Estate da dimenticare per la sanità del Veneto che ha visto riempire le cronache locali di casi di ogni tipo, dalle attese interminabili per una visita a necessità di rinvio al comparto privato (sebbene convenzionato), fino a servizi sospesi per mancanza di personale.

Episodi che i cittadini del Veneto faticano a contestualizzare nella loro Regione, che fino a poco tempo fa veniva definita ‘eccellente’ nel contesto della sanità pubblica.

Adesso basta aprire i giornali per leggere di storie di disservizi , che poi rimbalzano sui social network e diventano virali in pochi minuti. Si scopre spesso così, leggendo i commenti della gente comune, cioè di quelli che continuano a pagare le tasse e non si vedono diminuire di un euro il costo dei servizi, quello che succede nei Pronto Soccorso o nei call centre, dove utenti attendono settimane o vengono ‘rimbalzati’ per mesi in attesa di una visita.

Come nel caso del boscaiolo di Asiago, che ha atteso una visita per 11 mesi e l’ha ottenuta dopo aver divulgato il suo disappunto sulla stampa, o di la signora V.G. di Chiuppano, la cui figlia da giugno sollecita per la madre una visita programmata entro 30 giorni e non ancora fissata. Sono decine e decine le lettere che riceviamo ogni giorno in redazione.

Cittadini che fremono da un lato e dall’altro lato si nota il silenzio dei sindaci, che sono stati messi all’angolo da una Regione che li ammonisce ed intima loro di stare lontani dalla Sanità nonostante siano proprio loro i diretti responsabili sul territorio e coloro che devono ‘tamponare’ le lamentele degli utenti.

In un clima nel quale i cittadini si sentono spiazzati e come punto di riferimento hanno comunque i loro municipi, si sono fatti notare i sindaci più battaglieri, quelli spesso criticati dai loro stessi colleghi per toni che vengono definiti “eccessivi”, ma che alla fine qualche risultato lo hanno portato a casa.

Il più combattivo della Ulss 7 è Roberto Rigoni Stern, sindaco di Asiago, che da solo si è imposto contro una riforma regionale che, tra le altre cose, aveva previsto lo smantellamento del reparto di Ortopedia nell’ospedale locale, che è un riferimento non solo per chi vive in Altopiano ma anche per le migliaia di turisti che popolano la località in estate e inverno. Complice la sua preparazione e la dialettica da avvocato, non si è mai lasciato intimidire e ha battuto i pugni senza sosta fino ad ottenere il risultato.

“Asiago aveva già subito tutti i tagli possibile non ero disposto ad accettarne altri – ha spiegato Rigoni Stern – Quando sottolineavo che si doveva fare una Ulss unica con Vicenza sottolineavo un problema di carattere politico perché noi l’accorpamento con Bassano lo abbiamo già vissuto. Asiago non è stato toccato dalle schede ospedaliere perché io ho fatto una battaglia incredibile, anche ponendo in essere azioni molto forti. L’unico modo per Santorso e Bassano per avere pari dignità era di avere una unica Ulss provinciale. Gli ospedali salvano vite e non c’è prezzo per il salvare anche una sola vita. Noi difendiamo con i denti un ospedale fondamentale per chi vive la montagna, se venisse meno il servizio sanitario per i nostri turisti sarebbe la fine per il sistema che dà garanzie a chi decide di vivere qui. Alla fine, ho apprezzato gli sforzi della Regione che ha mantenuto inalterata la struttura del nostro ospedale di montagna. Fondamentale – ha concluso il sindaco di Asiago – è che non ci sia una predominanza politica rispetto alle esigenze di salute dei cittadini. La difesa dei servizi sanitari deve esserci a prescindere dalle ideologie politiche”.

Nell’Alto Vicentino il più battagliero è Valter Orsi, che non ha mai smesso di far valere le istanze dei cittadini in merito alla Sanità pubblica, arrivando anche a presentare ricorsi contro la Regione per tutelare la difesa di alcuni servizi.

“Ho avuto notizia che l’assessore Manuela Lanzarin è venuta a Santorso e ha incontrato il personale medico ma non ha voluto incontrare noi sindaci nonostante le abbiamo chiesto un appuntamento da tempo – ha spiegato il primo cittadino di Schio – So che l’incontro che hanno avuto è stato proficuo e che ci sono state anche discussioni importanti su carenze ed organizzazione. Giusto che l’assessore verifichi con i professionisti, ma un ruolo dobbiamo averlo anche noi, che siamo responsabili nei Comuni, a settembre daremo il nostro parere sulle schede ospedaliere e nonostante sia stato definito “un parere non vincolante” lo daremo senza sconti. Non possiamo più accettare risposte politiche, servono risposte concrete e trovo corretto che l’assessore incontri anche i sindaci, quantomeno il presidente ed il vice della Conferenza. Dal canto nostro abbiamo istituito un tavolo di lavoro attorno al quale ci riuniamo ogni settimana e informeremo dei contenuti alla prossima assemblea. Io non intendo abbassare la guardia – ha concluso Orsi – Abbiamo visto che non possiamo mantenere i toni pacati, quando un servizio è in pericolo bisogna difenderlo con le unghie e con i denti”.

A.B.

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