Deve aver avuto un suono speciale l’organo che ieri pomeriggio ha riecheggiato maestoso tra le mura della Chiesa Arcipretale di Caltrano per salutare Alfredo Zordan, morto a 79 anni dopo una breve malattia accudito dai suoi cari.
Le note imponenti e inconfondibili sono infatti giunte da uno dei tanti strumenti a canne costruiti proprio dai suoi avi, famosi in tutta Italia proprio per la maestria che da oltre 170 anni li contraddistingue quali maestri organari.
Fondatore della nota famiglia organaria di Cogollo fu Giovanni Battista Zordan (1813-1896). Suoi successori furono i figli Francesco, che lavorò nella bottega del padre, Romano che nel 1887 aprì una fabbrica a Caltrano e Antenore che si unì inizialmente a Romano per poi intraprendere anch’egli un suo percorso autonomo a Cogollo.
Più di 700 le realizzazioni presenti in molte chiese di tutto il Belpaese: le iniziali impresse negli strumenti sono il marchio e la firma di un’arte preziosa quanto rara, fatta di tempo mai contato e sapiente dedizione.
La stessa che aveva nel dna anche Alfredo, accompagnandolo sino all’ultimo.
Una tradizione, quella organara, magari poco conosciuta benché nella vita di molti a incidere indelebilmente nella memoria i momenti più solenni ( e gioiosi) come ad esempio quello delle nozze ci sia stato proprio un organo.
Se ne va quindi un pezzo di storia artigiana, della gloriosa famiglia Zordan nota in tutto l’alto vicentino col soprannome “Violi”: restano invece le loro opere, vive anche grazie al talento di musicisti talvolta giovani quasi a testimonianza che davvero l’arte non muore mai.
Marco Zorzi
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