Un teatro Geox gremito ha accolto Giorgia Meloni per il comizio finale della campagna elettorale per le Regionali venete. La premier, salita sul palco tra cori e bandiere – con una prevalenza evidente di quelle di Fratelli d’Italia rispetto a Lega e Forza Italia – ha offerto alla platea un intervento vibrante, fatto di rivendicazioni, stoccate politiche e incoraggiamenti al candidato del centrodestra, Alberto Stefani, indicato come l’erede naturale del lungo ciclo amministrativo guidato da Luca Zaia.

«Grazie Padova, grazie Veneto per questo entusiasmo contagioso – ha esordito –, energia che ci sostiene nel governare il Paese come merita. Dimostrate di voler continuare a camminare con noi, accompagnando questa terra operosa verso risultati ancora più alti negli anni a venire». Da qui il passaggio di consegne: «Grazie per voler assicurare al Veneto altri anni di buon governo e risposte efficaci in questa staffetta fra Zaia e Stefani».

Stefani, «il nuovo che avanza», e gli alleati sul palco

Meloni ha presentato Stefani come la continuità di ciò che «ha funzionato molto bene», mentre Zaia, presente, gli ha “tirato la volata”. Sul palco anche Antonio Tajani, Matteo Salvini e Maurizio Lupi, a testimonianza – hanno sottolineato tutti – dell’unità trentennale della coalizione. La premier lo ha ribadito: «Non siamo un cartello elettorale né un’alleanza di convenienza. Quella che vedete è una comunità politica, fatta di valori condivisi».

Tajani ha insistito sull’assenza di un vero centrosinistra: «Oggi c’è solo un’estrema sinistra. Dopo la Dc molti hanno scelto Fi, Lega o Pd. Ma immaginate che chi votava Dc possa ora sostenere Schlein, Fico o Conte? Noi vogliamo accogliere quell’elettorato moderato, smarrito».

Salvini ha preferito la via dell’ironia: «Comizio di mercoledì, non di venerdì: il venerdì è il giorno della Cgil e di Landini. Meglio evitare…».

Stefani ha parlato pochi minuti, ringraziando Zaia per i suoi quindici anni e rivendicando una campagna elettorale “pulita”: «Mentre altri hanno pensato ad attaccare, noi ci siamo dedicati a idee e programmi, con coraggio».

Le stoccate a sinistra e alla Cgil

Meloni non ha risparmiato critiche agli avversari politici. Riferendosi alla Cgil, ha ricordato l’ultima misura fiscale introdotta dal governo: «Abbiamo portato al 5% la tassazione sugli aumenti da rinnovi contrattuali. Ce lo chiedevano i sindacati, anche la Cgil». Eppure, ha aggiunto, il sindacato ha proclamato «l’ennesimo sciopero generale, il settimo in tre anni, sempre di venerdì, perché si sa che la rivoluzione nel weekend riesce meglio…».

Poi l’affondo più ampio: «Viviamo in un Paese in cui alcuni avversari sperano che le cose vadano male pur di trovarsi a governare sulle macerie. Preferiscono questo piuttosto che vedere una nazione che cresce mentre loro restano all’opposizione».

“Italia più autorevole e riforme al centro”

La premier ha rivendicato la nuova collocazione internazionale dell’Italia: «Da quando governa il centrodestra, l’Italia è tornata seria, affidabile, consapevole del proprio ruolo. Difendiamo l’interesse nazionale e non permettiamo a nessuno di metterci i piedi in testa».
Il richiamo alla riforma del premierato è stato netto: «Vogliamo dire basta a inciuci e giochi di palazzo, ai governi nati sopra la testa dei cittadini. Con questa riforma diventeremo finalmente un Paese moderno».

Anche sul referendum per la giustizia, Meloni ha precisato: «Comunque vada, noi restiamo al governo. Non fatevi fregare».

Economia, fisco e lotta all’evasione: “I numeri parlano”

Uno dei passaggi più lunghi è stato dedicato all’economia. Meloni ha ricordato le accuse ricevute all’inizio della legislatura: «Dicevano che avremmo favorito gli evasori. Invece da due anni registriamo risultati record nel recupero dell’evasione fiscale».
Merito – ha aggiunto – di una riforma attesa da mezzo secolo, che distingue «chi vuole truffare lo Stato da chi è onesto ma ha bisogno di uno Stato comprensivo, non oppressivo».

La premier ha denunciato anche le «migliaia di aziende apri e chiudi, spesso create da extracomunitari, che danneggiavano l’erario e gli imprenditori italiani».

Sul fronte crescita e relazioni internazionali, ha parlato di «circa 80 miliardi di investimenti esteri arrivati in Italia negli ultimi tre anni». E ha ricordato l’eco mediatica: «Una settimana fa il Financial Times scriveva che l’Europa dovrebbe prendere esempio dall’Italia».

Attacchi alla patrimoniale e rivendicazioni sulla manovra

Non sono mancate nuove critiche alla sinistra e alle proposte considerate “tardo comuniste”: «Se per loro i ricchi sono quelli che guadagnano 50mila euro l’anno, allora andate a votare e lasciateli all’opposizione».
Meloni ha spiegato che nella manovra il governo continua a investire su «famiglia, natalità, salari, potere d’acquisto, taglio delle tasse, sostegno alle imprese», finanziando queste misure anche tramite «un contributo significativo da banche e assicurazioni». Un contrasto, ha sottolineato, rispetto ai governi passati: «Quando governava la sinistra, i soldi venivano presi ai lavoratori per regalarli alle banche».
E ha ricordato i decreti “salva-banche” e il “superbonus”: «C’è chi ha buttato dalla finestra i soldi degli italiani».

di Redazione AltovicentinOnline

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia