di Federico Piazza
«Il 90% delle 25mila aziende attive nei 39 comuni dell’Alto Vicentino sono piccole e micro imprese. Molte sono artigiane, e tante sono essenziali per i processi esternalizzati della grande industria». Magda Marogna, presidente dell’area territoriale Thiene e Altopiano di CNA Veneto Ovest, che raggruppa 473 associati, fa il punto sulle principali istanze che gli artigiani locali pongono alla politica veneta in vista delle elezioni regionali rispetto ai cinque pilastri indicati dal Patto per lo Sviluppo “Veneto 2030” di CNA: competitività, infrastrutture, passaggio generazionale, lavoro e welfare, formazione e competenze.
Quali sono i settori artigiani più forti nell’Alto Vicentino?
«Meccanica-meccatronica, metallurgia e tessile. Diverse nostre realtà lavorano per grandi imprese, svolgendo attività che vanno dalla progettazione all’imballaggio finale dei prodotti. Ma le aziende artigiane stanno diminuendo (-1,2% in provincia al 30 giugno 2025, dati Osservatorio CCIA Vicenza, ndr) non solo a causa della crisi e dei mancati passaggi generazionali, ma anche perché alcune sono cresciute e hanno perso i requisiti di “artigiano” previsti dalla legge nazionale. Normativa che come CNA stiamo da tempo chiedendo di modificare. Aumentano invece le aziende di servizi alla persona e di servizi digitali».
Cosa serve a livello regionale per sostenere la competitività delle piccole imprese?
«In generale, al netto della continua incertezza nei mercati internazionali che grava sulle filiere industriali in cui tante imprese artigiane sono inserite e su cui localmente non si può fare nulla, alla politica regionale chiediamo regole più snelle e un supporto stabile con fondi rotativi per le piccole imprese nel campo dei passaggi generazionali, visto che l’età media dei nostri imprenditori è di oltre 54 anni e solo il 17% delle aziende sono avviate da giovani, delle politiche formative e degli strumenti per l’export».
Che può fare la Regione per aiutare su formazione e reperimento di personale?
«Serve più collaborazione con scuole e ITS per creare hub locali di formazione tecnica specifica, soprattutto nel campo meccanico e meccatronico. Anche le piccole aziende artigiane oggi hanno bisogno di operatori aggiornati sulle moderne tecnologie produttive. Sarebbero quindi opportuni finanziamenti regionali per questi hub e fondi rotativi per la formazione con regole più snelle di accesso. Lo stesso vale per l’imprenditoria femminile: finanziamenti ce ne sono, ma vorremmo che fossero stabili con una formula rotativa».
Ma non sta avvenendo nulla sulla formazione professionale nell’Alto Vicentino?
«C’è una novità. Su iniziativa delle organizzazioni di industriali e artigiani e in collaborazione con un’agenzia del lavoro, sta nascendo a Schio un progetto di corsi, training in azienda e possibilità di assunzioni per i giovani su alcune delle competenze più richieste dalle imprese locali. Si partirà con gli operatori di centri di lavoro cnc».
In quali altri ambiti la Regione può supportare la competitività delle imprese artigiane?
«Occorre potenziare il sistema delle garanzie pubbliche dei Confidi per facilitare l’accesso al credito anche per le piccole e micro imprese. In questo ambito il Cna e l’associazione degli industriali hanno creato il consorzio unico di garanzia collettiva Finergis, unendo le rispettive realtà Sviluppo Artigiano e Neafidi».
Infine, come infrastrutture, dopo la Pedemontana cosa serve nell’Alto Vicentino?
«Bene la Pedemontana, ma i pedaggi dovrebbero essere ridotti. E bene i lavori sulla viabilità del nodo di Thiene. Ma ora occorre potenziare la linea ferroviaria Vicenza-Schio, importante per gli studenti dell’Alto Vicentino: le istituzioni locali siano coese su questo progetto, serve una cabina di regia. Inoltre, chiediamo un piano urbanistico regionale coordinato per il recupero delle aree industriali obsolete (ex Lanerossi, ex Marzotto) dove creare poli produttivi sostenibili con servizi condivisi e infrastrutture logistiche moderne».
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