Una delle pagine più tragiche della storia repubblicana italiana raccontate da chi contribuì in maniera determinante a fermarla. Luciano Baglioni è l’ispettore di polizia che il 3 novembre 1994, assieme al collega Pietro Costanza, diede un primo nome ad uno dei componenti della famigerata “banda della Uno bianca” che si macchiò di 24 omicidi, 114 ferimenti e 103 azioni criminali in sette anni di attività.

In un auditorium delle “Rigotti” gremito di attenti spettatori, il sindaco Moreno Marsetti ha introdotto i lavori chiamando sul palco il collega Franco Bertagnoli, sindaco di Tonezza e commissario di polizia, che di Baglioni è amico fin dai tempi del servizio militare ad Alessandria di 44 anni fa. Introdotto da un filmato Rai sulle tremende gesta della banda, incalzato dalle domande del giornalista Ivano Tolettini, Baglioni è partito proprio da quella mattina di 29 anni fa, quando con il collega decise di appostarsi nei pressi di due istituti di credito aperti in una frazione di Rimini, possibili obiettivi dei sanguinari delinquenti.  Un’indagine che permise non solo di mettere le manette a sei elementi pericolosi, cinque dei quali appartenenti alla polizia, ma di collegare un filo fra un’estorsione del 1987 ai danni di un titolare di una concessionaria di auto, e le malefatte della banda che proprio da lì iniziò ad imperversare. E Baglioni era fra gli agenti che tentò di sventare quell’estorsione, finita con l’auto crivellata di colpi e poliziotti feriti gravemente. Le indagini, coordinate dal magistrato Daniele Paci, portarono ai sei arresti e a quattro condanne all’ergastolo.

Tolettini chiede all’ospite se la sua carriera ne trasse beneficio: ” Ricevetti un encomio e stop. Paci addirittura venne ostacolato nella sua carriera. Ovviamente sono felicissimo di aver contribuito alla cattura della banda ma il premio migliore è quello di essere qui con voi, a parlarne stasera”.

N.B.

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