Samantha De Guio è Miss per la Vita. Miss Provincia di Vicenza è sinonimo di allegria, rappresenta uno scrigno di giovani promesse che vogliono cimentarsi in un’esperienza complessa e che richiede grandi sacrifici ed un costante impegno, per essere sempre all’altezza e pronte a sfilare. Per questo Fidas Vicenza, che crede nei giovani e nelle loro capacità, ha deciso, per il secondo anno consecutivo, di essere partner dell’evento mettendo a disposizione la fascia di Miss per la Vita.

“La nostra non è una fascia qualunque – commenta la presidente di Fidas Vicenza, Chiara Peron – in quanto aver pensato a donare ad una giovane il riconoscimento di Miss per la Vita è reciprocamente un grande atto di responsabilità. Al mio fianco ci sono 20mila donatori di sangue della provincia di Vicenza, donne e uomini che non si tirano indietro di fronte alle difficoltà, ma soprattutto che vogliono esserci quando gli altri hanno bisogno. Le giovani che hanno sfilato ieri sera in Piazza dei Signori, per conquistare l’ambita fascia, l’hanno fatto con determinazione, ma anche con amicizia. Sentimenti in comune con chi dona il sangue, persone che con costanza compiono un atto di grande generosità”.

Il sorriso e la felicità di Samantha hanno contagiato i presenti all’evento. “Ringrazio Fidas Vicenza per la fascia che avrò l’opportunità di indossare per un anno – commenta a caldo la ventenne Samantha De Guio – e prometto che farò di tutto per essere all’altezza di questo riconoscimento. Ho sempre considerato i donatori di sangue, così come tutte le persone che si mettono a disposizione degli altri veri e propri angeli”.

L’ambizione di Samantha fa ben sperare Fidas Vicenza in un suo attivo coinvolgimento per la promozione del dono. “Ora che abbiamo la nostra Miss – conclude la presidente Peron – possiamo pensare ad una campagna innovativa ed audace per il dono del sangue, capace di arrivare dritta ai cuori di tanti giovani. L’appello di una coetanea sarà senza dubbio efficace, perché occorre sempre parlare la stessa lingua, guardarsi dritto negli occhi e, soprattutto, non pensare che il sangue che viene donato un giorno non possa servire anche a noi”.

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