Il Consiglio regionale del Veneto ha approvato a maggioranza la proposta di legge 189 relativa alla “Disciplina della viabilità silvopastorale”: serve ad aggiornare le modalità di circolazione “e quindi a consentire, a determinate condizioni, l’accesso” per “interventi emergenziali o di interesse pubblico, anche da parte di privati“. Le modifiche proposte “non mirano ad aumentare il traffico veicolare, ma ad aggiornare e a rendere più chiara la normativa vigente, e non riguardano l’attività venatoria”, spiegò Gianpiero Possamai, consigliere regionale di Lega-Liga veneta, in risposta agli allarmi dei Verdi (e non solo) sul fatto che si stessero ‘sdoganando’ le jeep dei cacciatori sui sentieri di montagna.
LA RASSICURAZIONE DELLA LEGA: NON CI SARÀ UNA INVASIONE, E LA CACCIA NON C’ENTRA
“Non ci sarà una invasione in queste strade”, ma si “offre una tutela in più a chi vi transita per interessi pubblici”, ha detto sempre Possamai. Il provvedimento consente “ai sindaci di autorizzare con un percorso legislativo più idoneo, offrendo maggior chiarezza e uniformità applicativa, gli interventi di interesse pubblico. Parliamo dei volontari che prestano supporto agli interventi di miglioramento ambientale e tutela della fauna; dei conduttori di cani da recupero, iscritti agli elenchi provinciali, su specifica chiamata; dei soggetti abilitati che operano per il contenimento delle specie selvatiche invasive, compresi i cinghiali, per accedere alle postazioni autorizzate dalla vigilanza provinciale”, ha elencato Possamai. Con l’ok a un emendamento dell’opposizione si sono aggiunti operatori, come quelli del Cai, per attività di manutenzione, ripristino e posa della segnaletica sui sentieri. “Le modifiche, quindi, non sono attinenti all’attività venatoria”, ha detto Possamai in risposta alle accuse dei Verdi.
E C’È CHI CHIEDE L’AUTOCERTIFICAZIONE
Per il consigliere del gruppo misto Stefano Valdegamberi è però “necessario regolamentare l’accesso alla rete viaria senza imporre vincoli irragionevoli”. Di qui la sua proposta di autocertificazione dei requisiti necessari per il transito. “Chiedo alla giunta regionale di sostenere questa modifica legislativa, introducendo metodologie semplificate per consentire ai mezzi impiegati nei lavori agricoli e forestali, silvo-pastorali, di vigilanza e antincendio, di assistenza sanitaria e veterinaria, nonché ai mezzi dei proprietari dei fondi e di chi debba transitare per motivi professionali. Vincolare con inutile burocrazia chi lavora in montagna disincentiva ancora di più le attività agricole in montagna, favorendo l’abbandono del territorio”.
I Verdi invece continuano a lanciare l’allarme: “Dalla legge regionale che consente ai fuoristrada dei cacciatori di scorrazzare tra i sentieri montani alla caccia-fai-da-te del ministro Lollobrigida, le destre confermano la loro vocazione contro gli animali e la passione per le armi da fuoco. La legge regionale approvata dalle destre in Consiglio regionale costituisce un vulnus per le nostre montagne, consentendo ai fuoristrada dei cacciatori di scorrazzare per i sentieri montani, così fragili e frequentati da escursionisti e villeggianti”, hanno avvertito i consiglieri regionali di Europa Verde, Renzo Masolo e Andrea Zanoni.
“Alcuni Sindaci hanno alzato la voce, nelle scorse settimane, contro questo provvedimento. Alla luce delle loro critiche e preoccupazioni- continuano- abbiamo presentato un emendamento, approvato, che fornisce ai primi cittadini il potere di limitare l’impatto di questa legge. Purtroppo, quanto votato in Consiglio regionale del Veneto rientra in una strategia complessiva di deregulation in materia di caccia, favorendo con ogni mezzo la lobby venatoria”.
FURENTE IL CAI: TRADITO RAPPORTO UOMO-AMBIENTE, HANNO VINTO INTERESSI DI BOTTEGA
“Con grande rammarico”, socie e soci del Cai Veneto, “a cui sta a cuore l’integrità e la conservazione dell’ambiente”, hanno preso atto dell’approvazione delle novità sulla “Disciplina della viabilità silvo-pastorale”. E non ci vanno giù teneri: “Nonostante la legge nel suo articolato contemplava già ampie deroghe al divieto di accesso delle strade silvo-pastorali per motivi di emergenza, di lavoro, di controllo della fauna selvatica e di cura delle proprietà, si è voluto, con un atto di arroganza, far prevalere l’interesse di pochi a danno di un ambiente fragile quanto prezioso“. Si doveva semmai fare il contrario semmai: “Limitare il traffico sulle strade silvopastorali in quanto questo crea un forte elemento di disturbo della fauna presente nei territori dove la strada transita e altera la particolarità del paesaggio montano.
Quello che rattrista è che ancora una volta si è tradito il rapporto tra uomo e ambiente, gli interessi di bottega hanno prevalso. Non si voluto affrontare un dialogo per l’ambiente ma per addomesticare la montagna. Renderla facilmente fruibile. Altro che sostenibilità”, tuona il Cai veneto. Che, assieme ad altre associazioni di protezione ambientale ha “lavorato con responsabilità ponendo la montagna, i suoi abitanti e la sicurezza degli escursionisti al primo posto. L’approvazione di queste modifiche sono un segnale allarmante che evidenzia la distanza di alcune forze politiche da chi vive e frequenta la montagna”.
