Ritardi nei pagamenti, famiglie lasciate nell’incertezza, e strutture educative private in difficoltà economica: è questa la situazione allarmante che emerge in Veneto a seguito dei nuovi criteri per l’erogazione del bonus nido, introdotti con effetto retroattivo per il 2024.
A sollevare il caso è stata Assonidi Veneto, l’associazione di categoria dei servizi educativi privati, attraverso la voce della presidente Elisa Pisani, che ha lanciato un vero e proprio grido d’allarme. I nuovi criteri imposti da INPS prevedono che il contributo venga riconosciuto esclusivamente al genitore che ha sostenuto effettivamente la spesa, criterio che ha portato a ritardi nei pagamenti e in diversi casi alla mancata erogazione del rimborso atteso da molte famiglie.
L’effetto domino è stato immediato: molte famiglie non sono riuscite a saldare le rette degli asili, con gravi ripercussioni sulla liquidità dei gestori dei servizi educativi privati, che ora faticano a garantire stipendi, bollette e continuità dei servizi.
A delineare la gravità del quadro è Vanessa Camani, capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale e prima firmataria di un’interrogazione sottoscritta da tutto il gruppo dem. “Se una famiglia presenta domanda per il bonus, lo fa perché ne ha bisogno — ha dichiarato Camani —. Lasciare le famiglie nell’incertezza per mesi significa metterle in difficoltà, facendo ricadere su di loro le inefficienze del sistema”.
Il timore è che, senza interventi rapidi e mirati, il sistema di welfare educativo regionale per la prima infanzia possa collassare, con ricadute drammatiche per bambini, famiglie e lavoratori del settore.
Nell’interrogazione rivolta all’assessora regionale al Sociale, il gruppo del Pd chiede: un’azione decisa presso Governo e Inps per chiarire e rivedere l’applicazione retroattiva delle nuove regole; interventi urgenti di natura finanziaria o sostegni transitori a favore delle strutture accreditate, per scongiurarne la chiusura; un monitoraggio costante della situazione da parte dell’Assessorato, con raccolta di dati aggiornati sulle difficoltà dei gestori e garanzie per la tutela del sistema educativo integrato, che vede nella rete privata un pilastro fondamentale.
“La Regione non può trattare questa vicenda con superficialità,” ha aggiunto Camani. “Servono tempi certi, procedure trasparenti e risposte immediate per chi ha diritto al sostegno. Non possiamo permetterci che venga messo a rischio un pezzo fondamentale del nostro welfare”.
Nel frattempo, famiglie e gestori restano in attesa, in un clima di crescente preoccupazione. E con settembre alle porte, il rischio concreto è che molte strutture non riaprano.
