Quasi un’azienda su tre del Terziario di mercato vicentino evidenzia un peggioramento del proprio stato di salute nel corso del primo semestre del 2025, con cali di fatturato e utile, che per un’azienda su cinque hanno anche portato ad un livello di liquidità “critico”. Ciò nonostante l’occupazione rimane stabile e anzi si segnala ancora il problema della carenza di personale, soprattutto nel settore turismo e ristorazione.
È quanto emerge dall’Osservatorio Economico-Occupazionale di Confcommercio Vicenza riferito al periodo gennaio-giugno 2025, elaborato sulla base di un questionario compilato da circa 300 aziende del commercio, turismo e servizi della provincia. “Un focus – è il commento di Nicola Piccolo, presidente di Confcommercio Vicenza – che fa emergere alcune criticità, soprattutto nei settori del dettaglio prodotti per la persona, che comprende anche l’abbigliamento-calzature e nei prodotti per la casa. Le nostre imprese si dimostrano comunque particolarmente resilienti, perché nonostante una congiuntura poco favorevole, l’86% di chi ha risposto al questionario evidenzia uno stato di salute complessivo “discreto” o “ottimo-buono”, diviso equamente tra i due giudizi”.
Uno stato di salute che è, come si diceva, comunque peggiorato in questo primo semestre per il 31% delle imprese interpellate, con picchi del 40% per i negozi di prodotti per la persona e per quelli di prodotti per la casa. Tra gennaio e giugno, poi, il 36% delle aziende del Terziario vicentino ha segnalato un calo dei fatturati rispetto allo stesso periodo del 2024. Anche qui spicca di più l’andamento negativo dei settori dettaglio persona (flessione segnalata dal 41% delle imprese) e casa (50%), cui si aggiunge anche l’ingrosso (44%). Secondo l’Osservatorio, solo il 19% delle aziende vicentine del Terziario hanno invece visto in aumento il fatturato, mentre per il 45% è rimasto invariato. Cala anche l’utile, segnalato in diminuzione dal 39% delle imprese interpellate, con il 31% che ha anche notato una flessione nel numero dei clienti.
Tra i settori che “macinano” risultati più positivi c’è il turismo-ristorazione: qui solo il 22% ha notato un peggioramento del proprio stato di salute nel primo semestre; il fatturato è aumentato per un’impresa su 4 (26%) e rimasto invariato per il 50%.
L’Osservatorio di Confcommercio Vicenza rileva, poi, criticità sul fronte della liquidità: al 30 giugno, il 20% delle imprese la riteneva insufficiente per affrontare le spese correnti; nelle ultime rilevazioni il dato si è sempre attestato attorno al 15%.
Relativamente alle cause di una congiuntura poco favorevole, l’Osservatorio si focalizza su due aspetti. Prima di tutto l’aumento dei costi aziendali, patito dal 77% delle imprese “sondate” (con quasi un’impresa su 10 che evidenzia aumenti superiori al 20%). Altra criticità è le difficoltà osservata tra la clientela, che il 58% delle aziende ritiene “marcata” e il 27% “leggera” (solo il 15% non vede difficoltà). “È un segnale chiaro che l’attuale incertezza dello scenario economico sta avendo i suoi effetti – è l’opinione del presidente Piccolo –. E anche quei consumatori che non hanno avuto conseguenze dirette dal rallentamento generale del ciclo economico sono comunque molto più prudenti nelle spese”. Non a caso, alla domanda contenuta nel questionario se “l’attuale situazione geopolitica (incertezza, crisi, guerre) influenza negativamente i consumi della clientela”, il 70% delle aziende interpellate risponde di sì.
Notizie positive arrivano però dal fronte occupazionale: nel primo semestre di quest’anno solo il 12% delle aziende consultate dall’Osservatorio ha dichiarato di aver diminuito il personale, contro il 21% che lo ha aumentato e il 67% che lo ha lasciato invariato. E nelle previsioni fino a fine anno, il 94% non prevede licenziamenti, mentre il 32% farà anche nuove assunzioni. In questo senso è il turismo-ristorazione il settore più dinamico: qui il 41% delle aziende prevede di assumere, anche se poi la difficoltà nella ricerca di addetti interessa l’83% di bar, ristoranti e strutture ricettive.
“La stabilità sul fronte occupazionale delle nostre imprese è un segnale di fiducia nel futuro, ma servono interventi concreti che aiutino la ripresa dei consumi interni – conclude il presidente di Confcommercio Vicenza -. Una recente ricerca della Confederazione nazionale ha evidenziato come la riduzione della spesa delle famiglie sia collegata al peso delle così dette “spese obbligate”, in primis bollette e tasse. Ora che l’inflazione sembra tornata sotto controllo – continua il presidente Piccolo – bisogna pensare al rilancio dei consumi attraverso la tanto attesa riforma del sistema fiscale a partire dall’Irpef, sfruttando al meglio la maggiore disponibilità di reddito garantita dai rinnovi dei contratti collettivi di lavoro, quelli – intendo – realmente rappresentativi e non certo quelli “pirata” in dumping, un fenomeno che va contrastato con forza”.
