di Anna Bianchini

‘Pace ai nostri morti che sono morti in guerra per una speranza di pace. Pace ai morti di oggi, che spesso sono vittime di una politica che usa i soldi al posto delle armi’.

E’ qualcosa di simile a questo che si sarebbe voluto sentire ieri a Malga Zonta, durante la cerimonia per commemorare 14 partigiani e 3 civili uccisi nel 1944 dai nazi-fascisti per agevolare la via di collegamento tra Veneto e Trentino.

Invece l’unica cosa degna di nota e al passo con i tempi (che dal 1944 a oggi sono cambiati notevolmente), è stato il minuto di silenzio dedicato alla tragedia di Genova.

Evidenza che la storia non ha insegnato molto (perché gli studenti studiano solo quello che gli piace) ed ecco quindi la solita parata autocelebrativa, che grazie a commenti poco saggi e a foto di dubbio gusto, ha raggiunto (speriamo involontariamente) un solo e grande obiettivo: inacidire gli animi ed inasprire il già esagerato odio, tra i ‘fan’ di due fazioni politiche, con fasce tricolore che invece di fare da collante in un momento tragico per il paese, hanno diviso come un filo spinato.

Che di politica poi, oggi c’è ben poco purtroppo. Sarebbe stato curioso vedere Berlinguer, Almirante o De Gasperi, con un cellulare in mano intenti a farsi un selfie da postare su Facebook. Sarebbe stato sicuramente difficile vederglielo fare, perché la politica di allora era figlia del suo tempo, come lo è quella di oggi.

E gli elettori oggi sono veri e propri fan, mentre gli esponenti politici sono

novelli Celentano, che dal palco (e dai social purtroppo) inneggiano direttamente al pubblico, senza la supervisione di portavoce preparati e in grado di prevedere l’effetto azione-reazione.

Slogan facili, foto da rotocalco e accuse costanti al ‘nemico’. Niente mani tese, nessuna collaborazione con chi la pensa in modo diverso. E pensare quanto ce ne sarebbe bisogno.

E intanto il Paese cade a pezzi. Merito (spesso) di concessioni agli amici degli amici e a controlli ‘tolleranti’. Crollano le banche, i viadotti, i ponti, i tetti delle scuole. Le tasse (altissime, esagerate) degli italiani non bastano a far quadrare i conti e per giustificare lo sfruttamento nel mondo del lavoro, si usa il termine ‘liberalizzazione’.

Ma a farla da padrona negli eventi che contano (o che dovrebbero contare per dare il buon esempio) è ancora l’eterna lotta tra fascisti e antifascisti, come se fascisti e antifascisti (veri) fossero ancora qui. Come se la lingua italiana stessa non avesse subito un’evoluzione. Come se i tempi non fossero cambiati e gli esseri umani non avessero evoluto conoscenze e globalizzazione. Come se non ci fosse bisogno di politici in grado di colloquiare invece di insultare.

Il mondo oggi è preda di una stupidità dilagante (questa sì da combattere, facendo fronte comune). I tempi moderni parlano di tragedie continue, di disumanità estrema, di inquinamento e guerre tollerate in nome dell’economia.

E’ definitivamente arrivato il momento di fare un passo in avanti, di mettere da parte il passato e concentrarsi sul presente con l’obiettivo di costruire un futuro migliore.

E’ arrivato il momento di usare il tricolore per asciugarci, tutti insieme, le lacrime e riscaldarci in vista dell’inverno. Per trovare la forza di scampare alla distruzione di un paese glorioso, sede di cultura e arte, che ha già visto fazioni contrapposte sfidarsi e morire per costruire qualcosa di migliore.

Basta, con il perdere tempo a combattere nemici già morti che la storia stessa ha definito nel peggiore dei modi. E’ tempo di rimboccarsi le maniche per cambiare la politica moderna, che vive ancora di favori e raccomandazioni e sulle lotte tra fascisti e partigiani sguazza ancora, come un avvoltoio si ciba delle carcasse, perché uccidere un nemico in vita è decisamente più impegnativo.

Anna Bianchini

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