RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO QUELLA CHE E’ UNA LETTERA E NON UN ARTICOLO DI GIORNALE

“Altovicentino per la Palestina esprime la propria piena solidarietà a Mohammad Hannoun e a tutte le persone arrestate sabato 27 dicembre 2025. Chi denuncia le atrocità di Israele e si mobilita per la Palestina oggi è bersaglio della repressione e della censura: così anche un nostro compagno, Alaeddine Kaabouri, membro del consiglio comunale di Thiene, ha subito un attacco dal deputato di Fratelli d’Italia Silvio Giovine, solo per aver espresso solidarietà agli arrestati, ora gli sono state revocate le deleghe di consigliere dal sindaco. *Non fermerete la solidarietà, non fermerete le lotte per la Palestina.*
Sabato 27 dicembre, nell’ambito di una nuova operazione repressiva condotta da polizia e guardia di finanza, sotto la regia del governo Meloni e del ministro Piantedosi, sono stati effettuati 9 arresti. Ancora una volta, nel nostro Paese, la solidarietà al popolo palestinese viene trattata come un crimine. L’operazione “domino” colpisce in particolare il terreno dei finanziamenti: nove persone sono state arrestate con l’accusa di aver sostenuto economicamente associazioni palestinesi considerate “illegali” dallo Stato di Israele e ritenute collegate ad Hamas. Un’impostazione gravissima, che assume come validi i criteri politici e giudiziari di uno Stato che oggi è sotto accusa a livello internazionale per crimini di guerra e genocidio.
Mohammad Hannoun, presidente dell’Associazione dei Palestinesi in Italia (API), vive da anni in Italia, a Genova, ed è una figura pubblica e conosciuta del movimento di solidarietà con la Palestina per le attività solidali dell’associazione ABSPP, Associazione Benefica di Solidarietà per il Popolo Palestinese attiva dal 1996 in vari contesti di guerra tra cui Siria e Libano. Ha partecipato a numerose manifestazioni a sostegno della popolazione di Gaza ed è già stato colpito in passato da provvedimenti repressivi, per aver semplicemente espresso la legittimità della resistenza di un popolo sotto dominazione coloniale e straniera, come quello palestinese, sancita da molteplici convenzioni internazionali.
Il giorno dopo l’arresto un nostro compagno, Alaeddine Kaabouri, ha apertamente espresso solidarietà nei suoi confronti nei social, come si usa fare in un paese libero, ma è stato immediatamente vittima di diversi attacchi nei social e nei giornali, iniziati da Fratelli d’Italia ed in particolare dal deputato Silvio Giovine. Ora lui e la sua famiglia stanno ricevendo pesanti minacce e le sue deleghe istituzionali sono state revocate e il suo lavoro è a rischio.
Come Altovicentino per la Palestina riteniamo doveroso affermare con chiarezza che ABSPP è una realtà che abbiamo sostenuto anche noi, nel tempo, attraverso cene di solidarietà, iniziative pubbliche e raccolte fondi, sempre alla luce del sole. Lo abbiamo fatto, come tante altre realtà in Italia, con l’unico obiettivo di portare aiuti umanitari alla popolazione di Gaza, devastata da anni di assedio, occupazione, genocidio.
Sappiamo che quei fondi sono stati destinati a progetti umanitari, non ad attività militari – accusa della quale non esiste, infatti, alcuna prova. Abbiamo ricevuto quotidianamente messaggi e video da Gaza che testimoniavano il lavoro dei volontari nelle cucine da campo, che operavano incessantemente sotto i bombardamenti, mentre Israele bloccava gli aiuti al confine per lasciare morire di fame la popolazione.
È inaccettabile che l’Italia accetti come parametro giuridico e politico le liste di proscrizione dello Stato di Israele. È inaccettabile che associazioni e istituzioni di Gaza vengano considerate “illegali” solo perché così definite da Tel Aviv, che, del resto, è arrivata a utilizzare l’etichetta del “terrorismo” perfino per le Nazioni Unite. È inaccettabile che il sostegno alla popolazione palestinese venga equiparato al terrorismo, mentre restano impuniti i responsabili politici, militari ed economici di un genocidio che avviene in diretta televisiva.
*Assistiamo a una situazione paradossale e profondamente ingiusta*: mentre chi raccoglie fondi per Gaza viene arrestato o censurato, chi commercia armi con Israele, chi fornisce supporto logistico e politico al genocidio, chi ha partecipato direttamente alle operazioni militari contro la popolazione palestinese continua a godere di piena impunità. Mentre palestinesi e solidali, come gli esponenti dell’ABSPP, finiscono in carcere con l’accusa di aver trasportato camion di farina all’interno della Striscia, costretti a pagare gli eserciti per superare il blocco degli aiuti da parte di Israele, i militari israeliani possono muoversi liberamente e venire in vacanza in Italia, i nostri leader politici possono stringere le mani a dei criminali di guerra. In Italia, oggi, finisce in carcere chi trasporta viveri e governa chi vende armi, finisce in carcere chi sostiene gli oppressi e finisce in parlamento chi sostiene gli oppressori.
L’ondata repressiva a cui stiamo assistendo in Italia in questi giorni è inaudita, dallo sgombero del centro sociale Askatasuna all’operazione “domino”, il governo sta puntando a demolire tutti gli spazi di dissenso che negli ultimi mesi hanno sostenuto la causa palestinese. Un paese pronto alla guerra è un paese dove non c’è più spazio per la democrazia, dove chi denuncia ingiustizie e soprusi viene annullato. Proprio come in Israele anche in Italia misure sempre più punitive sono riservate ai movimenti: arresti, indagini, decreti di espulsione, Daspo, denunce e campagne diffamatorie.
Tutto questo avviene dopo mesi di mobilitazioni di massa che hanno attraversato il Paese, portando milioni di persone in piazza contro il genocidio e contro la complicità del governo italiano. È evidente il tentativo di spezzare quel movimento, colpendo le sue figure più visibili – in primis le associazioni palestinesi in Italia – e cercando di diffondere paura e isolamento. Ma è altrettanto evidente che la solidarietà con la Palestina non può essere repressa, perché nasce da un sentimento profondo di giustizia, umanità e rifiuto della guerra.
Ribadiamo con forza che *la solidarietà non è un reato*, che la resistenza non è terrorismo: il terrorismo è quello dello stato coloniale e genocida di Israele. Sostenere il popolo palestinese, denunciare l’occupazione e il genocidio in corso, raccogliere fondi per la sopravvivenza della popolazione di Gaza è per noi un dovere umano e politico.
Chiediamo la *liberazione immediata* delle nove persone arrestate, la fine della repressione contro le associazioni palestinesi in Italia e della censura, *la cessazione della complicità del governo italiano* con le politiche di guerra, occupazione e sterminio portate avanti dallo Stato di Israele.
 *Continueremo a stare dalla parte del popolo palestinese, senza arretrare di un passo, rafforzando le pratiche di solidarietà, informazione e mobilitazione.*
Altovicentino per la Palestina
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