Due femminicidi in pochi giorni in Provincia di Vicenza e una sequela di fatti orrendi che ha colpito l’Italia intera. La regione Veneto riunisce lunedì un nuovo tavolo di coordinamento regionale per la prevenzione e il contrasto alla violenza contro le donne.

Nel frattempo, in Alto Vicentino, le bandiere dei municipi sono state issate a mezz’asta, in segno di lutto, dopo che le amministrazioni hanno raccolto l’invito di Francesco Rucco, presidente della Provincia, di unirsi tutto nel gesto simbolico.

“Siamo di fronte a una sequela di tragedie orrende con l’unico comun denominatore della violenza sulle donne, con conseguenze umane e sociali drammatiche anche per le famiglie e in particolare per i bambini, che spesso ne vengono coinvolti, come nell’ultimo caso accaduto nel vicentino. Dobbiamo fare di più”; ha sottolineato Manuela Lanzarin, assessore regionale a Sanità e Sociale.

In Veneto sono 26 i Centri Antiviolenza (3 in Provincia di Vicenza) e 27 le Case Rifugio (3 in Provincia di Vicenza).

“Mi aspetto un confronto a tutto campo e risultati improntati alla concretezza – ha detto l’assessore – Per questo non è un caso che al termine della riunione del Tavolo, presenti i suoi componenti, si aprirà un momento di confronto con tutti i soggetti promotori e gestori dei Centri Antiviolenza, degli Sportelli di Ascolto e delle Case Rifugio, nonché dei Centri per autori di violenza”.

Il Tavolo svolge i seguenti compiti: formula annualmente proposte alla Giunta regionale in ordine alle azioni e agli interventi di cui alla presente legge; svolge attività di consulenza nei confronti degli organi regionali e si raccorda con gli enti pubblici, le associazioni, gli enti privati e le aziende Ulss che adottino progetti o sviluppino iniziative a sostegno delle finalità della presente legge; promuove e coordina il monitoraggio e le analisi dei casi e delle tipologie di violenza contro le donne avvenuti nel territorio e la loro elaborazione al fine di individuare le aree a maggiore rischio; promuove e coordina il monitoraggio delle azioni e delle iniziative di prevenzione e contrasto alla violenza contro le donne e di sostegno alle vittime, ivi comprese le azioni e le iniziative delle strutture di accoglienza e dei centri di riferimento attivi nel territorio e la sensibilizzazione negli istituti scolastici e universitari; mantiene gli opportuni collegamenti con la rete nazionale antiviolenza del Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Anche il Comune di Thiene aderisce all’appello lanciato dal Presidente della Provincia, Francesco Rucco, per esporre le bandiere a mezz’asta e lanciare un forte segnale di sensibilizzazione generale di fronte all’ennesimo caso di femminicidio.

Il sindaco Giovanni Casarotto ha dichiarato: “Fermiamo questa strage. Non possiamo restare indifferenti: come uomini e donne, come cittadini, come membri della società civile, con diversi ruoli e differenti responsabilità, è tempo di porre primaria attenzione all’imperversare di questa violenza inaudita che ogni giorno accresce il novero delle donne uccise, nella maggior parte dei casi per motivi economici o passionali, laddove di amore, che arriva a cancellare l’altro, non c’è traccia. Credo sia tempo davvero di farci domande su quale modello di essere umano e di amore stiamo ponendo a fondamento della nostra società e iniziare a reimpostare, a partire da qui, educazione e formazione in famiglia, nelle scuole, nel lavoro”.

“Si tratta di un gesto simbolico che, con altri sindaci della Provincia, abbiamo deciso di condividere per opporci fermamente alla violenza sulle donne, che purtroppo troppo spesso sfocia in tragedie irreversibili. Nell’ultima settimana in Italia ci sono stati sei femminicidi, due nel Vicentino – ha dichiarato il sindaco di Schio Valter Orsi – Oltre a condannare, però, è necessario mettere in atto politiche concrete che promuovano la cultura del rispetto e che sostengano le donne vittime di violenza”.

Monte di Malo aderisce all’invito del Presidente della Provincia, Rucco – ha detto il sindaco Mosè Squarzon – Bandiere a mezz’asta per solidarietà a seguito indegni e criminali episodi di femminicidio. Oltre a questo, chi conosce situazioni a rischio denunci. Chi è deputato ai controlli controlli. Chi ha il compito di giudicare giudichi. Chi ha il compito legislativo legiferi. Pene certe e proporzionate, basta sconti e premi. Dimenticavo, siamo in Italia, Paese specializzato in pianti a dirotto a tragedie avvenute”.

Assieme ai sindaci della Provincia, bandiere a lutto anche nel Comune di Zugliano quale segno di dolore per gli ultimi episodi di violenza omicida nei confronti di due giovani donne del territorio vicentino. “Dolore e rabbia si devono necessariamente coniugare in azione e sensibilizzazione da parte delle istituzioni – ha commentato il primo cittadino Sandro Maculan – Necessaria una ferma condanna a fianco di un’indispensabile azione di cambiamento culturale. Partiamo dal linguaggio e dalla comunicazione per poi mettere in atto comportamenti coerenti, soprattutto noi maschi. Dobbiamo davvero tutti far crescere la cultura del rispetto”.

“Purtroppo la notizia che ci ha colti ieri è un altro colpo che ci fa chiedere dove stiamo andando – ha sottolineato Armando Cunegato, sindaco di Recoaro Terme, che invita tutti ad indossare qualcosa di rosso in segno di vicinanza alle donne – Non bastavano i cori sessisti allo stadio di Genova domenica scorsa, rivolti ad una giovane intenta a fare il proprio lavoro in campo. Non bastava l’orrore dell’omicidio di Noventa. Ora si aggiunge questa giovane vita interrotta alla drammatica conta dei femminicidi, ben 83 da inizio anno in Italia. Anche a Recoaro oggi sventoleranno bandiere a mezz’asta, ma quello che serve più di tutto è un serio e deciso impegno per fermare questa violenza contro le donne. Ancora una volta si riduce quella che è a tutti gli effetti un ‘essere speciale’, per dirla con le parole di Battiato, ad un oggetto da svilire e distruggere, anziché prendercene cura per la sua preziosità.

La donna è la vera forza di questo mondo alla deriva: compagna, madre, figlia, ma soprattutto lottatrice.

Come possiamo parlare ancora di ‘sesso debole’, e sminuirne costantemente le peculiarità, quando le donne sono quella ragazzina caparbia che urla in faccia ai leader mondiali del loro disinteresse per il pianeta, sono le centinaia di atlete che hanno conquistato medaglie alle Olimpiadi e Paralimpiadi, sono le donne afgane che stringono i denti e chiedono ancora diritti e libertà, sono le mamme che stringono i loro figli e si avventurano in un viaggio su barchette improvvisate verso un sogno di libertà che spesso finisce solo in fondo al mare? Quale futuro possiamo volere se non proteggiamo chi quel futuro può metterlo al mondo? Recoaro quindi dice ancora no alla violenza sulle donne e basta femminicidi. Invitiamo tutta la cittadinanza ad unirsi simbolicamente in una riflessione indossando qualcosa di rosso, colore scelto per questa lotta in difesa di tutte le nostre madri, compagne, figlie, amiche”.

A.B.

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