“Siamo in una stanza buia e cerchiamo tutti l’interruttore”; oppure, l’acqua nello stagno “è ancora torbidissima” e bisogna che ci sia “limpidezza” per definire un quadro che permetta di esprimersi: al momento è “difficile capire” come il centrodestra andrà al voto alle prossime regionali del Veneto. E dunque, descritto così lo stato dell’arte, Luca Zaia aspetta: “Attendo di capire”, specie che cosa deciderà “il famoso tavolo che non ho ben capito dove sia, cosa sia e cosa fanno”; cioè il tavolo nazionale del centrodestra chiamato a scegliere coalizione e candidato. In questo contesto è “logico che i partiti portino avanti le proprie istanze in ragione delle regionali di autunno: non vedo una lesa maestà se i nostri rappresentanti”, leggasi Lega, “chiedono spazi e visilità per le regionali e ragionino sui programmi. E’ logico: l’ho già vissuto per tre volte in tre elezioni regionali, è la replica di ciò che abbiamo già visto per tre volte”. Ma da qui a sostenere le spinte di una parte della base leghista che vorrebbe la corsa in solitaria del Carroccio, specie se il candidato presidente non fosse della Lega, ce ne passa: in democrazia “è giusto” che ciascuno dica come la pensa, “dopodiché cercheremo di capire quale sarà la sintesi”. La prima mossa spetta insomma ai maggiorenti del centrodestra e Zaia aspetta e avvisa: “Speriamo che facciano veloci nel dare indicazioni macro, dopodiché ognuno potrà capire se sono sostenibili o insostenibili, può accadere anche questo”. Roma avvisata dunque, anche perché in ballo non c’è solo l’assenso di Zaia ad una candidatura ma anche il destino della sua lista che, ricorda lo stesso governatore parlando oggi ai cronisti, secondo i sondaggi può valere il 40% e consentire al centrodestra di allargare il perimetro dei suoi consensi.

Per cui Zaia esclude l’idea di fondare un partito (“Non vale la pena in questa fase di mettere nuova carne al fuoco, di dibattito ce n’è tanto”) e aspetta che “qualcuno mi venga a dire qualcosa quando ci saranno linee guida” del tavolo nazionale di centrodestra. A cui segnala che “immagino che la Lista Zaia debba essere considerata un valore se è vero che il centrodestra vuole ampliare il consenso e ci vuole una sensibilità per chi non lo vota” e la “mia lista civica ha sempre intercettato un elettorato che comunemente non vota a destra. Ma oggi, nella mia posizione ho difficoltà a esprimere la mia personale idea: non ho ben capito” in che situazione sia la coalizione. Comuqnue si devono rispettare le ‘regole’: “Con la lista Zaia non è questione di trattative, le gerachie e le liturgie vanno rispetate. Hanno detto che faranno un tavolo nazionale e cercheranno di dire le loro idee, poi il territorio risponderà presente o assente. Cercheremo di capire queste idee, ma penso sia nell’interesse del centrodestra valutare tutte le opportunità: dobbiamo dare modo a chi verrà” alla guida di “questa Regione di essere sostenuto da una ampia maggioranza e da un consenso trasversale”. A proposito, sul nome: se si vota il 23 novembre, il candidato “va bene” indicarlo anche a settembre, dice Zaia. Che poi torna sulla sua lista, “imbarazzato a parlarne perché non l’ho mai considerata uno strumento politico, ma uno strumento di adesione e rispetto per chi ha sempre voluto sostenermi ma non vota il centrodestra. Poi i dati parlano da soli, dicono che la mia lista può arrivare al 40-45%, cercheremo di capire se il centrodestra vuole valorizzarla oppure no”.

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