Il maschilismo non è una questione politica, ma la politica ha il dovere di combatterlo e di dare il buon esempio. “Votate donne alle Europee del 26 maggio” è l’invito di Alessandra Moretti, indignata da una foto scattata durante l’inaugurazione del Salone del Mobile di Milano, dove sono ritratti 12 rappresentanti istituzionali tra i quali non figura nemmeno una ‘quota rosa’.

L’ho incontrata nel salotto di casa, proprio per parlare di donne, tra donne, in un’atmosfera rilassata e protetta, consapevole che tutte siamo state o siamo vittime di maschilismo.

Prima di affrontare l’argomento direttamente con lei, ho studiato il suo profilo Facebook, i commenti agli articoli dove è protagonista e ai post privati. Insulti, parolacce, sessismo e, peggio ancora, un’overdose di offese che arrivano proprio da donne. Eppure Alessandra Moretti la sua gavetta l’ha fatta e dopo essere diventata avvocato ha scalato la politica a suon di voti.

Alessandra Moretti, la foto al salone del Mobile di Milano è uno schiaffo a decenni di duro lavoro da parte di molte donne…

La discriminazione femminile nel mondo del lavoro è tangibile. Le donne non riescono ad ottenere ruoli di primo piano e se lo fanno sono delle eccezioni. Nel caso di Milano, il sindaco Sala si è scusato per la mancata presenza femminile ma il punto è che stiamo indietreggiando. Le donne rischiano di scomparire. In politica sono ai vertici solo in rari casi, non ci sono direttrici nei giornali nazionali o in televisione e nemmeno ai vertici delle aziende e della finanza. Inoltre le donne sono pagate meno dei loro colleghi, a parità di mansioni, nonostante ci siano laureate e professioniste eccellenti.

Molti ricordano Alessandra Moretti come ‘Ladylike’ e non sanno che ha realizzato anche cose importanti.

Il divorzio breve ad esempio l’ho reso possibile io, per tutelare i figli nei rapporti che si rompono. L’amore tra adulti può finire, ma la famiglia rimane anche dopo il divorzio. Ridurre il tempo (da 3 ad un anno) tra la separazione e il divorzio significa ridurre il conflitto tra i due adulti e ci guadagnano i figli. Ho contribuito al congedo di paternità e se sarò eletta in Europa mi batterò per il salario paritario che oggi è solo un miraggio (le donne guadagnano dal 22 al 25% in meno dei colleghi uomini).

Ha fatto qualcosa anche per gli insulti in rete?

Ho depositato una proposta di legge per la dignità in Internet, con l’intento di difendere soprattutto le minorenni. Ma non è passata perché ci sono molte persone che ritengono che la rete debba essere libera.

E quindi, come deve fare una donna a difendersi?

Deve fare denuncia penale. Lo so che a volte è faticoso e richiede tempo, ma è l’unico modo. Le donne non devono più fare passi indietro. Poi naturalmente bisogna puntare sulla scuola, sull’educazione, anche per come si devono usare i social. Non ci si può nascondere e dire quello che si vuole, si deve essere responsabili. I reati contro le donne sono gli unici reati in aumento e avvengono soprattutto in famiglia. La Lega ha bocciato molti miei disegni di legge, manca la cultura, le donne vanno difese.

Come si fa a difendere le donne?

Al primo posto per l’emancipazione c’è il lavoro, è la prima forma di libertà. Viviamo in una società in cui sono sempre gli uomini che decidono per noi: decidono i ruoli, lo stipendio, se facciamo carriera oppure no. Quando una donna esce da questo circuito e si smarca dalle decisioni maschili crea scontento. Le donne libere, quello che non hanno bisogno di chiedere il permesso ad un uomo, pagano sempre un prezzo molto alto. Culturalmente l’uomo vuole avere il controllo e le donne che si espongono e danno un contributo mantenendo la loro autonomia e la loro libertà risultano ingombranti, fanno paura. Le donne tendono a favorire la meritocrazia e una donna libera, che esce dagli schemi, fa paura. Gli uomini tendono a sminuire il lavoro delle donne.

Poi ci sono il mobbing, il bullismo e tante forme di isolamento, o di allontanamento…

Una persona capace e competente, che si batte per un’idea o per dei diritti, mette in discussione gli altri. Non è un caso che le vittime di mobbing non siano i più scansafatiche o i mediocri. Le vittime sono sempre i migliori.

Quando ha iniziato, che tipo di donna-politico voleva essere?

Avevo due strade: fare ordinaria amministrazione e completare il compitino, oppure potevo farmi il mazzo per lasciare il segno. Ho deciso che volevo lasciare il segno. La politica deve generare un cambiamento positivo, deve scuotere.

E lì piovono gli insulti sessisti. Lei ha avuto anche una brutta esperienza di recente, con un’associazione di categoria che ha mantenuto la linea del silenzio, ma è un silenzio che fa molto rumore.

Hanno tentato di far passare gli insulti come goliardia. Ma non è goliardia, gli insulti gravi non possono essere ridotti a goliardia. Poi capita che quelli che denunci ti chiamino in privato, o attraverso l’avvocato, per dirti di ritirare la denuncia, che ‘tengono famiglia’. E vieni a sapere che a te augurano di essere stuprata nei modi peggiori e loro a casa hanno moglie e figlie. E’ pazzesco. Quando poi ad insultare sono persone che ricoprono incarichi istituzionali e di rappresentanza, secondo me le dimissioni dovrebbero essere obbligatorie.

Lei è una che di insulti ne ha ricevuti tanti, addirittura auguri di morte ai suoi figli… Come ci si convive?

All’inizio è stata durissima, è stata davvero dura. Pensavo di non farcela a sopportarlo. Poi ad un certo punto mi sono detta che dovevo andare avanti. Mi piacerebbe che le persone mi conoscessero di persona, anche se ovviamente è difficile. Cerco di farmi conoscere attraverso la tv, sono sempre in giro a conoscere le realtà del territorio, anche se non è lo stesso. Mi sono anche studiata, per capire da dove arrivasse tutta questa antipatia nei miei confronti. Ho capito che sembravo lontana, una maestrina, una mia professoressa mi diceva sempre ‘lei è perentoria Moretti!’. Cerco di essere più morbida, ci provo sempre a migliorarmi insomma. Poi però, alla fine spero di essere giudicata per quello che sono.

Io credo che anche la bellezza abbia la sua responsabilità. Sono qui seduta davanti a lei, ci eravamo già conosciute. E’ molto bella e secondo me è un’aggravante.

(ride, ma si rende subito conto che l’aggravante c’è ed è pesante) Noi donne dovremmo essere più unite, più solidali. Quando vai ad una festa, gli uomini guardano le donne. Ma anche le donne guardano le donne, per vedere come sono vestite le altre, se sono belle, se ci sono rivali. Noi non riusciamo a fare lobby e dovremmo sostenerci con tutte le forze, non combattere tra di noi. Poi è anche vero che la bellezza attira di più l’attenzione e negli ambienti maschili questo si amplifica, ma tra donne dobbiamo imparare a sostenerci e fare squadra

Anna Bianchini

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