Dopo le segnalazioni relative alla presenza di Pfba in corrispondenza di alcune gallerie lungo il tracciato della Superstrada Pedemontana Veneta (e al timore di possibili rischi per la salute), arrivate oggi dal Pd, una nota tecnica dell’Area Ambiente e dell’Area Infrastrutture della Regione Veneto rassicura che il tema è conosciuto e si sono prese le dovute contromisure. Per la Superstrada pedemontana veneta, il rinvenimento di Pfba “potrebbe essere riconducibile all’uso, durante le fasi di demolizione e costruzione, di un accelerante di presa per il calcestruzzo”, cosa detta anche dal Pd. Ma “già nel 2021, a seguito di ispezioni e verifiche, la Regione ha prudenzialmente imposto al concessionario la sostituzione di tale prodotto”. Dal 2023, in accordo con il ministero dell’Ambiente, è stata avviata una conferenza di servizi dedicata al monitoraggio degli effetti ambientali. E, nell’ambito di questa attività, “è stato disposto che il concessionario trattasse tutte le acque raccolte dalle gallerie della Spv gestite da Sis. Tali impianti di trattamento sono oggi pienamente operativi e costantemente monitorati”, precisano i tecnici. Dalla Regione si ricorda inoltre che la Spv è, sin dalla fase di progettazione nel 2006, soggetta alla procedura di Valutazione di impatto ambientale di competenza nazionale. Alla luce dei risultati delle analisi e dell’introduzione di una nuova matrice ambientale da approfondire, la Regione ha trasmesso nel luglio 2025 “un nuovo e complesso studio di impatto ambientale” al ministero “che sarà esaminato dalla commissione Via nazionale”.

Le tracce di Pfba, peraltro, “sono state rilevate “anche in altri ambiti infrastrutturali del territorio veneto, non connessi alla Spv, in quanto il rilascio di sostanze Pfba parrebbe essere legato alla tecnica costruttiva impiegata in via generale nelle costruzioni di gallerie stradali e ferroviarie”. In particolare, si tratta di opere gestite in Veneto da altri soggetti, come Anas. “Anche in questi casi, le attività di verifica condotte con sistematicità e rigore dalla Regione Veneto hanno permesso di individuare tempestivamente situazioni critiche e avviare contestualmente le necessarie segnalazioni ai soggetti di competenza”, fanno sapere i tecnici. “Per quanto riguarda ulteriori valutazioni o determinazioni, si precisa che trattandosi di materie non rientranti nella diretta competenza della Regione, allo stato non è possibile fornire ulteriori elementi, che potranno invece essere comunicati dalle autorità competenti”. Ma su un punto i funzionari sono netti e certi: “Gli organismi tecnici regionali, a partire da Arpav, hanno attivato fin dall’inizio e con solerzia tutte le opportune analisi e verifiche ambientali previste e necessarie. Il monitoraggio è costante e condotto, secondo le normative vigenti, su mandato dell’amministrazione regionale che ha voluto negli anni essere costantemente informata rispetto alle fasi del rilievo, chiedendo di segnalare ogni attività alle autorità competenti”. Fin dal primo momento, la Regione ha collaborato con la Procura di Vicenza egli enti competenti, “attivando le necessarie indagini ambientali. Il rapporto con la Procura, già consolidato negli anni precedenti nell’ambito delle prime denunce relative ai Pfas del sito Miteni, si fonda su una collaborazione istituzionale chiara, efficace e continuativa”.

Per i tecnici della Regione è “importante sottolineare che le analisi oggi disponibili, oggetto di discussione pubblica, sono state rese possibili grazie all’azione diretta della Regione. Le rilevazioni sono state infatti condotte da Arpav su preciso mandato regionale, in più occasioni e in vari siti del territorio, non solo quelli interessanti dal passaggio di Superstrada pedemontana veneta”.

foto di repertorio

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