato non così lontano. Quello di una Thiene dei primi anni Duemila, tra i tramezzini del Tris Bar, le cabine telefoniche al Bosco. E ancora. Le ‘vasche’ in centro il sabato, le auto in corso Garibaldi, i negozi della Galleria vivi e pieni tra vetrine illuminate e la gente che arrivava in città per gli acquisti. Senza scomodare troppo il ‘si stava meglio quando si stava peggio’, è uno sguardo che torna indietro di qualche decennio, un piccolo amarcord che racconta come Thiene è cambiata.

Le cabine telefoniche al Bosco, il benzinaio
Il viaggio nella memoria comincia dalle cabine telefoniche del parcheggio del Bosco. Allora il piazzale non era ancora asfaltato, ma un grande spiazzo di ghiaia, con gli alberi alti lungo il viale che d’estate regalavano ombra e frescura. Le cabine, allineate e sempre occupate, erano il centro di mille storie: ragazzi in fila con le monetine in mano, bigliettini strappati dai diari e chiamate a casa: “Mamma, vengo via tra dieci minuti”. Poco distante c’era il benzinaio, che non serviva solo per fare rifornimento ma diventava luogo di chiacchiere e attese, con i motorini accesi e spenti dieci volte mentre si aspettava qualcuno.
Edicole e tabaccherie
C’era l’edicola sotto le mura del Castello, tappa obbligata per chi entrava in centro, con le figurine dei calciatori che i bambini aprivano con il cuore in gola sperando nel campione mancante. Il chiosco del Bosco, piccolo ma sempre affollato, dove tra una ‘Gazzetta’ e un ‘Corriere’ passavano notizie e pettegolezzi di paese. E poi la storica tabaccheria Roveggiolo in Ca’ Pajella, regno di Luisa, che dietro il bancone teneva di tutto per i ragazzi che andavano a scuola: penne, gomme, quaderni e quei piccoli accessori salvavita che mancavano sempre all’ultimo minuto. Un posto che sapeva di famiglia.

I bar storici
I bar erano il cuore della socialità. Il Bar Centrale, all’angolo tra corso Garibaldi e via Roma, era sempre pieno: tavolini all’aperto, un via vai continuo, il punto di ritrovo per eccellenza. Il Buzzolan, già un’istituzione cittadina, con le sue cioccolate calde d’inverno, specialmente dopo la messa di mezzanotte della Vigilia. Il Falstaff scandiva i sabati sera: fiumi di persone che si fermavano per bere, ridere, prolungare la serata. Un locale che dava energia al weekend e rendeva vivo il centro. E poi il Tris Bar nella Galleria Garibaldi, famoso per i suoi tramezzini. Ce n’era una miriade, sempre freschi, che accompagnavano pause pranzo, incontri veloci o semplici spuntini durante le ‘vasche’.

12 pizzerie, il rito del sabato sera
La pizza del sabato sera era un appuntamento fisso per quasi tutti. Che fosse l’uscita tra amici o l’irrinunciabile ‘serata fuori casa’ per una famiglia. A Thiene, nei primi anni Duemila, c’era l’imbarazzo della scelta, perché in città c’erano ben 12 pizzerie. Popolari ai quei tempi erano la pizzeria Ai Cappuccini e Al Bosco, la Vecchia Posta. Ma non solo. La centralissima pizzeria Al Castello, l’atmosfera elegante de Il Teatro mentre, per chi amava il gusto della tradizione, il posto giusto era il Leon d’Oro. Una carrellata di luoghi che continua con il Portegheto, familiare e raccolto, il Bounty, il Sagittario, mete gettonatissime, e infine Pizzeria Venezia, altro nome scolpito nella memoria. Molto amata dai giovani, in periferia, la Fantasy e, che in quell’epoca cominciava a muovere i primi passi, la pizzeria Alla Rotonda. Dodici insegne diverse, ma tutte unite dal profumo del forno a legna, dalle sale piene e da quell’attesa con il numeretto in mano che era parte integrante del rito.

