Posina ha celebrato la fine del Centenario della Grande Guerra con 1.500 piatti di gnocchi, 4 quintali e mezzo di patate utilizzate ed un weekend ricco di emozioni, garantite dalla rievocazione storica del rientro a casa dopo la fuga causata nel 1916 dagli austro-ungarici.

In scena il ritorno degli sfollati durante il primo conflitto mondiale, mandati ‘in paese’ nel maggio del 1916 e rientrati a casa, nel piccolo comune di montagna solo dal 1919.

‘Fame e calsinasi’ il tema, che evoca il periodo più triste nella storia di Posina. Un evento toccante, che ha visto coinvolti bambini, giovani, ragazzi e adulti, che si sono calati nei panni dei posenati che tornano a casa dopo aver dovuto abbandonare tutto improvvisamente. Occhi sgranati, parole mozzate lungo il percorso che riporta a casa e commozione tra gli spettatori, molti dei quali venuti anche da fuori provincia e che non conoscevano i fatti storici. Un evento toccante, organizzato dal Comune e dalla Fondazione Vivi la Val Posina.

Lungo il corso principale del paese hanno sfilato, in abiti d’epoca, attori di ogni età. In scena le vite, distrutte, di allora che si apprestavano a mettere da parte i 3 anni vissuti lontano da casa per ritornare nelle loro abitazioni, o in quel che restava delle case (i calsinasi). Genitori, parenti, persone da sole. Ognuno con il fardello, qualcuno con un bambino piccolo tra le braccia, ignaro delle difficoltà vissute dai suoi genitori e pronto per una vita nuova di zecca, senza guerra, con la famiglia pronta a dare il meglio per ricominciare.

“Il nostro Centenario, ai piedi del Pasubio, si è concluso così, con tanta commozione nell’aver rivissuto in questi anni il periodo storico che più ha segnato la nostra vallata – ha commentato il sindaco Andrea Cecchellero – La rievocazione ha toccato il cuore dei partecipanti e dei presenti, ma ci sono stati momenti di svago molto piacevoli in questo weekend”.

In tipica tradizione posenate infatti, la Festa del Gnocco ha fatto assaporare il piatto tipico della zona, condito in molti modi, dal tradizionale ragù o burro e salvia ai sapori più elaborati. E per promuovere la Val Posina e chi vive e lavora, protagonisti sono stati anche la soppressa e la birra locali, rigorosamente marchiate ‘Val Posina’.

“Lo sfollamento dei civili  un aspetto poco conosciuto, non solo dai turisti o dai visitatori di passaggio, ma anche dai più giovani che vivono nel territorio – ha concluso il sindaco Cecchellero – E’ importante ricordare, è bello conoscere la propria storia”.

di Redazione Altovicentinonline

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