Nove lavori conclusi (e altrettanti collaudi) su 130 strutture programmate. Anche se dalla Regione giungono rassicurazioni circa il rispetto delle tempistiche, la realizzazione delle Case e degli ospedali di Comunità con i fondi del Pnrr, “sembra ancora molto indietro rispetto alla deadline fissata per il 2026”, avverte una indagine dello Spi Cgil del Veneto, che ha analizzato i dati fino a giugno scorso, scoprendo “evidenti ritardi rispetto al cronoprogramma”. Lo studio del sindacato dei pensionati evidenzia che su 95 strutture in programma, solo quattro sono concluse e collaudate; 57 cantieri sono partiti ma 38 sono ancora da avviare. Le Case di comunità, per le quali il Pnrr stanzia più di 135 milioni e 400.000 euro, prevedono la presenza di 10 servizi: medico di base, specialistica ambulatoriale, servizi diagnostici, infermieri di comunità, assistenza domiciliare integrata, punto prelievi, assistente sociale, servizi di prenotazione, punto unico di accesso e partecipazione della comunità. La Regione invece ha previsto “almeno” tre livelli di assistenza minimi, solo i primi tre, annota lo Spi. Degli ospedali di comunità, sono stati avviati 23 cantieri su 35 ma solo cinque strutture sono pronte e collaudate mentre per altre 12 si deve ancora partire. Sono circa 74 milioni gli euro che il Pnrr destina ai 30 Ospedali di comunità previsti in Veneto, strutture sanitarie di ricovero breve (massimo 30 giorni) per garantire quella funzione intermedia fra ricovero ospedaliero e domiciliare, ed evitare rientri a casa problematici. Gli ospedali possono avere una propria sede, essere in Case della comunità, in strutture sanitarie polifunzionali, residenziali sociosanitarie od ospedaliere. Si prevede la realizzazione di strutture con 15-20 posti letto ogni 50-100 mila abitanti.

Dal Pnrr arrivano poi poco più di 300 milioni di euro per la presa in carico di 43.894 ultra 65enni veneti affetti da determinate patologie suddivise in tre classi di intensità assistenziale. E’ prevista anche l’implementazione delle centrali operative Cot che garantiscono e coordinano la presa in carico, da parte dell’Ulss, dei pazienti “fragili”, intercettando i bisogni di cure o di assistenza e assicurando la continuità tra ospedale e territorio. Circa 8,5 milioni finanziano i lavori, poco meno di tre milioni e mezzo servono per l’interconnessione, circa 4,7 milioni per i device e la realizzazione di 49 Cot. “Ma anche per questi progetti la strada da fare è ancora lunga”. In generale, Nicoletta Biancardi, segretaria dello Spi del Veneto, rileva che “dalla Regione giungono rassicurazioni ma dallo studio emergono in modo chiaro i ritardi dei cantieri. Magari Palazzo Balbi riuscirà a fornire una decisa accelerazione nel corso del 2025, ma appare alquanto difficile chiudere e collaudare i lavori entro il 2026”. E poi “esistono altre criticità che devono essere affrontate e superate”. Purtroppo, prosegue Biancardi, “il Pnrr finanzia gli edifici ma non il personale” e anche se le leggi di bilancio del 2022 e 2023 hanno stanziato quasi 72 milioni di euro per assumere infermieri ed altro personale “le risorse sono ancora del tutto insufficienti”. Per le Case di comunità, invece, “ci chiediamo che fine faranno le medicine di gruppo integrate e quante saranno le case di comunità hub: 99, 95 o 91? Perché non è chiaro”. Certo è, conclude Biancardi, che le risorse del Pnrr per la sanità territoriale “sono fondamentali. La sanità territoriale è un tema fondamentale soprattutto per le persone anziane. Questa è un’occasione unica e irripetibile per dare risposte concrete”.

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