E’ grande lo sdegno a Cogollo del Cengio dove alcuni lettori hanno notato e segnalato anche alla nostra Redazione la situazione ad altissimo rischio di inquinamento ambientale riscontrata sotto le alte campate del Viadotto di Sant’Agata che collega Piovene Rocchette alla parte più settentrionale della vallata dell’Astico.

Lì dove tra l’altro nel 2011 venne scoperto il cadavere di Lucia Manca, la cinquantaduenne veneziana strangolata dal marito e occultata dallo stesso tra i rovi alla base dei plinti del ponte. Lì dove in seguito venne inaugurato un sentiero ciclopedonale che collega la zona industriale alla campagna di Cogollo, senza rischiare un azzardato attraversamento della trafficata SP 350.

In questo luogo, a pochi passi dalla millenaria pieve dedicata a Sant’Agata, in uno degli ultimi baluardi di verde incontaminato e pianeggiante di tutto il comprensorio, oggi si trovano decine e decine di fusti di latta lasciati incustoditi sotto le intemperie, buttati senza alcun criterio, alcuni senza coperchio, alcuni con residui di prodotto ancora all’interno, altri ancora almeno apparentemente nuovi. Prodotti che in modo molto evidente riportano pittogrammi indicanti l’infiammabilità del prodotto stesso, il pericolo per l’ambiente o ancora l’acuta tossicità del materiale contenuto.

In molti, nel segnalare lo scempio che quasi lascia sbalorditi per quantità e caratteristiche, hanno accostato tali rifiuti altamente pericolosi al vicino cantiere che dal 14 aprile scorso sta svolgendo una manutenzione straordinaria sul viadotto, lavori per oltre 1 milione di euro commissionati dalla Provincia di Vicenza e seguiti dall’area tecnica dell’ente stesso di concerto con la società Vi.Abilità Srl: nella zona infatti è sì presente una recinzione che delimiterebbe il cantiere menzionato, ma la stessa appare divelta e quindi accessibile a chiunque. Saranno quindi le autorità competenti a dover appurare l’origine e la presenza di questa discarica a cielo aperto, in una zona dove peraltro anche in passato non sono mancati gli abbandoni di rifiuti di varia natura, complice la zona comoda per accesso ma in buona parte oscurata alla vista almeno del traffico veicolare.

Ma mai prima d’ora si era assistito ad un fatto tanto grave ed esteso, un danno ambientale che al netto di un valore morale comunque non secondario potrebbe costare cifre a più zeri: tutto proprio in prossimità del dirupo sotto il quale scorre il torrente Astico e in una zona dove peraltro è presente una fauna ricca e variegata.

Una situazione che pone seri interrogativi sul degrado generale di una società che quotidianamente parla di salvaguardare l’ambiente e di tutelarlo nell’ottica di consentirci un futuro: quale futuro, viene laconicamente da chiedersi guardando il disastro che giace in bella mostra, quasi a sfregio e beffa di tante inutili parole. In attesa di identificare, si spera, l’autore del misfatto.

Marco Zorzi

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