di Federico Piazza

L’imprenditrice dell’acciaio Barbara Beltrame Giacomello ha fatto il suo esordio pubblico come nuova presidente di Confindustria Vicenza in occasione dell’assemblea provinciale 2025 con un tono di assoluta urgenza sulle cose da fare da parte della politica italiana ed europea. In linea quindi con la precedente presidente degli industriali vicentini, la scledense Laura Dalla Vecchia, che durante il suo mandato ha accresciuto gli appelli alle istituzioni affinché cambiassero completamente registro sulle politiche economiche.
Al fianco e sulla stessa lunghezza l’onda di Beltrame Giacomello, sul palco c’era l’omologo veronese Giuseppe Riello. Quest’anno, infatti, Confindustria Vicenza e Confindustria Verona hanno tenuto un’assemblea congiunta, come non accadeva da oltre dieci anni, presso la sede di una grossa azienda del comparto elettropompe vicino a Gambellara, sul confine tra le due province. Platea quindi gremita di imprenditori, e interventi sul palco anche del presidente nazionale di Confindustria Emanuele Orsini, del presidente del Veneto Luca Zaia, del ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso.
Vicenza e Verona contano, rispetto al totale regionale, ben il 37% delle imprese attive e il 39% degli addetti nelle aziende, con tassi di occupazione oltre il 70% e di disoccupazione sotto il 3%, e producono il 38% del valore aggiunto totale e il 47% delle esportazioni. «Tra Verona e Vicenza abbiamo il dovere di lavorare assieme sui punti critici», ha detto Beltrame Giacomello. E i punti critici sono tanti. È infatti risaputo che la produzione industriale è fortemente rallentata anche nel Nord Est, che pure le esportazioni punto di forza del sistema industriale veneto e vicentino stanno soffrendo in molti settori, che l’accresciuto protezionismo commerciale statunitense rende tutto ancor più difficile, che la concorrenza dei prodotti asiatici è pressante, che l’equilibrio politico ed economico dell’ordine mondiale è in trasformazione e le conflittualità aumentano, che la crescita economica italiana ed europea è anemica mentre i governi si misurano con pesanti deficit e debiti pubblici e faticano a trovare risorse, che l’invecchiamento progressivo della popolazione pesa sullo stato sociale e stravolge il mercato del lavoro.
Lo scenario per le imprese è quindi di assoluta incertezza, come suggerito dal titolo dell’assemblea pubblica 2025 di Confindustria Vicenza e Verona: “La nuova industria nel caos mondiale”. «Assistiamo a livello globale a una crisi del multilateralismo, le organizzazioni sovranazionali come l’OMC e l’ONU sono molto deboli, così come debole purtroppo è l’Europa», ha osservato Beltrame Giacomello. «Credo che il libero mercato come lo conoscevamo non esista più, ma dobbiamo trovare le condizioni per sviluppare nuove vie. Nel frattempo, sulle nostre imprese pesano il costo elevato dell’energia, la produttività ferma da anni, la politica amministrativa soffocante».
Esplicite sono state le critiche al governo italiano e, soprattutto, alla Commissione Ue accusata di non avere un piano industriale di lungo termine e di soffocare le imprese con regole ideologiche. «Se non agiamo subito – ha detto la presidente di Confindustria Vicenza – ci sarà una delocalizzazione silenziosa delle aziende del nostro territorio. Abbiamo competenze manifatturiere che tutto il mondo ci invidia, non disperdiamole, dobbiamo essere trainanti e non trainati».
In particolare Beltrame Giacomello ha chiesto al governo di stimolare gli investimenti, criticando le complicazioni del piano Industria 5.0 per la digitalizzazione e l’efficienza energetica, che ha visto le imprese presentare progetti solo per poco più di un terzo dei 6,3 miliardi di euro di budget allocato. «Sarebbe poi opportuno – è stato l’auspicio finale – destinare a una nuova misura semplificata per gli investimenti aziendali le decine di miliardi di euro del piano PNRR che non riusciremo a spendere entro la scadenza di metà ottobre».

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