“La politica può rinunciare a qualcosa per la Sanità”. E con un colpo di accetta taglia due milioni.
I soldi non spesi dai gruppi della Lega e della Lista Zaia nella scorsa legislatura regionale, una cifra di 600.000 euro, saranno destinati alla sanità del Veneto. Lo annuncia oggi il nuovo presidente della Regione, Alberto Stefani, dopo aver concordato questa destinazione dell’avanzo delle risorse, una parte in realtà (il totale supera i due milioni), con gli ex capigruppo delle due formazioni. E la speranza è che anche la parte restante, con una modifica normativa, possa essere destinata allo stesso scopo. Soprattutto però Stefani si augura che questa possa diventare una prassi e di tutti i gruppi. Intanto “sono felice che la politica possa dare dei segnali. Non si cambia il mondo con 600.000 euro ma è vero che si dà un esempio. Se questa diventa una pratica che può essere estesa a tutti i gruppi consiliari si dà un piccolo segnale verso la sanità e i cittadini corretto e doveroso”, afferma Stefani nella conferenza stampa degli auguri di Natale.
La sanità non è un tema di destra nè di sinistra
Dopo aver aperto all’approvazione della legge regionale sui caregiver a partire dal testo proposto dalla minoranza, Alberto Stefani insiste: su alcuni temi “maggioranza e opposizione devono saper dialogare. Non credo che esista una sanità di sinistra e una di destra, un sociale di sinistra e uno di destra, credo semplicemente che esistano temi alti su cui maggioranza e opposizione devono trovare una quadra”, dice il presidente del Veneto . Il primo banco di prova sarà appunto la legge sui caregiver. “Ho voluto lanciare questo appello nel primo Consiglio e ho visto che i cittadini hanno apprezzato. Credo sia fondamentale continuare in questa direzione su temi che riguardano tutti e possono avere l’approvazione di tutto il Consiglio regionale. Chi ricopre incarichi politici deve sentire la responsabilità di rispondere alla propria comunità”, aggiunge.
Manildo: “Bello il gesto di Stefani, ma non basta per la nostra sanità”
“Apprezzabile la decisione annunciata dal presidente Stefani di destinare parte delle risorse non spese nella passata legislatura dai gruppi che lo sostengono alla sanità pubblica”, ma non basta, e “il vero banco di prova sarà il prossimo bilancio”.Così, in una nota, il gruppo consiliare del Partito democratico il cui presidente, Giovanni Manildo, aggiunge: “Non è un tempo in cui la sanità veneta ha bisogno di segnali, purtroppo siamo oltre, all’emergenza frutto di tagli cumulati negli anni e di scelte che hanno allontanato risposte vicine ai cittadini. Servono politiche pubbliche strutturali, capaci di affrontare la crisi che oggi mette in difficoltà cittadini, operatori e territori. Con 550.000 euro è evidente che non si risolve la carenza di medici di base, non si riducono le liste d’attesa, non si garantisce la piena copertura dei servizi nei distretti e negli ospedali. Al netto del bel gesto, abbiamo bisogno di investimenti veri che riportino al centro la sanità pubblica, la prossimità e l’equità delle cure”. Il Veneto ha bisogno di “una strategia a lungo termine: di una sanità che torni ad essere accessibile, universale e di qualità, capace di rispondere ai bisogni che cambiano e di sostenere chi vive situazioni di fragilità. Su queste basi, il gruppo del Pd è pronto al confronto, con spirito costruttivo ma anche chiarezza rispetto alle responsabilità che ci hanno condotti a questa situazione. Per capire se ci sia la volontà di ricostruire una sanità veneta pubblica, forte e vicina alle persone il vero test sarà la prossima manovra di bilancio dove ci aspettiamo non tagli, ma maggiori risorse e una prima riorganizzazione che metta al centro la presa in carico dei pazienti nel tempo e non racconti più una eccellenza fatta di vuoti numeri come è stato fino ad ora”.
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