Il cemento continua a mangiare la terra. Il consumo di suolo in Italia accelera alla velocità di 2,4 metri quadrati al secondo, pari nel 2022 a ben 77 km quadrati, quasi due terzi dei quali sono stati sottratti all’agricoltura nazionale. E Vicenza non fa per niente meglio, ma è in linea con i dati regionali.

Dopo il 2017, anno in cui il Veneto spiccava a livello nazionale, stando ai dati Arpav, con un valore di consumo netto pari a 1137 ha (più del doppio del Piemonte che con 537 ha risultava al secondo posto), nel 2021 sembra confermarsi a livello regionale un’inversione di tendenza, che riporta il valore del consumo, seppure su livelli sempre elevati, in linea con le altre regioni della pianura padana. Si parla, comunque, di un consumo di suolo di oltre 800 ettari l’anno.

Si tratta di un processo che prosegue ininterrottamente da decenni, con il risultato che a causa della cementificazione e dell’abbandono, secondo l’analisi della Coldiretti, l’Italia ha perso quasi un terreno agricolo su tre nell’ultimo mezzo secolo, con la superficie agricola utilizzabile che si è ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari ed effetti sulla tenuta idrogeologica del territorio e sul deficit produttivo del Paese e la dipendenza agroalimentare dall’estero.

“Per effetto delle coperture artificiali il suolo – spiega Coldiretti Vicenza – non riesce a garantire l’infiltrazione di acqua piovana che scorre in superficie, aumentando la pericolosità idraulica del territorio. L’effetto è che la maggior parte dei comuni hanno parte del territorio in aree a rischio idrogeologico per frane ed alluvioni, anche a causa del cambiamento climatico in atto, con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di eventi violenti, sfasamenti stagionali, il rapido passaggio dal sole al maltempo e precipitazioni brevi ed intense”.

La perdita delle campagne pesa anche sull’approvvigionamento alimentare del Paese in un momento in cui peraltro l’incertezza e la guerra sta provocando difficoltà negli scambi commerciali favorendo le speculazioni. “Occorre accelerare sull’approvazione della legge sul consumo di suolo, che giace da anni in Parlamento e che potrebbe dotare l’Italia di uno strumento all’avanguardia per la protezione del suo territorio. Ma per il momento è indispensabile che il suolo disponibile – conclude Coldiretti Vicenza – venga gestito oculatamente, previlegiando la produzione agricola e riutilizzando gli edifici dismessi, anziché realizzarne di nuovi. Stop alle “piantagioni” di pannelli fotovoltaici, in quanto la terra serve per produrre cibo, quindi vita, mentre è possibile allo stesso fine impiegare i tetti di stalle e cascine”.

I dati nazionali

Perso il 30% dei terreni coltivabili

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