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Laghi. Si è spento a 105 anni l’ultimo sfollato della Grande Guerra: nacque, da profugo, a Montegalda

Chissà se nei suoi ultimi ricordi prima di chiudere gli occhi definitivamente e salutare una vita comunque intensa avrà avuto anche un pensiero per la sua Laghi. Si è spento all’età record di 105 anni raggiunti lo scorso novembre Felice Manzinello, residente a Trento ma figlio del piccolo comune valligiano.

A dare la notizia non senza un filo di sincera emozione, il Sindaco della città capoluogo della regione autonoma, Franco Ianeselli che lo ha ricordato con un post su Facebook ed una foto risalente appunto alla festa del suo ultimo compleanno.

Una notizia subito rimbalzata in terra veneta dove nel 1916 i suoi genitori furono costretti ad una fuga repentina dall’amata Laghi prossima ad essere invasa dall’esercito austro ungarico: un avviso “per partire subito” – così lo descrisse nel suo libro il parroco dell’epoca Don Mutterle – arrivato come un fulmine a ciel sereno nel pomeriggio del 18 maggio, senza dare la possibilità alla popolazione spaventata di raccogliere se non il minimo indispensabile e, in tanti casi, nemmeno quello. Come molti altri dal paese, anche i futuri genitori trovano quindi rifugio a Montegalda dove l’accoglienza fu, pur nelle umili disponibilità dell’epoca, particolarmente generosa. La stessa giunta e il municipio di Laghi vennero ospitati negli uffici comunali di Montegalda dove vi rimasero sino al 1918: Felice nacque da sfollato ma tornò a Laghi dopo la guerra dove il padre divenne uno stimato calzolaio. Ripartì infine, crescendo, per cercare fortuna altrove fino a giungere a Trento.

L’ultimo sfollato della Grande Guerra a Laghi, testimone involontario di un periodo di dolore, di terrore e di grandi incertezze, ma anche simbolo di una fratellanza tra i due comuni vicentini ancora oggi apparentati da sentimenti di fraternità e amicizia nati tra le macerie di una conflitto devastante, ma forse per questo ancor più capace di unire in nome di un’umanità che andava preservata. Legami solidi e sempre vivi, come ben raccontano i continui scambi tra amministrazioni e associazioni paesane.

Marco Zorzi