La Regione investe nella Polizia Locale, mettendo sul piatto più di 612mila euro. Dalle apparecchiature sofisticate ai corsi di formazione, per eleveare gli standard di sicurezza nel territorio.

La giunta regionale, su proposta dell’assessore al territorio e alla sicurezza, ha approvato una deliberazione contenente i criteri e il bando per l’accesso ai contributi destinati agli enti locali per progetti di sicurezza urbana.

La Regione finanzierà anche quest’anno progetti di investimento per l’adeguamento tecnologico, strumentale, organizzativo e logistico delle polizie locali, al fine di potenziare la funzionalità e l’interoperabilità degli apparati di sicurezza con sistemi tecnologicamente avanzati di telesorveglianza e informatici, anche favorendo l’aggregazione strutturale e funzionale degli stessi corpi di polizia locale.

“La polizia locale – sottolinea l’assessore Cristiano Corazzari– svolge un ruolo imprescindibile nella tutela del territorio e delle comunità locali e anche la più recente legislazione statale la individua come uno degli attori privilegiati per la promozione della sicurezza integrata e della sicurezza urbana, essendo chiamata anche a collaborare con le Forze di polizia nazionali. In questi anni la Regione del Veneto ha investito considerevoli risorse nella fornitura agli operatori di dotazioni strumentali, apparati e mezzi efficienti per svolgere al meglio la loro missione istituzionale, senza trascurare, peraltro, la formazione professionale e l’organizzazione funzionale degli apparati, contribuendo a elevare gli standard di sicurezza e di prevenzione nei territori”.

Le risorse disponibili nel 2019 per il cofinanziamento complessivo delle richieste di contributo ammontano a oltre 612 mila euro, con la possibilità di procedere allo scorrimento della graduatoria se, come già avvenuto in passato, si renderanno disponibili ulteriori fondi. Possono presentare domanda gli enti locali singoli o associati (Unioni di Comuni con popolazione complessiva non inferiore a 15.000 abitanti; Unioni Montane con popolazione complessiva non inferiore a 3.000 abitanti; Enti locali capofila di convenzione con altri enti aventi una popolazione complessiva non inferiore a 15.000 abitanti; Consorzi con popolazione complessiva non inferiore a 15.000 abitanti; Comuni Capoluoghi di provincia e Città metropolitana). A pena di inammissibilità, tali forme associative tra enti locali devono essere già istituite dal 1 aprile scorso, la gestione unitaria o associata deve essere già concretamente operativa alla data di presentazione della domanda e tutti gli enti associati devono partecipare anche finanziariamente al progetto.

Il provvedimento passa ora all’esame della competente Commissione consiliare, il cui parere deve essere acquisito per la definitiva approvazione del bando.

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