Videoteche e sale giochi, i ‘ciucci’ da Zambon
Tra le abitudini di quegli anni non si possono dimenticare le videoteche, che oggi sembrano un reperto d’altri tempi. A Thiene c’era la videoteca all’angolo di corso Garibaldi, vicino alla Pasticceria Signorini, dove si andava a noleggiare vhs e, più avanti, dvd. Il rito era sempre lo stesso: scorrere le copertine, leggere la trama sul retro, discutere con gli amici su quale film scegliere. E poi la frenesia finale: correre a riportare la videocassetta per non rischiare la multa, magari dopo aver premuto ‘rewind’ all’ultimo momento. Le sale giochi, poi, erano un altro mondo: luci lampeggianti, gettoni che tintinnavano e il suono dei cabinati che riempiva pomeriggi e serate. Una delle più frequentate era quella vicino al piazzale dell’Aci, con flipper, biliardini e macchine da corsa che tenevano i ragazzi incollati ore intere.

E come non citare il negozio Zambon, con le vetrine sempre addobbate a festa: calze della Befana, uova di Pasqua, Babbi Natale. Un tripudio di colori e zuccheri, con scaffali pieni di caramelle, torroni, cioccolatini e dolciumi che facevano brillare gli occhi a grandi e piccoli. Era impossibile passare davanti senza fermarsi almeno a guardare.
Calcio e pallone, rivalità e tifo
Per gli adolescenti il campo da calcio era il vero palcoscenico. A Thiene c’erano la Fulgor, il San Sebastiano, la Robur e la Toniolo. Non erano solo squadre: erano bandiere. Le partite erano derby infuocati, gli sfottò iniziavano a scuola e continuavano in campo, con genitori e amici a fare il tifo a bordo campo. Segnare in quelle sfide valeva quanto un gol in serie A.

La notte thienese
Gli ultimi anni del Torrino, sotto l’Hotel La Torre, restano impressi come un’epoca a sé: il timbrino all’ingresso, il guardaroba sempre affollato, i motorini accatastati fuori. Era il battesimo del sabato sera per intere generazioni. C’era il Jamaica Pub in zona industriale, con i suoi cocktail e l’atmosfera alternativa, e il Falstaff che continuava a dare ritmo ai weekend. E quando i locali chiudevano, arrivava l’ultimo rito: i paninari all’ingresso di Thiene. I camioncini accendevano le griglie e la città profumava di salsiccia e cipolla. Patatine, cartocci unti, risate fragorose: così si chiudeva la serata. E quando ancora qualcuno non voleva andare a mettere la testa sul cuscino, in viale Europa c’era un nightclub: chiuse i battenti col nome di Lolita: lì, così dicono, la tappa per ‘fare l’ultimo goccio’.

Qual è la vostra cartolina di Thiene dei primi Duemila?
Oggi di quei luoghi restano i ricordi, come cartoline che ancora sanno emozionare. Alcuni spazi sono rimasti, altri hanno cambiato volto. La fine del passaggio delle auto in Corso Garibaldi ha segnato l’inizio di una nuova epoca: il centro è diventato salotto, perdendo però quel movimento spontaneo fatto di auto che passavano, chiacchiere, incontri casuali. Poi sono arrivati i social e l’acquisto online, e con loro un modo diverso di stare insieme: meno piazze reali, più piazze virtuali.
Quello che abbiamo raccontato è solo un frammento: la Thiene dei primi Duemila, dove la città pullulava di gente. Dove i locali del posto erano un richiamo anche per chi veniva da fuori. Quelli citati sono solo alcuni. Tanti altri, con le loro storie, meriterebbero di essere ricordati. Scriveteci la vostra memoria, scrivendo così assieme la storia di una Thiene che, anche con un sospiro, in molti pensano con nostalgia.
M.P.
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