Se il progetto di sviluppo turistico dei Fiorentini proseguirà, non sarà certo coi voti della minoranza capeggiata dall’ex sindaco di Arsiero Tiziana Occhino che sul punto promette battaglia.

A scaldare gli animi del paese sede dell’Unione Montana Alto Astico, la presentazione avvenuta durante l’ultimo consiglio comunale del piano che dovrebbe entro il 2025 dare nuova vita al comprensorio dei Fiorentini in un macro progetto che vedrebbe, tra le altre cose, il ripristino ambientale dell’Area Fratte con la realizzazione di un nuovo impianto, la sostituzione della seggiovia di Monte Coston, nuove piste con relativi impianti di innevamento e una vasca di rilancio idrico in Val delle Lanze. Il tutto supportato da un congrua revisione della mobilità alternativa da e per le piste con realizzazione di parcheggi e il potenziamento delle ciclovie: non solo quindi un comprensorio attivo in inverno, ma ritenuto vincente anche per il periodo estivo con la riqualificazione dei sentieri storico – paesaggistici, la realizzazione di ecomusei all’aperto, il miglioramento di ippovie e percorsi attrattivi per gli appassionati di e-bike.

“Quando ho ricevuto l’ordine del giorno” – dichiara in un appassionato intervento il consigliere di opposizione Giovanni Busato – “ho pensato di essere tornato indietro nel tempo di oltre 20 anni quando, allora Presidente del CAI di Arsiero, scrissi una memoria riguardo al progetto presentato che, allora come ora, prevedeva degli interventi molto impattanti dal punto di vista ambientale ma anche culturale che però avrebbero avuto come contropartita un vigoroso sviluppo del turismo locale con vantaggi diretti e di indotto alle imprese locali e ai residenti .
Contemporaneamente il piano prevedeva interventi di miglioramento del territorio montano intervenendo su viabilità, malghe e sentieristica per promuovere un turismo soft e di albergo diffuso.

All’epoca già si obiettò che la costruzione di impianti di risalita e relative piste di sci non sarebbero state la soluzione allo spopolamento né un incentivo all’economia locale per evidenti motivi legati all’impatto ambientale, all’emergente richiesta di un turismo diverso e meno impattante, ai costi enormi di manutenzione, all’andamento delle condizioni nivologiche e al costo abnorme dell’innevamento artificiale tanto che, gli stessi impiantisti dell’epoca ammettevano grandi difficoltà di gestione risolvibili solo con costanti e corpose iniezioni di denaro pubblico ad appianare le perdite annuali delle società di gestione.

Al tempo il Piano fu finanziato per la costruzione degli impianti del Coston, della Valle delle Lanze e di Costa d’Agra mentre la società delle Fratte falliva rendendo ancor più evidente la mancanza di redditività dell’investimento.

Non solo: i danni ambientali, oltre all’apertura di piste e costruzioni di impianti di risalita, di per sé impattanti si tradussero con la distruzione di manufatti della Prima Guerra Mondiale per i quali si depositò un esposto alla Procura di Trento e, subito dopo, la Comunità Montana Alto Astico e Posina fu insignita della Bandiera Nera da Legambiente  – anno 2008 –  per i disastri combinati nella realizzazione del progetto.

Ad oggi, mentre la comunità mondiale si chiede come mettere rimedio al riscaldamento globale , all’inquinamento e al consumo e distruzione di territorio, noi siamo ancora qui a discutere di piste da sci e impianti di risalita”.

Affermazioni che non sentono le sirene di oltre 33 milioni di euro che pioverebbero sul territorio benchè spalmati nei vari progetti: progetti che sempre stando al piano presentato, una volta divenuti realtà non consentirebbero solo il recupero di un’area di pregio ora preda del degrado, ma a regime genererebbero un guadagno di circa 250mila euro annui.

“Nel 2017” – prende parola Tiziana Occhino sempre a nome del gruppo consiliare –  “fu approvata una delibera che prevedeva la firma di un protocollo d’intesa tra i soli comuni di Arsiero, Tonezza e Lastebasse. I primi due avevano da poco iniziato l’iter per proporre la loro fusione e c’era la necessità di riaprire un dialogo tra gli enti per la gestione condivisa del territorio montano dell’altopiano dei Fiorentini. La firma del protocollo d’intesa indicava la disponibilità a discutere di un piano fermo sul tavolo da anni, ma non significava in nessun modo essere pronti all’approvazione di quello specifico progetto che doveva passare per un lungo tavolo di discussione fino a giungere ad una proposta realmente condivisa, sostenibile e di sviluppo reale per gli enti, visto il fallimento della precedente esperienza. Non ci sto quindi a sentirmi dire che oggi sarei contraria ad una progettualità per la quale prima sarei stata favorevole: sono due cose assolutamente differenti. Quanto prospettato nell’ultimo consiglio, è un progetto vecchio, fallimentare già in partenza e che non crea nè occupazione locale, nè favorisce quelle politiche ‘green’ delle quali il nostro territorio tanto avrebbe bisogno: se poi la vogliamo mettere su un piano squisitamente economico solo un terzo dei 33 milioni di euro sarebbero destinati alla nostra Unione Montana mentre l’indotto poi generato ricadrebbe in buona misura solo in territorio trentino”.

M.Z.

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