di Mattia Cecchini
Preceduta dagli appelli a ripensarci e a rinunciare, è approdata ieri nell’aula del Consiglio regionale del Veneto la proposta, illustrata dal primo firmatario Gianpiero Possamai (Lega-Liga veneta), sulla “viabilità silvopastorale”. Ovvero, il provvedimento che gli ambientalisti temono finisca per sdoganare la circolazione delle jeep dei cacciatori suoi sentieri di montagna. Le modifiche proposte “non mirano ad aumentare il traffico veicolare, ma ad aggiornare e a rendere più chiara la normativa vigente, e non riguardano l’attività venatoria”, ha ribattuto Possamai. O meglio: è prevista “la possibilità di consentire l’accesso” alle strade di montagna “per interventi emergenziali o di interesse pubblico anche da parte di soggetti privati che svolgono funzione di supporto all’attività organizzata dagli enti pubblici gestori della fauna selvatica, come quella di assistenza alla fauna in difficoltà nei periodi invernali”. E’ come dire “cacciatori, volontari armati, quodisti in mimetica”, obiettano i Verdi.
GLI ALTRI CASI IN CUI SI AUTORIZZA IL PASSAGGIO
Inoltre si consentirebbe il rilascio di permessi di transito “ai soggetti autorizzati in attuazione dei Piani regionali di contenimento delle specie selvatiche invasive e dei cinghiali per accedere alla postazione di controllo autorizzata”. Previsto il rilascio di pass anche per il recupero della fauna da parte del conduttore del cane da recupero, iscritto negli elenchi pubblici provinciali, che agisce su chiamata. Ma solo se segnalato prima al servizio di vigilanza pubblica e al Comprensorio alpino. Le casistiche elencate di Possamai vengono riassunte da Renzo Masolo (Verdi) come un modo “preciso, sbagliato, sbilanciato e potenzialmente pericoloso” per far andare i fuoristrada dei cacciatori “lungo le strade più fragili del territorio come boschi, pascoli, sentieri montani, ma anche di pianura, e a dare carta bianca al mondo venatorio”.
I VERDI ‘RESISTONO’: STATE CREANDO UNA PISTA DA CORSA VENATORIA
Insomma, il provvedimento presentato da Possamai “creerebbe di fatto una pista da corsa venatoria” e può spalancare le porte all’asfaltatura morale delle nostre montagne, trasformate in una sorta di luna park a motore”. Si fa una scelta “calata dall’alto, fatta senza prestare ascolto alle undici associazioni promotrici di una raccolta firme che ha ottenuto migliaia di adesioni in pochissimi giorni”, ‘resiste’ Masolo. A suon di emendamenti i Verdi chiedono “un ripensamento rispetto a questa proposta, anche alla maggioranza. Se vogliamo sostenere le Terre Alte, iniziamo a finanziare le manutenzioni delle strade, a dispetto dei tagli governativi che hanno colpito le Province. Andrea Zanoni (Europa verde) ed Elena Ostanel (il Veneto che Vogliamo) lamentano l’assenza di dialogo con i portatori di interesse e ma anche degli assessori al momento della discussione in aula. Dal canto suo Stefano Valdegamberi (Misto) chiede esenzioni e semplificazioni burocratiche per l’attività degli agricoltori, mentre Joe Formaggio (Fdi) anticipa la proposta, già dalla prossima legislatura, di una ulteriore regolamentazione della viabilità silvo-pastorale.
“Non è il numero di veicoli circolanti il cuore della discussione, ma l’idea antiquata di valorizzazione del territorio che passa attraverso l’allargamento delle maglie di accesso alla circolazione sulla viabilità silvo-pastorale”, afferma Arturo Lorenzoni, portavoce dell’opposizione. Si chiede quindi che il testo torni in commissione per “un ragionamento serio rivolto alla tutela e alla adeguata valorizzazione del territorio montano”. Richiesta respinta dall’aula su proposta di Possamai. Per Marco Andreoli (Fdi), “la natura va sempre curata e gestita e la proposta di legge va in questa direzione”.
