Il 2 giugno 1946, gli italiani, e per la prima volta le italiane, vennero chiamati alle urne per decidere tra Repubblica e Monarchia e per eleggere i rappresentanti dell’Assemblea Costituente che avrebbe scritto la nuova Costituzione.
Sancita la Repubblica con il conteggio dei voti l’11 giugno, con uno scarto di circa due milioni di voti sulla Monarchia – partito per l’esilio il “re di maggio” Umberto II – l’Assemblea si riunisce per la prima volta il 25 giugno 1946.
Il 2 giugno viene proclamato come Festa della Repubblica nel 1948, mentre la parata militare di Via dei Fori Imperiali viene protocollata nel 1950, e si tiene tradizionalmente ogni anno, tranne nel 1963, per l’agonia di Giovanni XXIII.
Con la nascita della Repubblica Italiana, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, l’Italia volta pagina. Il referendum istituzionale, indetto per stabilire la forma dello Stato, vede la vittoria dei repubblicani con il 54,3% dei voti contro il 47,7% dei monarchici. Per la prima volta in Italia votano anche le donne. Il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica avviene in un clima di tensione tra polemiche sulla regolarità del referendum e accuse di brogli. Gli aventi diritto al voto sono 28 milioni: è la prima votazione nazionale a suffragio universale maschile.
Re Umberto II di Savoia lascia l’Italia da Ciampino diretto in Portogallo. Era stato luogotenente generale del Regno d’Italia dal 1944 al 1946 e re per poco più di un mese, dal 9 maggio 1946 fino al 18 giugno. Soprannominato, appunto, il Re di Maggio, Umberto accetta l’esilio.
Sarà Enrico De Nicola il primo Presidente della Repubblica italiana. Deputato al Parlamento a partire dal 1909 si ritira dalla vita politica durante gli anni del fascismo. Eletto all’Assemblea Costituente, diventa Capo provvisorio dello Stato il 28 giugno 1946, e dall’1 gennaio 1948 primo Presidente della Repubblica italiana. Nominato nel 1955 Giudice della Corte Costituzionale, De Nicola ne diventa primo presidente il 23 gennaio 1956, dimettendosi dalla carica il 26 marzo 1957. Muore il primo Ottobre 1959.
Ecco come lo storico Giovanni Sabbatucci interpreta la nascita della Repubblica italiana:
“Il referendum Istituzionale del 2 giugno 1946 vide una vittoria della Repubblica abbastanza netta (circa due milioni di voti di scarto), anche se non schiacciante. Questo esito, assieme ad alcune questioni di carattere formale relative all’interpretazione del decreto che fissava le regole del referendum, ha lasciato spazio a un lungo strascico di polemiche e di sospetti sulla genuinità e sulla legittimità dei quel risultato. Ma queste polemiche, in buona parte infondate, non basaste su dati di fatto, non sono riuscite mai a delegittimare la Repubblica. E questo per un motivo abbastanza semplice: se anche si fosse provato – e non è mai stato provato – che quel margine fosse inesistente o frutto di brogli, l’istituzione monarchica non si sarebbe salvata: la monarchia aveva identificato se stessa con la tradizione del Risorgimento, con i plebisciti, in sostanza con la nazione stessa e non avrebbe potuto sopravvivere se votata da metà degli italiani. Di questo – e del fatto che la dinastia dei Savoia pagava con quel voto le colpe non lievi di cui si era macchiata nel ventennio fascista – si resero conto lo stesso Re e la gran parte degli elettori che avevano votato monarchia. Per questo la Repubblica da allora non fu mai minacciata. E oggi quella del 2 giugno è forse la più popolare fra le feste nazionali”.
P.V.
