Lupi avvistati in strada, vicino alle case, investiti, predatori di cagnolini in giardino. “La presenza del lupo è eccessiva, fuori controllo, diventerà pericoloso anche per l’uomo”. Non sono solo le parole dell’europarlamentare Sergio Berlato, ma anche il pensiero di molti no-wolf, che davanti ai più recenti episodi che raccontano di “troppi esemplari” e proprio non vogliono accettare che il lupo sia tornato. “E pensare che è molto più strano un rapace in un fienile, o un gallo forcello che canta in una baita, eppure queste cose piacciono”.

Un timore atavico quello verso il lupo, che spinge ad associarlo alle belve feroci che sbranano e si nutrono di sangue. Una paura inspiegabile per i ‘professionisti’ della natura, per veterinari, naturalisti, studiosi della fauna selvatica, che conoscono benissimo le regole ‘del branco’ e sanno che l’uomo non ha nulla da temere, ma deve accettare, anche suo malgrado, che il lupo è tornato e deve adeguarsi a studiare le regole della convivenza. Soprattutto, deve custodire responsabilmente i suoi animali domestici. Tenendo presente poi, che il lupo è tornato con le sue zampe e non c’è nessuno schema politico nella sua ricomparsa tra i monti dell’Altopiano e dell’Alto Vicentino.

Giancarlo Ferron, naturalista, scrittore, grande conoscitore della fauna selvatica. Sono passati 3 anni da quando le abbiamo chiesto per la prima volta informazioni sul lupo e ora, con gli avvistamenti in crescita, torniamo a chiederle: l’uomo deve avere paura del lupo?

Non si sono mai registrati attacchi di lupo all’uomo. Non è del lupo che dobbiamo avere paura, ma delle zecche, dei fulmini, o dei funghi velenosi. Quelli sì che uccidono.

In questo periodo si sono registrati numerosi episodi di predazioni e avvistamenti ravvicinati di lupi. Ne sono stati addirittura investiti 4 nel nostro territorio. Non è che ci sono troppi lupi?

No, non ci sono e non potrebbero in ogni caso esserci troppi lupi. Il lupo è un animale ferocemente territoriale, significa che quando un branco ha preso possesso di un certo territorio, con sufficienti risorse per il branco stesso, nessun soggetto estraneo può entrarci perché verrà cacciato, se non addirittura ucciso. Essendo le risorse limitate, neppure la densità di lupi in un dato territorio potrà aumentare. E’ il motivo per il quale i giovani lupi se ne devono andare da ‘casa’ poco prima che nasca la nuova cucciolata.

Come mai i lupi, soprattutto in questo periodo, si spingono fino alle strade e alle zone abitate?

I giovani lupi che abbandonano il branco d’origine vanno in dispersione alla ricerca di zone libere da colonizzare. Sono inesperti e costretti a vagare in territori a loro sconosciuti. Per questo vengono investiti dai veicoli, s’indeboliscono e muoiono di fame perché non sono abbastanza abili per cacciare senza l’aiuto del branco. Alcuni soggetti periscono a causa del bracconaggio, altri vengono contrastati e perfino uccisi dai lupi residenti. Lo sconvolgimento sociale che attraversa la specie in questo periodo rende i lupi senz’altro più visibili e più vulnerabili, infatti si concentrano in queste ultime settimane il maggior numero di avvistamenti e di soggetti trovati morti o feriti.

Sono in tanti a lamentarsi di lupi che entrano nei giardini o si avvicinano alle case…

Per quanto riguarda l’avvicinamento dei lupi alle zone abitate bisogna tenere presente che gli edifici e le infrastrutture fanno parte da secoli del nostro territorio, del nostro paesaggio, pertanto non c’è nulla di strano se gli animali vi si avvicinano. Per esperienza personale posso dire di aver visto centinaia di volte, soprattutto di notte, cervi, caprioli, volpi, faine e lepri avvicinarsi alle case, attraversare strade e contrade. Ho visto galli forcelli cantare sul tetto delle baite,  rapaci notturni predare topi nei fienili, gheppi nidificare sulle travi delle fabbriche, ghiri abitare nelle soffitte, rondini nidificare nelle stalle, cicogne costruire il nido sul traliccio della linea elettrica in mezzo a un trafficato incrocio. Ho visto tassi abitare tane scavate sotto le fondamenta di case abitate. Ora ci sono anche i lupi e anche loro passano vicino alle case, attraversano strade e zone abitate, industriali e agricole,  mentre vanno alla ricerca del loro posto nel mondo: ma che problema c’è?

