Al momento, Vannacci gioca su più tavoli: partecipa alle feste del partito, incassa endorsement pubblici e ribadisce di voler “cambiare l’Europa” (e l’Italia). Ma l’ombra della candidatura solitaria è sempre più concreta. Riuscirà Salvini a contenere il “generale” o assisteremo alla nascita di un nuovo polo sovranista, capace di mettere in crisi lo stesso centrodestra? Le prossime settimane saranno decisive. Ma una cosa è certa: in Veneto, la partita è appena iniziata. E il “fattore V” potrebbe riscrivere tutte le regole del gioco.
Sul suo profilo Facebook, tra richiami militari e citazioni provocatorie, campeggia un’immagine suggestiva di Corto Maltese circondato da gabbiani. Sembra quasi un omaggio alla laguna di Venezia. Ma nel caso del generale Roberto Vannacci, oggi eurodeputato e vice segretario federale della Lega, nulla è casuale. La sua crescente attenzione per il Veneto ha il sapore di una mossa ben calcolata, in vista delle elezioni regionali del 2025.
Negli ultimi giorni, il nome di Vannacci è tornato prepotentemente al centro del dibattito politico regionale. Al centro della discussione non solo la sua eventuale discesa in campo come candidato alla presidenza, ma anche i malumori che la sua figura genera all’interno della stessa Lega, soprattutto nelle roccaforti zaiane.
“Veneto, che passione”: il doppio post contro le voci critiche
A far discutere sono stati due post pubblicati da Vannacci sui social, entrambi riferiti al Veneto. In uno, il generale reagisce con tono tagliente alle indiscrezioni secondo cui “ai veneti Vannacci non piaccia”. La risposta è secca: «Io, come al solito, mi baso sui dati disponibili invece di aprire bocca e darle fiato». A sostegno, i numeri delle ultime europee: 72.048 preferenze solo in Veneto, più del triplo del secondo candidato leghista nella regione, Paolo Borchia (20.551 voti).
Nel secondo post, un tono più festoso ma altrettanto politico: «Veneto, che passione! Il 4 settembre ci vediamo a Oppeano… perché l’estate non è ancora finita». Il riferimento è alla Festa della Lega in programma nel Veronese, dove Vannacci è atteso sul palco insieme al consigliere regionale Stefano Valdegamberi, fedelissimo e possibile alleato in vista di una lista alternativa.
Dentro o fuori la Lega? La linea sottile di Salvini
Da mesi si rincorrono voci su una possibile candidatura di Vannacci alla guida della Regione. Una mossa che potrebbe spaccare il centrodestra. Il generale, eletto alle europee del 2024 come indipendente nelle liste della Lega, ha confermato a più riprese la sua intenzione di esserci: «Alle Regionali ci sarò. Decideremo insieme la strategia», ha dichiarato durante un tour tra Padova, Verona e Venezia. Il partito, però, è diviso. Da un lato Matteo Salvini, che ha voluto fortemente la sua nomina a vice segretario federale, lo considera un “valore aggiunto”. Dall’altro, l’ala storica veneta legata a Luca Zaia e ai vertici locali, guarda con sospetto la sua ascesa. Il presidente della Regione è stato chiaro: «Finché ci sarò io, nessuna lista Vannacci potrà sostenere un candidato della Lega». E dietro le quinte crescono i timori che il generale possa correre da solo, forte di una rete di oltre 12 “Vannacci Team” attivi sul territorio e di un consenso che, almeno sui social, sembra in continua crescita.
Al momento, la coalizione di centrodestra non ha ancora ufficializzato un candidato unitario per il dopo-Zaia. Le trattative proseguono tra Roma e Venezia, ma la presenza ingombrante di Vannacci è già diventata una variabile decisiva. Il generale ha lasciato intendere che potrebbe decidere di correre anche fuori dai confini del Carroccio, lanciando un suo movimento, magari partendo dal titolo del suo libro-manifesto Il mondo al contrario.
Un’ipotesi che fa tremare la Lega, specialmente in Veneto, dove l’ex generale raccoglie simpatie trasversali, anche tra ex tosiani e delusi del centrodestra. «Esci dalla Lega e in Veneto prenderai 700.000 voti!», gli ha scritto l’ex consigliere regionale Andrea Bassi.
Zaia, Salvini e la sfida interna
La sfida che si profila all’orizzonte non è solo tra centrodestra e centrosinistra, ma tutta interna alla Lega. Da una parte, l’anima autonomista e pragmatica incarnata da Zaia. Dall’altra, quella nazional-populista e identitaria che Vannacci rappresenta con forza. Salvini prova a tenere insieme i pezzi, consapevole che un Veneto spaccato potrebbe compromettere l’esito di una delle Regioni chiave del Paese.
di Redazione AltovicentinOnline
