“Il crollo di una galleria nel cantiere della Pedemontana a Castelgomberto  e Malo, con relativa formazione di un enorme sinkhole, poteva avere conseguenze tragiche, anche perché in quell’area non è vietato l’ingresso ai cittadini. È stata solo una questione di fortuna se non ci sono state vittime o feriti”.

ZanoniAndrea Zanoni, consigliere del Partito Democratico, torna sull’episodio accaduto lunedì e denunciato dal Coordinamento Veneto Pedemontana alternativa, chiedendo con un’interrogazione urgente alla Giunta Zaia di intraprendere azioni per salvaguardare l’incolumità di residenti e lavoratori. “Ma nei prossimi giorni – avverte – ne presenterò anche un’altra a risposta scritta per avere ulteriori informazioni. Voglio sapere quali sono state le cause del sinkhole e quali attività sono state messe in opera per prevenire ulteriori fenomeni analoghi. E non solo. La Giunta ci dica il costo di questo tratto di opera e quali sono state le risultanze della Valutazione di impatto ambientale nella fase progettuale e infine, ma certo non meno importante, quali provvedimenti sono stati presi dopo l’incidente mortale avvenuto nello stesso cantiere nell’aprile 2016”, dice ancora Zanoni prima di ricordare quanto accaduto ieri. “La volta della galleria, all’imbocco della Valle dell’Agno, è venuta giù portandosi dietro argine e torrente, creando un cratere dalle dimensioni di circa una trentina di metri di diametro e profondo circa 30. Il fondo del Poscola e oltre 40 metri di argine sono crollati alla base del tunnel, tunnel lungo quasi sette chilometri, il più grande della Superstrada Pedemontana Veneta Montecchio-Spresiano. Poteva davvero essere una tragedia. A tre ore di distanza dal crollo, verso le 17, è cominciata la spola dei camion di Sis per riempire la voragine, mentre per mettere in sicurezza il cantiere sono state sbarrate le acque del Poscola e tagliato l’argine nel lato di monte. È inammissibile che accadano avvenimenti del genere. Mi auguro che anche la magistratura intervenga per capire la situazione reale. Non è però necessario alcun intervento – insiste il consigliere dem, vicepresidente della commissione Ambiente in consiglio regionale – per comprendere le numerose carenze per quanto riguarda la valutazione tecnica, ambientale e di impatto dell’intero progetto della Pedemontana, come ho denunciato più volte nel tempo, non solo come consigliere regionale ma anche con interrogazioni alla Commissione Ue in veste di parlamentare europeo. Purtroppo non è il primo episodio e rischia di non essere neanche l’ultimo. È fin troppo facile prevedere che dopo questo guaio ci sarà un’ulteriore impennata di costi e tempi per la realizzazione di un’infrastruttura nata male e cresciuta peggio”.

 

I fatti 

 

Cede la volta e crolla parte della galleria in costruzione Castelgomberto-Malo della Pedemontana Veneta. Il grave incidente si è verificato nel primo pomeriggio di lunedì , creando una voragine profonda 30 metri e larga 25 per 40 metri.

Il Covepa (coordinamento veneto pedemontana alternativa) ha documentato i momenti successivi al grave incidente nel cantiere della Pedemontana che, fortunatamente, non ha coinvolto persone e mezzi di lavoro.

“Si è verificato un crollo devastante nel cantiere di SIS nella zona industriale di Castelgomberto. È crollata la volta della galleria della Pedemontana Veneta al suo imbocco in Valle dell’Agno. Si tratta dei primissimi metri che si inabissano della Valle di Priabona, in direzione est, proveniendo in trincea profonda 15 metri da Brogliano.
Il fondo del torrente Poscola e oltre 40 metri di argine sono piombati 25-30 metri più in basso alla base del tunnel di quasi 7 km, il più grande della della Montecchio-Spresiano. La situazione è apparsa subito gravissima, dato il nervosismo delle maestranze e dei tecnici che tentavano di impedirci di documentare lo stato dei fatti.
Le discussioni con gli espropriati delle aree a confine non ancora pagati, erano pesanti. Ma ora la SIS occuperà nuove aree per rimediare a un grave danno che il suo cantiere ha provocato a tutta l’area intorno. Inutile il tentativo dei tecnici di nascondere e minimizzare la realtà e l’evidenza dei fatti che apparivano dagli argini del Torrente Poscola.

Come sia stato possibile che nessun operaio abbia subito conseguenza gravissime, come quelle già verificatesi nel lato di Malo con il decesso di un operaio, è difficile da spiegare. La volta è venuta giù portandosi dietro argine e torrente, che carico d’acqua, ha fatto il resto trasformando il danno in una voragine di 25 per 40 metri, profonda quasi 30 metri.

Alle 17 è cominciata la spola dei camion di SIS per riempire la voragine. Una prima messa in sicurezza del cantiere ha comportato lo sbarramento delle acque del Poscola e il taglio dell’argine nel lato di monte. Questo ha provocato lo sversamento delle acque provenienti da Priabona, dal Monte Faedo e dal Monte Palazzo, nei terreni verso la contrada Canton. La pericolosità della situazione è aggravata dall’incombente mal tempo, per gli abitati a sud della zona industriale di Castelgomberto. L’allagamento dei campi è stata la sola condizione per impedire il completo allagamento della Galleria e delle trincee.

I tecnici di SIS ipotizzano di deviare il torrente e ricondurre le acqua nel Poscola più a valle. Le immagini non lasciano scampo alla gravissima situazione che a nostro giudizio trova radici nella totale mancanza di valutazione tecnica, ambientale e di impatto del progetto di SPV. Queste del Poscola sono aree risorgive, di rilevante interesse ambientale e tutelate come sito di importanza comunitaria appartenente alla rete Natura 2000. Per queste i comitati di Montecchio e il CoVePA avevano presentato dettagliati esposti sulle carenze della valutazione ambientale e sul rischio idrogeologico, adesso i fatti ci danno ragione. Soprattutto questo tunnel appare non tenere in giusto conto il rischio e le condizioni metereologiche, se sono bastati pochi millimetri di pioggia a provocare un tale danno dopo una delle estati più torride degli ultimi 100 anni.

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Va infine ricordato che le condizioni di sicurezza di questo progetto sono evidentemente tirate al limite e speriamo che queste portino una ulteriore azione della magistratura fino al sequestro conservativo dei luoghi per capire cosa stia accadendo. Il rischio che si verifichino altri crolli è altissimo non solo per chi è coinvolto nel lavoro ma anche all’esterno dell’area di cantiere. Va sottolineato il fatto che queste aree erano aperte e libere al transito. I rischi di ulteriori crolli nei campi circostanti, con l’avanzare del tunnel, non si può escludere. Il futuro inoltre può riservare alla galleria l’impatto di grandi masse d’acque sotterranee. Sono le stesse che tra il dicembre del 2010 e il gennaio 2011 hanno determinato l’allagamento dell’innesto della Pedemontana Veneta con la statale 11 ad Alte di Montecchio Maggiore. In somma un futuro nero per i costi della galleria e dell’opera tutta, ma soprattutto per i suoi tempi di realizzazione”.
(comunicato e foto di Covepa)

 

 

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