“Siamo soddisfatti: lo sciopero indetto dalle nostre sigle sindacali, SMI e SNAMI, ha riscontrato una buona adesione. Nostro malgrado, più di 500.000 cittadini veneti, nelle giornate del 13 e 14 aprile 2023, sono rimasti senza medici di famiglia, impegnati a far rispettare democraticamente i propri diritti, secondo le normative vigenti per la categoria, a causa di una Regione che ignora le nostre richieste> così  Liliana Lora, Segretario Regionale SMI e Salvatore Cauchi, Segretario Regionale SNAMI Veneto.

 “Nel ringraziare tutti i colleghi iscritti ci corre l’obbligo di allargare il nostro grazie anche a quanti, pur aderendo ad altri sindacati o non essendo iscritti a nessuna sigla sindacale, hanno sostenuto le nostre idee e hanno scioperato con noi, e sono stati molti. È un piacere e un onore capire di rappresentare istanze trasversali e prestare la nostra opera per far sentire le problematiche di tutti i medici”.

“Speriamo che questa nostra azione sfoci in una convocazione e che le recenti dichiarazioni del Presidente Zaia, riguardo all’apertura nei confronti della categoria, si concretizzino in una reale azione che attendiamo e abbiamo richiesto a più riprese, ma che per ora non c’è”.

I motivi dello sciopero

“A tutto questo si aggiunge che non vi è stato nessun rinforzo degli organici ospedalieri, del numero dei posti letto, dei Dipartimenti di assistenza territoriale, dei Sisp, già sottodimensionati in periodo pre Covid, con conseguente aggravio per l’attività della medicina generale. Non viene riconosciuta, inoltre, l’attività svolta dai medici di medicina generale e pediatri di libera scelta nella gestione dei pazienti sul territorio e nella moltiplicazione di inappropriati carichi di lavorativi. Persiste invece un atteggiamento costantemente impositivo, di controllo, di natura inquisitoria”, spiegano ancora da Smi e Snami Veneto.

Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, commentando lo sciopero, si è detto disponibile al dialogo.

di Redazione AltovicentinOnline

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