Ma quindi il lupo non ha paura dell’uomo?

Dicono che il lupo dovrebbe aver paura dell’uomo? Certo, infatti il lupo ha paura dell’uomo, della sua sagoma, ma non ha paura delle auto e dei muri delle case. Ogni volta che qualcuno diffonde intenzionalmente il panico perché un lupo è stato avvistato vicino alle case si tratta sempre di una strumentalizzazione fatta in mala fede. In mala fede e senza conoscenza.

Si vedono tante foto, ma in effetti i lupi stanno sempre scappando.

Tutte le foto che ho visto finora, scattate in  zone abitate o vicino alle strade, ritraggono lupi che scappano con la coda fra le zampe, con la testa e  le spalle basse: atteggiamenti che nel linguaggio dei lupi significa paura e sottomissione. Sono sempre lupi che scappano, magari lentamente, ma scappano.

Qualcuno sostiene che ci sono pochissimi ungulati e che una delle cause potrebbe essere il numero in crescita di lupi. 

Per strano che possa sembrare tutti i predatori sono tenuti indirettamente sotto controllo dalle loro stesse prede. Dopo l’impatto iniziale, che all’inizio può causare un leggero calo dei numeri degli animali predati, soprattutto quando un predatore come il lupo era assente da tanto tempo, le popolazioni tendono a stabilizzarsi. Ovviamente si tratterà di un equilibrio dinamico in continuo assestamento, con leggere e cicliche fluttuazioni da una parte e dall’altra. Questo fondamentale concetto è ben descritto in uno studio ancora in corso all’isola di Royale, in Minnesota: un’area integrale protetta senza alcuna presenza umana. Da oltre sessant’anni gli scienziati stanno osservando la popolazione di alci e di lupi che vivono in quest’isola, senza mai intervenire in alcun modo. Ebbene, nessuna delle due specie ha mai corso il pericolo di estinguersi: quando cala troppo il numero degli alci, i lupi si riproducono meno e alcuni soggetti muoiono di fame. Diminuendo così la pressione predatoria dei lupi, gli alci tornano a crescere offrendo nel tempo più risorse al predatore che, a sua volta, risponde aumentando i propri numeri; e tutto ricomincia da capo. Se questo funziona alla perfezione in un sistema chiuso come un’isola è facile immaginare che funzioni anche meglio in un territorio senza confini invalicabili.

In alcune regioni italiane come la Toscana, l’Emilia Romagna e il Piemonte, il lupo è presente da decenni eppure sono i cacciatori stessi a dire che gli ungulati in certi casi sono perfino aumentati, dopo che la situazione si è stabilizzata.

In merito a questo tema c’è un altro particolare da tenere presente: non è detto che la densità (la quantità) di ungulati, giusta per un certo territorio che si sta ri-naturalizzando, sia la stessa desiderata dai cacciatori. Le tecniche di gestione venatoria mirano tutte a ottenere il maggior numero possibile di animali a cui sparare. Grossolanamente, si tratta di abbattere un numero di animali tale da mantenere la popolazione appena al di sotto della capacità portante dell’ambiente.

In pratica: i cacciatori non vogliono il lupo perché gli ruba ‘il lavoro’…

In assenza di predatori naturali le popolazioni tendono infatti a raggiungere il massima espansione possibile, avendo come fattore limitante solo le malattie e l’eccessivo sfruttamento delle risorse. Data questa tendenza, basta quindi abbattere abbastanza animali da mantenere, in una data popolazione, la spinta riproduttiva che tende alla massima densità possibile; producendo, di fatto, il massimo ‘interesse’ prelevabile senza intaccare il ‘capitale’. Una densità che però danneggia pesantemente l’ambiente e che potrebbe non essere sempre raggiungibile con la presenza del lupo.

Anna Bianchini

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