Pare congelato il recesso del Comune di Schio da Ava. Anzi. Si aprirebbe il momento del dialogo. “Alla fine, la realtà ha costretto l’amministrazione a fare marcia indietro. Dopo settimane di denunce puntuali e documentate delle minoranze, apprendiamo che il Comune di Schio sembra aver finalmente accolto l’apertura al dialogo proposta da Ava” commentano i consiglieri comunali di Schio Eberle, Cunegato, Battistella e il collega di Torrebelvicino, Collareda.
“Una scelta che non può che essere accolta con favore, perché il recesso da Ava, come le minoranze hanno ribadito fin dall’inizio, era scellerato, irresponsabile, privo di basi giuridiche ed economiche e destinato a produrre solo caos e ingovernabilità. Abbiamo sempre denunciato le scelte incomprensibili di Schio e Torrebelvicino: non si svendono i gioielli di famiglia per fare cassa. Per quel che riguarda Schio la votazione prevista per il 29 dicembre sarebbe stata fuori tempo massimo: la firma notarile del 23 dicembre, che sancisce la nascita di ViAmbiente, avrebbe reso il recesso semplicemente impossibile. La legge parla chiaro, per tutelare gli altri soci bisogna che il recesso avvenga prima della fusione. Tuttavia, la fusione sarà il 23 e il recesso sarà il 29. Il Comune di Schio sta sparando con una pistola a salve. L’amministrazione Marigo sta prendendo in giro i cittadini, con un recesso che avviene fuori tempo massimo- scrivono i consiglieri comunali- Non solo. Come le minoranze hanno più volte chiarito, alla luce dei più recenti pronunciamenti della magistratura, un’operazione del genere sarebbe stata legittima solo in presenza di un progetto alternativo serio: uno studio economico, una valutazione dei costi per i cittadini, un piano credibile su come riorganizzare il servizio rifiuti. Tutto questo non esiste. Lo ha ammesso la stessa maggioranza, costretta a “correre dietro agli eventi”. La recente sentenza del TAR Lombardia (sentenza n. 964 del 29 ottobre 2025) lo riafferma. Cosa vuol dire? Per recedere da una società pubblica, non stiamo parlando di una società privata, il Comune deve allegare uno studio capace di dimostrare che il recesso si fa per difendere gli interessi dei cittadini, che il recesso è economicamente conveniente. In questo caso dovrebbe dimostrare che AVA è inefficiente o che per i cittadini di Schio non è conveniente rimanere nella società. Nessuno studio Viene allegato alla delibera. È proprio questa gestione improvvisata e contraddittoria che le minoranze hanno contestato con coerenza: prima si annuncia il recesso, poi si scopre che non si può fare; prima si alzano le bandiere, poi si cerca l’uscita di sicurezza. Non servono sceneggiate, serve serietà amministrativa-concludono- Se oggi il Comune si ferma e apre al dialogo, non è per merito della maggioranza, ma perché il lavoro puntuale delle minoranze ha smascherato l’inconsistenza giuridica, economica e politica di una scelta sbagliata. Ancora una volta, sono state le minoranze a difendere l’interesse della città, imponendo il ritorno alla razionalità e al buon senso”.
di Redazione AltovicentinOnline
Stampa questa notizia




