Come ogni anno, in occasione della festa di Santa Barbara, Lastebasse si raduna al suo sacello per celebrare la ricorrenza solenne della santa, protettrice di minatori, Vigili del Fuoco, artiglieri, artificieri e architetti.

Un luogo solenne per la piccola comunità, che si ritrova unita in un momento di serenità e allegria.

Il vecchio Sacello di Santa Barbara a Lastebasse, prima della guerra del 1915-’18, si trovava quasi di fronte attuale chiesetta, cioè lungo l’attuale stradina lievemente rialzata.

L’antico sacello fu distrutto completamente durante la prima guerra mondiale e non venne più ricostruito, anche perché secondo lo schema precedente non sarebbe più bastato per il paese.

Finita la guerra, il posto tornò a popolarsi più di prima, così che la necessità di un luogo sacro in onore della santa coinvolse tutta la popolazione, tanto che a pochi passi dall’area dell’antico sacello venne eretta in breve tempo l’attuale chiesetta.

La storia del sacello di Santa Barbara a Lastebasse è una storia di luci e ombre. Venne eretto in onore della martire onorata come protettrice di minatori, vigili del fuoco, marina militare, artificieri e genieri.

Secondo l’agiografia, Barbara, vissuta nei primi secoli d.C., era di una bellezza rara tanto che il padre, per tenerla lontana dallo sguardo degli uomini, l’aveva Santa Barbara1segregata in una torre dove la futura martire, studiando appassionatamente filosofi e poeti, capì che il paganesimo era una farsa. Convertitasi dunque al Cristianesimo, fece aprire nella torre una terza finestra in onore alla santissima Trinità ed immergendosi per ben tre volte nella piscina accanto, si battezzò. Venuto a conoscenza del fatto, il padre di religione pagana la volle uccidere, ma lei riuscì miracolosamente a fuggire. Catturata, venne seviziata e subì il martirio, mentre il padre moriva incendiato da un fulmine. Per questo le varie icone la ritraggono con la torre al piede e la palma in mano.

La storia vera del sacello di Santa Barbara di Lastebasse, nessuno è ancora riuscito a tracciarla definitivamente. Quel che è certo, è che i capofamiglia, rientrati dalle miniere, la festeggiavano insieme ai loro cari. Dopo varie ricerche si poté appurare che, al di là di qualche frammentaria descrizione, il luogo era un polo per la borgata che a quei tempi contava 162 persone. Questo perché le uniche notizie in grado di dare un’idea sommaria, sono a tutt’oggi soltanto quelle pervenute verbalmente di padre in figlio e che hanno comunque permesso di stilare le forme del Sacello eretto verso il 1750 in onore alla martire. La base era di 180 centimetri per 150 e l’altezza di 2 metri e 60. I muri erano intonacati con spigoli in pietra viva e il manto del tetto in legno era di rara natura. All’interno, un altarino a muro recava l’immagine della santa. Il pavimento era di lastroni in pietra levigata, mentre l’accesso avveniva dal selciato che portava al paese. L’unica finestra guardava l’osteria a pochi passi.

Domenico Giacon

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