“Siamo alle battute finali”. Erika Stefani, Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, è determinata e assicura che i cittadini veneti che hanno votato l’autonomia al referendum, avranno tutte le risposte che meritano.

47 anni, avvocato di Trissino, è in politica da vent’anni e in Lega da oltre 10. Le polemiche la sfiorano, senza toccarla più di tanto, perché è maggiore la consapevolezza di avere un mandato importante, per il quale ce la sta mettendo tutta. E a chi si chiede perché ci sia la sensazione che l’autonomia del Veneto vada troppo per le lunghe, lei rassicura: “Non ci è concesso sbagliare, per questo serve tempo. Io non accetterò nessun compromesso al ribasso”.

Ministro Stefani, a che punto è il programma di concessione dell’autonomia al Veneto? Il 15 febbraio, data fissata per il termine dell’intesa, che cosa succederà?

Siamo alle battute finali. Si susseguono incontri sia tecnici che politici per ultimare i documenti delle intese con Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna da portare in consiglio dei ministri entro il 15 febbraio.

In termini economici, quanti soldi avrà in più il Veneto rispetto a quelli che già ha?

Il Veneto tratterà tutte le risorse necessarie per espletare le funzioni e le competenze che saranno attribuite. Senza perdersi nei rivoli delle macchine statali, le risorse saranno gestite con maggiore efficienza e responsabilità generando risparmi che saranno ridistribuiti.

Nei vari programmi presentati dal governo, vediamo molti ‘cavalli di battaglia’ in fase di approvazione-definizione: reddito di cittadinanza, lotta all’immigrazione, pensioni… tutte cose che sono sul tavolo fin dall’insediamento del governo. Perché dell’autonomia si parla solo per annunciarne i posticipi?

Lei elenca cose fatte dimenticandosi la legge sulla legittima difesa che sta giungendo a compimento. Sull’autonomia, è una sua interpretazione. Io vedo invece un governo che giorno dopo giorno spunta una voce del programma di governo. Autonomia compresa. Dal referendum è passato poco più di un anno, dall’insediamento del governo neppure otto mesi e stiamo già ultimando i documenti delle intese sull’autonomia.  Vi sfido a trovare altri casi dove un governo abbia dato una risposta così forte e celere a un referendum popolare.

Quali sono i veri ostacoli per la concessione delle autonomie regionali? Luca Zaia aveva detto chiaro e tondo che il suo documento era pronto per tutte le 23 competenze.

Non ci sono ostacoli ma stiamo scrivendo un nuovo modo di intendere il rapporto tra lo Stato e le Regioni. E’ un percorso istituzionale che mai si era seguito prima. Sbagliare non ci è concesso per questo preferiamo prendere tutto il tempo che è necessario per fare le cose per bene.

In campagna referendaria, la situazione post autonomia veniva presentata come simile allo statuto speciale, il Veneto veniva paragonato al trentino Alto Adige. Di che forma di autonomia si parla ora?

Le autonomie speciali e il regionalismo differenziato sono diverse sia sul piano costituzionale che normativo. Ad ogni modo nell’effetto pratico in entrambi i casi ci sono competenze esclusive che sono esercitate dalle Regioni.

Non si sente più parlare di ‘residuo fiscale’. Di cosa si parla oggi quando discutete di autonomia? Di quali soldi?

Si parla del costo storico come base di partenza in attesa della definizione dei costi e dei fabbisogni standard che dovranno essere definiti entro un anno dall’approvazione della legge sull’autonomia e applicati in circa cinque anni. All’esito di ciò le Regioni tratteranno sul territorio le risorse necessarie per svolgere le funzioni. Se questo non è residuo fiscale…

Il Governatore Luca Zaia ha sempre parlato di 23 competenze, ora di quante si parla?

Le competenze che possono essere concesse sono tutte quelle previste dall’articolo 116 della Costituzione terzo comma.

Parlando di Sanità, il Veneto non è già autonomo? Perché si sente parlare di “paletti da parte del ministro della Sanità all’autonomia della Sanità veneta”?

Tutte le materie che le Regioni possono richiedere sono già concorrenti. Le richieste aumentano gli spazi di autonomia in base alla declinazione che viene fatta sulla singola competenza. Una buona parte della Sanità è già gestita dal Veneto. Il ministro Giulia Grillo ha fugato i suoi dubbi e ha garantito piena collaborazione.

Per quanto riguarda l’Istruzione, il personale rimarrebbe a carico dello stato o passerebbe alla Regione?

Come ho già detto più volte è in corso una trattativa tra lo Stato e le Regioni. Le puntualizzazioni sulle richieste per le singole materie saranno note alle sottoscrizioni delle intese.

E’ stato lo stesso Luca Zaia a lanciare l’allarme di un’autonomia che non è quella promessa in campagna elettorale. Il governatore infatti aveva detto “non firmerò un’autonomia annacquata”. Di che ‘annacquamento’ parla? Che paure ha? Ha ragione ad avere queste paure?

A me non risulta. Le dichiarazioni del presidente Zaia erano semplicemente un invito, invece le drammatizzazioni sono solo ricostruzioni. Detto questo, premesso che non posso rispondere per conto del Governatore, quello che posso dire è che stiamo lavorando in piena sinergia e che io porto avanti gli interessi delle Regioni. Nemmeno io voglio accettare compromessi al ribasso.

Luca Zaia diceva che con l’autonomia sarà possibile trattenere in Regione fino ai nove decimi delle tasse riscosse in Veneto. Questi soldi, che ora vengono distribuiti sul territorio nazionale, sbilancerebbe ovviamente i bilanci delle regioni più povere. E’ questo uno dei problemi che causano il rallentamento del progetto di concessione dell’autonomia?

Non mi risultano rallentamenti e non ci sarà nessuno sbilanciamento.

I veneti, che sono accorsi in massa a votare per il referendum, hanno votato quello che state discutendo oggi o hanno votato un qualcosa che non si potrà mai realizzare?

I Veneti hanno votato per dare la possibilità alla regione di chiedere ulteriori forme e condizioni di autonomia e noi stiamo facendo proprio questo.

In qualità di Ministro competente per la materia, Lei che cosa promette ai veneti?

Di rispettare la loro volontà espressa attraverso il referendum del 22 ottobre.

Anna Bianchini

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