Nel dialogo tra Regioni e con i ministeri si deve trovare una “soluzione” per non fermare “sette milioni di auto nel nord Italia” dal prossimo autunno, avvisa il presidente del Veneto, Luca Zaia. Ovvero, i diesel Euro 5 che rischiano lo stop in chiave antismog. “Dovremo trovare una soluzione che deve tradursi in un provvedimento legislativo in qualche legge che si sta approvando perché ‘mettere a piedi’ sette milioni di euro in tutto il Nord Italia con l’unica colpa di vivere in pianura padana…” per Zaia è qualcosa che rischia di diventare complicato, come fa capire parlando con i cronisti a margine di una conferenza stampa. La Pianura padana soffre di più lo smog perché quando si cambia l’aria lo smog non si allontana del tutto tanto che, ricorda il presidente del Veneto, anche “durante il Covid, con il mondo fermo per le emissioni la sostanza non cambiava”, insomma lo smog c’era lo stesso. E’ quindi un “tema molto complesso” per il quale “non basta spegnere le auto. Se anche fossero tutte elettriche avremmo le emissioni delle caldaie e di altri fonti di emissione”. E Zaia non dimentica nemmeno che esiste anche un inquinamento delle batterie delle auto elettriche, un tema di materie prime per realizzarle e del loro smaltimento… “ma ormai è acclarato che l’auto elettrica non è totalmente sostenibile”.
Ieri, nella sua intervista al Corriere della Sera, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini “ha ribadito l’intenzione di inserire nella legge di conversione del decreto infrastrutture un emendamento per evitare il blocco dei veicoli Diesel Euro 5 attualmente previsto il 1 ottobre in Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto aprendo anche alla possibilità di individuare misure alternative che garantiscano analoghi effetti sulla qualità dell’aria senza bloccare le auto, penalizzando famiglie e imprese. È apprezzabile che dal Governo giunga una proposta che, procedendo nella direzione che come presidenti di Regione condividiamo e sosteniamo da tempo, intende farsi carico di una situazione che impatterebbe sulla vita di milioni di cittadini”. Lo scrivono in una nota congiunta i presidenti delle Regioni Piemonte, Alberto Cirio, Lombardia, Attilio Fontana, e Veneto, Luca Zaia, in merito alla necessità di prorogare il blocco alla circolazione delle auto che rientrano nelle categorie al centro del provvedimento restrittivo imposto dalla Commissione europea.
Le reazioni politiche con richiesta di posticipare provvedimento
“Posticipare tutto al 31 ottobre 2026, con la possibilità da parte delle Regioni interessate di anticipare o ritardare ulteriormente lo stop” per “scongiurare il blocco dei diesel euro 5 per un altro anno, offrendo la possibilità alle Regioni di evitarlo anche successivamente”. È quanto prevede un emendamento della Lega al Decreto infrastrutture. Il tema è lo stop ai veicoli euro 5 nella Pianura padana, veicoli privati e commerciali che dal 1 ottobre prossimo potrebbero non essere più autorizzati a circolare nei Comuni con più di 30mila abitanti di Lombardia, Piemonte, Veneto e Emilia Romagna.
“Il divieto di circolazione per i veicoli diesel Euro 5 presentato con un emendamento, che ho sottoscritto, dal nostro capogruppo in commissione Trasporti al ddl Infrastrutture, è semplicemente una norma di buon senso. La lotta all’inquinamento deve proseguire ma dobbiamo dare più tempo ai cittadini interessati per poter utilizzare un veicolo diverso. Per questo la proroga del divieto al primo ottobre del 2027 dalla scadenza attuale prevista per quest’anno, va ad affrontare in maniera più graduale una situazione di disagio. La norma consentirebbe a tutti gli abitanti dei comuni del bacino padano con oltre 30000 abitanti di avere più tempo per affrontare una spesa mai banale come l’acquisto di un autoveicolo”. Lo dice il deputato di Fratelli d’Italia Enzo Amich, esponente del partito in commissione Trasporti alla Camera.
Insorgono le associazioni di categoria
Lo stop ai Diesel Euro 5 che scatterà nelle regioni del nord l’1 ottobre, salvo deroghe che in realtà stanno già montando, causerà “un effetto tsunami sul mercato dell’automotive”, portando a “enormi rincari dei prezzi delle autovetture a tutto danno degli automobilisti della regione”. Lo segnala in una nota Federcarrozzieri, l’associazione delle autocarrozzerie italiane, commentando le misure previste dal decreto che introduce il blocco dei veicoli in ballo nei Comuni con oltre 30.000 abitanti. Tutto questo “farà schizzare alle stelle i prezzi dell’usato e anche i listini del nuovo subiranno ritocchi al rialzo nei concessionari”, dopo i rincari già discussi e legati al caro-energia e alla guerra in Ucraina: basti pensare, è l’esempio dell’associazione, che “in Italia il prezzo medio di una automobile è passato da una media di 21.000 euro del 2019 ai 29.300 del 2024, con una crescita del +39,5%”.
Stop ai diesel euro 5, Veneto alla ricerca di soluzioni alternative – AltoVicentinOnline
