“L’autonomia di Luca Zaia e quella del ministro Francesco Boccia non hanno nulla in comune, ma senza l’autonomia delle regioni l’Italia si spaccherà in due”. Lo dice senza mezzi termini e senza paura di essere accusato di dietrologia Andrea Giovanardi, intervenuto a Posina ad una serata organizzata dal comitato Veneto Autonomo Subito per spiegare a che punto sia il tema tanto caro ai veneti, che dal quel 22 ottobre 2017 ad oggi è ancora ferma in stallo.

Il professore universitario dice convinto che sia l’unico sistema per responsabilizzare le regioni ‘sprecone’ e premiare (anche se con poco) le regioni virtuose.

Alla base, non ci sono i 9 decimi promessi da Zaia, né ci saranno chissà che risorse da trattenere in Veneto, ma c’è un percorso di consapevolezza, di razionalizzazione e di buona gestione, che con l’autonomia verrebbe stimolato anche da chi, oggi, non appena ha un problema va a bussare a Roma.

“Con l’autonomia, Roma sarebbe la penultima spiaggia, poi ci sarebbe l’Europa – ha spiegato Giovanardi – Ma la buona gestione partirebbe da vicino, dai Comuni, dalle Province, rispettando il principio di sussidiarietà”.

Nessuna secessione dei ricchi quindi, nessun ‘furto’ alle casse di altre Regioni, ma solo la spinta, per ogni singola regione, di amministrare al meglio le sue risorse, di non disperdere i soldi, di razionalizzare le spese. Un processo logico, facile, in pratica quello che ogni genitore insegna ai suoi figli. Ma dopo decine di incontri e due passaggi alla presidenza del Consiglio dei Ministri, l’autonomia non ha fatto nessun passo avanti.

Giovanardi mette in chiaro le cose: “Il successo dell’autonomia non è una certezza, sarebbe un esperimento, ma è un esperimento che va fatto a tutti i costi, perché il centralismo dello Stato italiano ha già dato prova di non funzionare e l’Italia, concepita come paese unico e indivisibile, non può continuare così”.

C’è un mantra che fa da sfondo e tiene unite le parole del professore thienese, rinforzandole man mano che vengono pronunciate. “Il faut cultiver notre jardin”, la famosa frase che Voltaire mise in bocca a Candide, nella sua dottrina ottimistica. “Nel migliore dei mondi possibili, ognuno deve coltivare il proprio giardino”.

Ed è questo il sunto sull’autonomia del Veneto e di tutte le altre regioni d’Italia, di quelle che l’hanno chiesta, che ce l’hanno o la potrebbero chiedere. Differenziarsi, per essere alla fine tutti uguali ed eliminare definitivamente le differenze. Membro della commissione trattante di Luca Zaia, federalista convinto, per il professor Giovanardi l’Europa stessa dovrebbe essere divisa in Regioni federali.

“La questione dell’autonomia ha riaperto la questione meridionale – ha continuato Giovanardi – Non perché i cittadini del nord vogliano tenersi i soldi, ma perché c’è un sistema che non si riesce a scardinare”. Per spiegare il concetto, il professore thienese cita Nicola Rossi, noto economista pugliese, secondo il quale “L’unico futuro possibile per le politiche territoriali, se si ha a cuore il Mezzogiorno, è l loro eliminazione tout court, almeno fino a quando, privata dall’acqua in cui vive e prospera, l’attuale politica locale unitamente alle rilevanti burocrazie locali e nazionali, non si saranno estinte e con esse la sottocultura che hanno contribuito a diffondere”.

Secondo Giovanardi, sarà proprio la mancanza di autonomia a spaccare l’Italia, perché “non può durare un sistema che drena risorse dai territori produttivi per destinarli a quelli non produttivi dove, nonostante l’intenzione ufficiale sia quella di usare i fondi per la crescita, in realtà le risorse vengono disperse e non viene messo in atto nessun processo reale di crescita”.

“Impresa si fa quando si rischiano i soldi – ha continuato Giovanardi – Non quando i soldi arrivano a pioggia e perdono perfino del loro valore, perché non sono costati fatica. L’autonomia che intendiamo noi, nonostante ci accusino di razzismo e di egoismo, ha lo scopo di riequilibrare il paese. Infatti, ad oggi, per contrastarci, abbiamo ricevuto moltissime critiche ma nessuna di queste è una critica seria, che ci imponga di riflettere e di elaborare un nuovo progetto. Sono critiche strumentali, ideologiche, che non portano a nulla. Il ministro Boccia dice che realizzerà l’autonomia, stiamo a vedere. Dice che serve una legge quadro, io non sono assolutamente d’accordo. E’ solo un modo per buttare in là la palla e prendere tempo. Comunque sono i politici a decidere, non i tecnici”.

Il Comitato Veneto Autonomi Subito e la questione Autonomia

La presenza di Giovanardi alla serata di Posina, è stata voluta dai membri del Comitato Veneto Autonomo Subito, che da oltre un anno si battono perché quel famoso ‘sì’ al referendum, gridato da oltre 2 milioni e 300mila veneti in gran paerte anche non leghisti, venga rispettato.

Oggi, lo sanno tutti che da quel 22 ottobre non è cambiato nulla e questo nonostante la Lega sia stata al governo, il suo leader Matteo Salvini sia stato ‘capo’ del paese e alle Autonomie e agli Affari Regionali ci fosse il ministro vicentino Erika Stefani.

Ben prima di spaccare l’Italia infatti, l’autonomia ha spaccato la Lega, soprattutto al nord, anche se nessuno dei leghisti che contano oggi sembra avere il coraggio di alzare la voce.

Ma c’è che ancora ci crede. “Il 22 Ottobre dovrebbe diventare una data storica per il Veneto”, ha commentato Marino Finozzi, ex assessore e consigliere regionale e uno dei membri fondatori del Comitato Veneto Subito.

Intanto le elezioni regionali si avvicinano e sarà curioso vedere, in casa Lega, se tra i candidati ci sarà qualche ‘vero’ autonomista o se saranno solo ‘autonomisti di facciata’.

Anna Bianchini

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