Pedemontana. Sei km che rappresentano la debacle di un cantiere. Il fallimento della gestione di un’opera pubblica, nata sotto l’ala del project financing. Lavori che affondano in metri cubi di calcestruzzo, gettati nella volta della galleria di Malo, non rispettando i dosaggi previsti. Questa la grave accusa mossa dalla Procura di Vicenza contro Sis, che avrebbe fatto pompare calcestruzzo non rispettando il capitolato dei lavori.

Impensabile una svista. Ad un pasticcio di ordine dal cantiere alla centrale di betonaggio. Anche su questo sta indagando la Procura berica. Intanto sigilla tutto. Nel fascicolo si parla di frode. Questa l’ipotesi di reato che vedrebbe Sis, nelle figure dei responsabili del cantiere, a capo di un man bassa sul capitolato dei lavori. Non rispettando la tipologia di materiali prescritti, gettando calcestruzzo non conforme alle tavole ed alle prescrizioni esecutive. E per la terza volta consecutiva si mettono i sigilli alla galleria di Malo che, in non pochi, stanno ribattezzando come il ‘Mose di cemento’.

il nuovo ‘Mose’?
Un tratto di cantiere nato sotto una cattiva stella? Anche no. Perché dall’approntamento, all’esecuzione dei lavori, arrivando alla consegna, nulla dovrebbe essere lasciato al caso. E tutto dovrebbe essere fatto secondo regole, norme, capitolati. Su tutto rispettando la prevenzione, mettendo al centro sicurezza e qualità. In particolare modo quando si parla di un’infrastruttura che dovrà essere a servizio, anche  a pagamento, dei cittadini. E chi si è assunto l’onere di farli questi lavori non può cercare di  aumentare il proprio tornaconto, ricorrendo al taglio dei costi.

Una galleria che in quattro anni ha interessato più volte i magistrati. Nell’aprile del 2016 quando morì un operaio, schiacciato da un masso che si staccò dalla volta in costruzione. ‘Sotto accusa’, a quanto pare, i ganci in ferro infissi nella volta, che dovevano garantire la stabilità e solidità del tunnel, man mano che si scavava. Una vita persa per sempre, quella del 54enne Sebastiano La Ganga, messinese salito al nord per lavorare per Sis. E poi ancora. Un anno dopo, col crollo della bocca d’uscita della galleria, verso Castelgomberto. Viene giù un tratto di volta. Che si porta via il torrente Poscola, creando una voragine fonda 30 metri e larga 25 per 40. Tutto finito sotto sequestro.

“verificare tutti i 94 km”
Sei km sul corridoio veneto, che potrebbero far mal pensare su come siano stati eseguiti i restanti 88 km. Tra i quali la tratta Breganze-A31 già aperta e collaudata. Anche lì 6 km ed una galleria, che passa in pancia a Sarcedo. “Servono i controlli su tutti i 94 km”, ha commentato Andrea Zanoni, consigliere regionale del partito democratico.
“Il nuovo sequestro nel cantiere della galleria di Malo è la conferma di come la Pedemontana sia un’opera nata male e andata avanti nel peggiore dei modi”. Andrea Zanoni, consigliere del Partito Democratico e la collega della Lista Amp Cristina Guarda commentano così la decisione della Procura della Repubblica di Vicenza di bloccare il tratto, lungo sei chilometri, con l’ipotesi di reato di frode nella esecuzione dell’opera, a danno della Regione, per utilizzo di materiali non marchiati CE e miscele di calcestruzzo diverse da quelle previste dagli elaborati progettuali- continuano i due consiglieri regionali-È del tutto sbagliato quanto afferma la nota della Giunta, sul fatto che lo stop non andrà a inficiare la tempistica del lavori. Una dichiarazione irresponsabile, devono essere fatti controlli su tutto il tracciato, su ogni ponte e su tutte le opere in calcestruzzo, cavalcavia, trincee, solettoni, terrapieni, pilastri sia nel Vicentino che nel Trevigiano. Quali verifiche sono state fatte finora? Non possiamo mettere a rischio la sicurezza dei cittadini e trovo sconcertante che ad accorgersi di questo sia la magistratura penale! La Regione sul fronte dei controlli cosa ha fatto fin qui? Sulla galleria del Malo pendono già due sequestri, la cui soluzione non è ancora in via di definizione, andare avanti come se niente fosse accaduto è da irresponsabili”.

Zaia e Salvini muti
Col terzo sequestro, eseguito ieri 4 luglio, non sono mancate le reazioni politiche. Anche il senatore pentestellato Enrico Cappelletti che, con sarcasmo, commenta: “Pedemontana Veneta, terzo sequestro per frode? Ma non ci credo, non è possibile, peraltro Zaia e Salvini hanno appena firmato un protocollo di legalità a prova di bomba, la frode sarà…. il dire che è una frode – continua -Sono stati utilizzati, pare, materiali scadenti e non conformi per speculare sui costi. Ma non è possibile, sarà un errore. Salvini ha detto che: “Il modello con il quale si sta realizzando la Pedemontana Veneta può essere portato a esempio anche per il resto d’Italia”. E tutti i giornalisti presenti, invece di piegarsi in due dalle risate, hanno fatto da cassa di risonanza a questa solenne cazzata. Quindi non c’è truffa, esportiamo serenamente questo modello in tutta Italia, ed anche all’estero. Non può esserci truffa, perché lo dice Salvini- conclude-Questa infrastruttura costerà oltre 13 miliardi di euro, qualcosa come sei o sette volte tanto quanto avrebbe dovuto, e nonostante questo stanno utilizzando per costruirla materiali di pessima qualità che probabilmente sono costati la vita ad una persona.

E che volete che sia, si saranno sbagliati, avranno preso fischi per fiaschi. O sabbia per cemento, a chi non è mai capitato, può capitare a tutti. Certo è che l’ultima autostrada inaugurata da Zaia, la Valdastico Sud, nascondeva ben 14 chilometri di rifiuti tossico nocivi sotto l’asfalto. Un disastro ambientale di enorme portata le cui nefaste conseguenze ci porteremo avanti per generazioni. Ma cosa volete che sia, l’importante è minimizzare, dire che va tutto bene, spostare l’attenzione, spacciare il vero per falso ed il falso per vero. Sono sicuro che molti di quei cittadini intossicati, indotti in errore, lo avranno pure rivotato. E continueranno a farlo, magari perché scambiano la politica per il calcio ed il voto per il tifo per una squadra. Contenti loro”.

Paola Viero

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