Matteo Salvini atteso a Palazzo Balbi, da un Luca Zaia che pianta il piede sull’acceleratore in Pedemontana. Il 30 agosto è previsto l’incontro a Venezia, che dovrà portare la firma al rinnovo del protocollo di legalità.

Un documento volto a contrastare il rischio di infiltrazioni mafiose nei 95 km che caratterizzano il ‘corridoio veneto’ della Pedemontana. Infrastruttura tra le più grandi in cantiere su tutto il territorio nazionale, al momento realizzata per il 50%.
Una firma che non sarebbe così eclatante (il protocollo esiste da otto anni), se non venisse considerato il momento politico in cui viene apposta. Quello del neo governo Lega-Cinque Stelle, coi pentastellati che considerano l’opera tanto inutile, quanto dannosa nel suo impatto con l’ambiente.

A fine agosto quindi, a Venezia, quella che viene ravvisata più come una mossa politica, che un atto burocratico, annunciata nei giorni in cui si parla  di manutenzione delle grandi opere.  Con ponti e viadotti, che collegano il Paese,  messi sotto la lente del microscopio, con l’opinione pubblica  ancora più reattiva dopo il disastro del crollo del ponte a Genova.

“In questo momento è in corso una sorta di sensibilizzazione di popolo – ammette lo stesso Zaia  – Anche noi riceviamo foto di infrastrutture di vario genere inviate dai cittadini preoccupati. Naturalmente rispondo per le strutture di competenza regionale e molte di quelle foto riguardano situazioni che non lo sono”.
Dal canto suo Luca Zaia ha anche ribadito che: “Le infrastrutture viarie di competenza della Regione Veneto sono monitorate da tempi non sospetti, cioè da ben prima della tragedia di Genova, con svariati milioni di finanziamenti e il monitoraggio di Veneto Strade. A breve, con l’Assessore Elisa De Berti, presenteremo il quadro generale”.

Ancora da ultimare, e con una consegna dilazionata fin troppo negli anni, la Pedemontana va costruita non solo con calcestruzzo e ferro, ma anche preventivando un programma che la renda sicura nel tempo.
Perché l’azzardo, inteso nei lavori di costruzione e manutenzione, non dovrebbe mai giocarsi su di una lingua d’asfalto. Punto sul quale il protocollo è chiamato a stabilire regole ben precise in fatto di manutenzione, partendo dal bullone posto sui ponti finendo all’usura del manto stradale.
Il tutto volto al fine di quella che impunemente viene chiamata superstrada, la prima in Italia a pagamento come fosse un’autostrada, sia sottoposta a dei controlli cadenzati. Per evitare non solo gli scaricabarile di responsabilità, ma prima ancora un disastro stesso, come successo a Genova.
Chi dovrà rispettare, e attuare, il programma di verifiche? Il concessionario. La ditta Sis che sta costruendo la Pedemontana.

Il ‘gioiello’ del Veneto troverà, quindi, la mano di Salvini che lo incastonerà ancora una volta sulla ‘corona’ di Zaia. Perché il documento che andranno a firmare, va ribadito, esiste da otto anni ma necessita del rinnovo. Un passaggio ordinario di forte impatto politico, con la presenza in Veneto di uno dei due vicepremier (il leghista Salvini) che appoggia la Pedemontana Veneta, ritenuta inutile dal ‘consorte’ all’esecutivo, il grillino Di Maio.

Paola Viero

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