Nel 2024, l’economia regionale del Veneto ha mostrato segnali di debolezza, influenzata dall’elevata incertezza legata al contesto geopolitico e alle prospettive economiche. Secondo l’indicatore trimestrale ‘Iter’, il prodotto regionale ha registrato una modesta crescita reale (+0,5%), lievemente inferiore al dato nazionale (+0,7%). L’indicatore Ven-Ice, che misura la dinamica di fondo dell’economia veneta, è rimasto in territorio negativo per gran parte dell’anno, riflettendo il calo della produzione manifatturiera, sebbene nei primi mesi del 2025 abbia mostrato un lieve miglioramento. Sono gli elementi del del rapporto ‘L’economia del Veneto‘ della Banca d’Italia presentatoa Palazzo Dolfin Manin a Venezia. Rapporto che, come annota il Comune di Venezia, evidenzia come il settore manifatturiero abbia segnato un ulteriore riduzione (-1,4%), con un calo generalizzato, ad eccezione degli alimentari e bevande. Le esportazioni sono diminuite più che nel resto del Paese, penalizzate dalla forte esposizione verso la Germania, mentre il 9% delle vendite estere è diretto verso gli Stati Uniti, con settori come occhialeria, vino e gioielleria particolarmente sensibili alle politiche tariffarie. L’edilizia ha registrato una crescita, sostenuta dagli interventi legati al Pnrr e ai Giochi olimpici invernali 2026. Il turismo ha continuato a espandersi, trainato dalla componente straniera e dalle strutture extra-alberghiere, con le città d’arte che hanno recuperato i livelli pre-pandemia, a eccezione delle località termali.

Nonostante il contesto sfavorevole, le aziende venete hanno mantenuto risultati reddituali positivi, grazie a una struttura finanziaria più solida. La domanda di credito è rimasta debole, ma il costo del finanziamento è diminuito in linea con il calo dei tassi ufficiali. Sul fronte occupazionale, dopo due anni di crescita, il 2024 ha visto una stabilizzazione, con differenze settoriali: calo nei servizi, aumento nell’industria e nelle costruzioni.

I redditi e i consumi delle famiglie sono cresciuti, favoriti dal rallentamento dell’inflazione (1,3%) e dalla riduzione dei tassi sui mutui. Il mercato del credito, inoltre, ha proseguito la sua trasformazione digitale, con un’ulteriore riduzione dell’uso del contante. La qualità del credito è rimasta stabile, nonostante un lieve peggioramento dei prestiti alle imprese. Infine, gli enti territoriali veneti hanno confermato una situazione finanziaria solida, con un aumento della spesa, in particolare in conto capitale e sanitaria, anche grazie alle risorse del Pnrr.

I.A.

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