Aumenti fino al 5 per cento che scatteranno da gennaio. Non un regalo di inizio anno per migliaia di famiglie venete che hanno un parente anziano non autosufficiente in casa di riposo. Le lettere e le e-mail recapitate in queste settimane dalle direzioni delle Rsa parlano chiaro: le rette aumentano ancora.
Le motivazioni sono sempre le stesse. Crescono i costi del personale, aumentano le spese per le utenze, pesano i rinnovi dei contratti di lavoro e una burocrazia sempre più onerosa. «Gli aumenti sono diffusi e sono la conseguenza diretta dei maggiori costi di gestione», spiega Roberto Volpe, presidente di Uripa, l’associazione che riunisce circa trecento Rsa del Veneto. «In molti casi – aggiunge – nemmeno così si riesce a coprire tutte le spese».
Rette sempre più care
In Veneto sono circa 30 mila gli anziani non autosufficienti ospiti delle residenze sanitarie assistenziali. Per le loro famiglie il conto è sempre più salato. Nel 2025 le rette hanno già registrato incrementi medi di quasi 300 euro rispetto al 2024 e di circa 700 euro rispetto al 2023. In molte strutture si è passati da una retta mensile di 1.865 euro a circa 1.900 euro, con punte ancora più elevate in alcune province.
Un trend che non accenna a fermarsi e che rischia di trasformare l’assistenza agli anziani in un lusso per pochi. Pensioni che non bastano più, risparmi che si assottigliano, figli costretti a integrare di tasca propria per garantire cure adeguate ai genitori.
Liste d’attesa e pochi posti letto
Accanto al problema dei costi, c’è quello dell’accesso. I posti non bastano. Le liste d’attesa sono lunghe e in alcune aree superano i numeri di guardia. Secondo le stime dei sindacati servirebbero almeno 10 mila posti letto in più per rispondere ai bisogni reali di una popolazione sempre più anziana e fragile.
Un quadro aggravato dal progressivo invecchiamento della popolazione e dall’aumento delle patologie croniche. Più anziani, più malattie, più bisogno di assistenza continua. Ma il sistema, così com’è oggi, fatica a reggere.
Ipab, una riforma che non arriva
Al centro del dibattito tornano le Ipab, le Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza che gestiscono una parte rilevante delle strutture. Da più parti si chiede una riforma, anche a livello nazionale. «Il sistema di assistenza agli anziani non è più sostenibile», denuncia Annamaria Bigon, consigliera regionale del Partito democratico. «Senza un intervento strutturale il rischio è il collasso». Le Ipab, nate per garantire un servizio pubblico, oggi si trovano schiacciate tra risorse insufficienti e costi crescenti. Gli adeguamenti tariffari diventano spesso l’unica strada per continuare l’attività, ma il prezzo lo pagano le famiglie.
L’allarme dei sindacati
Sul tema interviene anche la Cgil. «Servono più fondi per l’assistenza domiciliare e un incremento deciso dei posti letto nelle Rsa», avverte Gino Ferraresso, dello Spi Cgil Veneto. L’obiettivo è alleggerire la pressione sulle strutture residenziali e offrire alternative concrete a chi può restare a casa con un supporto adeguato.
Tra rette in aumento, posti insufficienti e una riforma che tarda ad arrivare, l’assistenza agli anziani in Veneto resta un sistema sotto stress. Le famiglie chiedono risposte, le strutture chiedono risorse, i sindacati lanciano l’allarme. La partita è aperta, ma il tempo stringe: l’invecchiamento della popolazione non aspetta e il rischio è che il conto, ancora una volta, ricada sui più fragili.
di Redazione AltovicentinOnline
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