“Il picco del Coronavirus in Veneto sarà il 15 aprile, restate in casa”. Non tentenna Luca Zaia, presidente del Veneto, che in una intervista a Rete Veneta si è confrontato con i telespettatori che potevano fare domande in diretta e si è detto “molto preoccupato per la salute dei veneti”.

I toni pacati sono quelli di sempre, ma si è aggiunta da qualche giorno una serietà che trapela dal volto e dalle espressioni del governatore, che si è trovato a cambiare atteggiamento davanti all’evoluzione del virus sconosciuto.

I conti da fare ora, nella Sanità veneta, non sono facili e Zaia si trova a dover ‘testare’ in prima persona la ‘sua eccellenza’, sapendo però che gli ospedali sono al limite del collasso e c’è il rischio di doverli svuotare per farvi accedere solo pazienti malati di coronavirus.

“Il virus è sconosciuto, non abbiamo la sfera di cristallo – ha detto – Ma finora le proiezioni matematiche non hanno sbagliato e se le cose continuano così, il picco sarà il 15 aprile”.

Virus sconosciuto

“Il coronavirus è come un mare in tempesta – ha sottolineato Zaia – Al momento in veneto ci sono 1300 casi, 32 decessi, 83 persone ricoverate in terapia intensiva, cioè intubate perché i loro polmoni non funzionano. La cosa buffa è che gli specialisti non conoscono il virus, invece sui social si trovano tutti i ‘premi Nobel’ che ne discutono. Non possiamo buttarla in bisboccia, la situazione è seria”.

Mascherine ‘made in Veneto’

Dopo settimane di accuse, con messaggi rimbalzati sui social che accusano la Regione Veneto di non avere acquistato mascherine in tempo per fronteggiare l’emergenza, Zaia ha lasciato intendere che c’è una produzione di mascherine avviata proprio nella regione, che al momento però sono bloccate perché la burocrazia non ne ha ancora permesso la certificazione. “Le fake news che non ne abbiamo acquistate sono falsità vere e proprie – ha sottolineato il governatore – La realtà è che mancano a tutti e sono introvabili. Ne avevamo acquistato un lotto da 500mila pezzi, ma si è rivelata una fregatura. Lo abbiamo acquistato in 3 e siamo rimasti fregati tutti, il produttore alla fine era introvabile e il commerciale raggiungibile solo telefonicamente”.

Le misure di contenimento del contagio

Zaia ha risposto in diretta ad un trasportatore che si è lamentato di trasportare per lavoro cose “inutili” e di trovarsi faccia a faccia con quasi cento persone al giorno, tutti sottoposti a rischio contagio. Zaia ha detto di comprendere il problema e che la salute viene sempre al primo posto, ma “è pur sempre vero che ci sono una rete di imprese che non possono chiudere perché fondamentali per la tenuta del sistema durante l’emergenza”. Venerdì 13 marzo il prossimo punto, con gli assessori Elena Donazzan e Roberto Marcato (Lavoro e Sviluppo Economico) per valutare eventuali ulteriori mosse. “La chiusura delle aziende spetta al governo, non alla Regione, perché viene accompagnata alle misure economiche, come la cassa integrazione, che rappresentano una garanzia per i lavoratori”

L’atteggiamento dell’Europa

Poco dopo l’intervento del presidente Sergio Mattarella, che ha bacchettato l’Europa accusandola di creare ostacoli e di non aiutare l’Italia, Zaia ha criticato aspramente gli stati dell’Unione: “Il traffico oggi in uscita dal Brennero ci fa capire che siamo considerati gli untori nonostante la Germania avesse casi prima di noi – ha affermato – Siamo gli unici che applicano il protocollo e facciamo le cose perbene, ci sono casi in tutta Europa e sembra che l’unico paese contagiato sia l’Italia. L’Europa ci ha lasciati da soli e addirittura ha chiuso le frontiere, ora l’unico paese che si è reso disponibile ad aiutare è la Cina.

I cinesi

Zaia non ha risparmiato una battuta sulle abitudini dei cinesi, che nei giorni scorsi era stata causa di critiche. “Non possiamo negare, è un dato scientifico, che le tre ultime epidemie del decennio sono attivate tutte dalla Cina. I cinesi sono un grande popolo, ma i dati scientifici sono incofnutabili”.

Il rilancio dell’immagine dell’Italia

“Quando tutto sarà finito ci sarà bisogno di una bella pubblicità a livello internazionale per rilanciare il nostro paese – ha concluso Zaia- Mi hanno preso in giro quando ho parlato di influencer, invece lo ribadisco. Dovremo chiedere aiuto alle star americane, inglesi e di ogni paese, invitarli a trascorrere le vacanze qui, per fare la pubblicità come viene compresa oggi dal grande pubblico”.

A.B.

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