Qualche settimana fa, l’appello lo aveva lanciato il famoso metereologo e vicesindaco Marco Rabito, ora rifugi climatici, riorganizzazione urbana, stop alla cementificazione e accesso gratuito ai climatizzatori sono tra gli strumenti richiesti dal sindacato Cgil per affrontare quella che non è più un’emergenza occasionale, ma una nuova normalità estiva.
A giugno in Veneto si sono registrati in media 3,4 gradi in più rispetto allo stesso periodo del 2024 e l’aumento delle temperature può far soffrire parecchio molti anziani, teme il sindacato dei pensionati della Cgil, lo Spi. Tanto che la sigla ha deciso di attrezzarsi per quella che chiama contrattazione climatica sociale. Vuol dire andare a discutere di interventi come rifugi climatici, riorganizzazione verde dei centri cittadini, fornitura gratuita e temporanea di climatizzatori. “Tutti elementi che possono essere centrali nell’ambito della contrattazione sociale. Perché ormai il climate change è una certezza, come le temperature sempre più roventi che si registrano d’estate e che possono diventare una vera e propria emergenza soprattutto per le fasce più fragili della popolazione, anziani in testa”, dice lo Spi. L’estate è un periodo “molto delicato per gli anziani- analizza Nicoletta Biancardi, segretaria Spi del Veneto– da sempre chiediamo attenzione per quelli che vivono soli, perché in questi mesi il rischio isolamento ed emarginazione è molto elevato. Visto però che la crisi climatica è una realtà con cui dobbiamo convivere e dato l’aumento delle temperature registrate a giugno, la contrattazione climatica deve entrare stabilmente nell’ambito della negoziazione sociale con sindaci, assessori e Ulss”. A partire dalla organizzazione delle città “dove il problema è più drammatico. È necessario- indica Biancardi- intervenire sulla cementificazione con asfalti drenanti, meno pavimento e più verde, energie rinnovabili per la mobilità pubblica. Va prevista una riprogettazione che permetta l’adattamento delle città alle nuove temperature”. Lo Spi suggerisce anche rifugi climatici, zone dove, chi non ce l’ha, può godere del conforto dell’aria condizionata. Ecco dunque i punti per le prossime piattaforme di contrattazione sociale.
Lo Spi intende muoversi in questa direzione perchè, evidenzia, in Veneto il caldo estremo può rappresentare “un vero e proprio pericolo soprattutto per un terzo degli ultra75enni residenti sul territorio”. Cioè, circa 200.000 soggetti seguiti per problemi che vanno dallo scompenso cardiaco all’asma fino al diabete. Sono queste, infatti, le principali cronicità che, con temperature elevate, possono creare complicazioni, purtroppo anche letali. I conti li ha fatti lo Spi, sindacato dei pensionati della Cgil, senza dimenticare i circa 300.000 ultra75enni che vivono potenzialmente da soli, perché vedovi, divorziati o celibi-nubili e, più in generale, per tutti i 315.000 over 65 non autosufficienti residenti in Veneto. Le malattie croniche, purtroppo, sono uno dei principali problemi per gli anziani, alcuni dei quali presentano anche due o più cronicità. I dati della Regione dicono che, nel 2023, c’erano 56.215 over 75 seguiti dalle strutture sanitarie per scompenso cardiaco (circa 25.000 uomini e 31.000 donne); poco meno di 130.000 (circa 75.000 uomini e 65.000 donne) quelli seguiti per diabete e 13.700 (circa 5.000 uomini e 8.800 donne) per asma. Ecco quindi le 200.000 persone, un terzo degli ultra75enni veneti, prevedendo, per comodità, che nessuno di questi sia in cura per due o più malattie croniche. Quanto agli anziani soli da monitorare, in Veneto se ne contano circa 300.000, 65.000 uomini e 235.000 donne
